Gandhi, la Pace e la Telecom

Io sono troppo emotiva e impulsiva. Davanti a una pubblicità  come quella nuova con Ghandi che comunica a tutto e tutti mi sono semplicemente suggestionata e ho detto “Ohhhhhhh…”
Che pecora.
In realtà , parlandone con Natan, è venuto fuori che a lui quella pubblicità  “non piace”. Allora ne abbiamo discusso e mi ha spiegato. Mi ha insinuato un dubbio che avevo molto ingenuamente ignorato. Ho capito che forse il mio giudizio era stato un po’ affrettato (e, come sempre, dettato dal sentimento e non dalla ragione).
Bell’idea, bella regia, bello tutto.
Però sorge una domanda, non tanto spontanea, ma plausibile (a me non era venuta): non è in discussione la figura di Gandhi (che magari comunque si rivolta nella tomba), ma il sovra-concetto di Pace. E’ giusto, è legittimo, è permissibile che si utilizzi un ideale come la Pace per fare pubblicità ? E poi (mi denunceranno?) è giusto che lo faccia una compagnia come la Telecom che con la Pace non ha proprio niente a che fare e che, anzi, in alcuni casi si è schierata ambiguamente a favore della Guerra?
Gran bella domanda retorica: la risposta è “No”.
Non è una questione di Pace. Non sto difendendo a spada tratta questo (principio, peraltro, secondo me inviolabile). Poteva essere qualunque altro concetto, qualunque altra Idea Nobile. Non è giusto fare pubblicità  in nome di qualcosa che è di tutti (così come non è giusto strumentalizzare le manifestazioni, le assemblee, le rivolte, eccetera).
Non è giusto fare finta che uno come Gandhi avrebbe potuto comunicare il suo messaggio d’amore e uguaglianza a tutto il mondo. Sì, fare finta. Perché va bene, di Gandhi non ce ne sono tanti, ora come ora, sulla terra, ma è un fatto appurato che piuttosto che rimetterci del denaro, certi messaggi non vengono fatti passare. E dice molto, molto bene Luca Enoch:

La tecnologia delle comunicazioni, soprattutto quella più sofisticata, non è mai stata a disposizione gratuitamente per nessuno. Si paga, e cara. Se all’epoca del mahatma fossero esistite le possibilità  comunicative che vengono mostrate nello spot, con tutta probabilità  non sarebbe stato il pacifico e squattrinato vecchierello indiano a usufruirne, ma qualche suo contemporaneo più facoltoso e, come testimonial, meno presentabile.

Che è, poi, quello che succede anche oggi: non è vero che non ci sono persone che vogliono diffondere certi messaggi. E’ piuttosto vero che ci sono persone più “trendy” che meritano più ascolto di persone meno “fashion”.

Da oggi cercherò di stare più attenta e di non confondermi. Anzi, di non farmi confondere, ecco.

Come regalo conclusivo, ecco una grottesca foto reale sull’argomento…

Roma, Piazza di Spagna, Ottobre 2004

5 thoughts on “Gandhi, la Pace e la Telecom

  1. Cara Vale, hai fatto davvero bene ad aprire questa discussione, anche perché penso che se non ne parlavo da qualche parte prima o poi esplodevo… La pubblicità alla fine è un mezzo di comunicazione a senso unico, subisci un messaggio senza avere una concreta possibilità di rispondere. Certo, può sempre capitare che un giorno facendo colazione incontri Spike Lee, oppure hai i mezzi di una compagnia telefonica qualunque per poter mettere di fronte a quel cartello un sintetico e funzionale (e molto più pubbli-istituzionale a mio avviso) “Gandhi perdonali”.
    Bastava infatti avere il senso della decenza settato su ON per constatare le differenze tra il Mahatma e Tonino Guerra (anche solo per il semplice approccio meno ottimistico riguardo la tecnologia) prima di appiccicargli un bollino sulla faccia alla stregua di un Sirio.
    Una faccia che conserva ancora nitida nella memoria l’onda di una vita condotta nel segno dell’integrità, di quelle che ti porti dietro con te ovunque vai anche senza che ti compaia nel telefono uemmetiesse sottoforma di spot, che ti ricorda, laddove sembra non esserci speranza, che c’è sempre, per quanto difficile, una soluzione pacifica a qualsiasi problema.
    In una convergenza spazio-temporale in cui la pace è diventata ormai un pretesto per le politiche imperialiste delle democrazie, una bandiera con cui bendare gli elettori mentre colossi corporativi come Telecom Italia muovono le fila da dietro, il discorso di Gandhi One World occorre citarlo comprendendo anche i pezzi volutamente tagliati (vergogna) dalla pubblicità incriminata:

    If you want to give a message again to the West, it must be a message of ‘Love’, it must be a message of ‘Truth’. There must be a conquest [applausi], please, please, please. That will interfere with my speech, and that will interfere with your understanding also. I want to capture your hearts and don’t want to receive your claps. Let your hearts clap in unison with what I’m saying, and I think, I shall have finished my work. Therefore, I want you to go away with the thought that Asia has to conquer the West. Then, the question that a friend asked yesterday, “Did I believe in one world?” Of course, I believe in one world. And how can I possibly do otherwise, when I become an inheritor of the message of love that these great un-conquerable teachers left for us?

  2. Comprendo bene la vostra indignazione ed il vostro risentimento, ma a ben vedere quella pubblicità si qualifica subito per ciò che è: ipocrita ed incoerente. L’immagine di Gandhi che se ne evince è simile a quella di un saggio-santone di una qualche civiltà semi-sconosciuta, inaudito (nel senso letterale del termine) totalmente alieno a qualsiasi mezzo di comunicazione: se non siamo al falso storico poco ci manca. Quello che vediamo non è il Mahatma è Megan Gale e le parole che la produzione gli mette in bocca non sono più credibili di un “è tutto intorno a te!”: se così non fosse, non si spiegala necessità di mutilare pesantemente il discorso reale. E in questo registro di farsa assoluta, non c’è niente di scandaloso se il concetto di pace che viene esaltato coincide alla fine con quello fasullo ed interessato dell’azienda committente. Insomma un po’ come se la società multietnica fosse quella dei manifesti della UC of Benetton! In tutto questo mi resta un dubbio: chissà cosa ne penserebbe Tagore di Megan Gale…

  3. Tagore direbbe, forse:
    “La lucciola cerca
    tutto sulla terra:
    non sa che ci sono
    le stelle in cielo”

    Poesia bellissima che si presta a plurime interpretazioni, più e meno serie. Descrive l’uomo inconsapevole di ciò che è veramente importante e vagola nell’inutilità delle cose terrene.
    Ma c’è anche la bellissima analogia Megan… Lucciola… Ok, la smetto…

  4. “Anche se le stelle
    brillano tutta la notte
    non lasciano il segno
    del loro cammino”

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