[Spoiler]
Ci sono certi film che è destino vedere. Rimandi sempre, ci sono mille imprevisti, il div-x che hai scaricato non funziona. E te ne dimentichi per un bel po’. Poi, una notte, torni a casa all’una e trovi il dvd sul tavolo della cucina. Sai che dovranno restituirlo domani, quindi aiutata dall’insonnia del periodo e dal fatto che anche Natan vuole vederlo da un pezzo, questo film, ti piazzi in sala con la fantomatica ciotola di pop-corn e il succo di frutta. Ah, delizia. La casa è silenziosa, tutti dormono di là e nessuno interromperà la visione. Ti sistemi più comodamente che puoi, incastrandoti con l’altro sul divano troppo piccolo e creando una specie di capanna con il plaid, così non fa freddo. E comincia lo spettacolo.
E’ la storia di una vita portentosa, di un ragazzo, un uomo, un padre, che cerca di raccontarsi a tutti, sempre, e che condisce con fantasia e stranezza ogni aneddoto del suo passato. Incontri mirabolanti, avventure verosimili e insieme fantasmagoriche, c’è una sfilata sterminata di personaggi, luoghi, situazioni, colori, musiche e sentimenti. L’amore è il motore di tutto e il punto di arrivo, la meta. Detta così sembra banale. Detto così, sembra un filmetto da tre soldi con effetti speciali e sentimentalismo di bassa lega. Non saprei, forse lo è. Però era un po’ che un film non mi faceva questo effetto.
E allora, mentre eravamo lì abbarbicati sul divano aspettando di sapere l’ennesimo incontro eccezionale di quella vita, io mi sono resa conto che l’amore che provo per la scrittura ha la stessa origine dell’amore che il protagonista aveva per i suoi racconti fiabeschi: raccontando, scrivendo, trasmutando, si ha il potere non tanto di cambiare la realtà , non di dare “una propria versione”, ma proprio di creare altri mondi. Oh, sì, i cultori di Calvino e di tutta la letteratura che è venuta prima di ora mi rideranno
in faccia: sai che novità . Non è questa la scoperta. La scoperta è quella di rendersi conto di avere il potere. Un conto è pensare che sia possibile in generale, un altro è invece capire di poterlo fare. Poi, non che uno ci riesca.
Io, per esempio, mi struggo per raccontare storie, ma i risultati sono sempre deludenti. Annoio persino me stessa, figuriamoci. Però comunque posso continuare a provare. E, come nel film, posso plasmare anche la mia morte e decidere di morire come mi andrà . Magari non nella realtà contingente, ma sicuramente nella mia realtà fantastica sì.
Insomma, alla fine di questo film che mi ha investito peggio di una tempesta ormonale, io e Natan ci siamo ritrovati a piangere come due agnelli (o vitelli, papà ?) e non abbiamo avuto parole per commentare di più.
Ora basta. Questo è solo un punto di partenza. Poi c’è la fantasia. Poi c’è la realtà . E il loro tanto amabile miscuglio.
voglio solo precisare che non stavo piangendo bensì mi stavano solamente sudando gli occhi.
Ah, sì… Certo… Certo…
siamo sempre nel 2006.
però a quest’ora di oggi, ho trovato piacevole leggerti.
continuo a dire e a pensare che ogni cosa ha il suo tempo. e oggi per me è il tempo di una risposta che a tua/vostra insaputa mi hai/avete dato. spero che tu abbia nel frattempo deciso di scrivere delle fiabe, secondo me ne saresti assolutamente sensibilmente capace.
Barbara grazie di cuore, ho letto entrambi i tuoi messaggi e ti ringrazio per la gentilezza.
Fiabe non ne scrivo, per ora (ma forse quando avrò una buona motivazione di qualche chilo lo farò ^_^), intanto sto scrivendo dei racconti e sto cercando di non smettere di vivere in questo mondo di finzioni che per me sono sempre state e saranno sempre più reali del reale.
Grazie ancora.