Storia, sottomondo e Libia

Mai come in questo periodo mi sto rendendo conto come la storia sia fatta da una rete di persone e non da una serie eventi. Prima pensavo a una sovra-entità  totale, a dei meccanismi intoccabili e trascendenti. Lentamente ho capito (e sto capendo) che La storia siamo noi, nessuno si senta offeso.
I soliti, noiosi racconti di vicissitudini familiari mi sono apparsi sotto un’altra luce. Oggi ho scoperto che anche io direttamente ero coinvolta dal passato dei miei. Sì, perché mia madre è nata in Libia. E lei e la sua famiglia hanno vissuto lì per diciotto anni, fino al colpo di stato. E poi sono stati cacciati. E io non lo sapevo che né i coloni né i figli, né i figli dei figli potevano tornare in Libia. Non che avessero una gran voglia di farlo: comunque non potevamo. E allora mi sono sentita tirata in mezzo, mi sono sentita un pezzo, anche se marginale e minimo, di quella storia che non avevo mai capito.
E’ una sensazione strana. Anche noi del “sottomondo”, ogni tanto, ci accorgiamo di avere un ruolo. Quale, non si sa bene.
Per qualcuno è troppo tardi per tornare nel paese di cui mi ha raccontato tanto.
Beh, forse un giorno ci andrò io, magari tra qualche anno, e cercherò di ricordare quello che non ho mai visto. E cercherò di ricordarmi come ci si orienta tra le dune, quali sono le parolacce o come si contratta sul prezzo con i venditori.
Ma un altro giorno, adesso no.

2 thoughts on “Storia, sottomondo e Libia

  1. Non so se ti accompagnerò mai fin laggiù per poi vederti scappare con un tuareg che non si lava mai i denti e mangia le cingomme… intanto non farti sfuggire la mail!

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