E’ un mercoledì come tanti. Voglio prendermi una pausa dalle incessanti traduzioni e decido quindi di giocherellare un po’ con Lena, la mia criceta di un anno e mezzo che subisce periodicamente le mie angherie.
Apro la gabbia e stranamente non reagisce. Di solito scatta, si sveglia, esce dalla casetta-tana e cerca il cibo fresco. Niente, nessuna reazione. Picchietto sul tettuccio fuxia della casetta. Niente. Un tremendo presentimento mi assale. Scoperchio la casa e vedo Lena lì, nella classica posizione “morte del criceto” che ben conosco: anche suo marito Julio (che all’inizio credevamo una donna, Julia) era morto così, nel sonno, senza distrubare. Ed era appallottolato, come lei ora, con la schiena inarcata e la testa rannicchiata tra le mani.
Niente, la accarezzo, la punzecchio. Niente. Allora la prendo in mano. Fredda come un blocco di ghiaccio. Proprio congelata, non per modo di dire. Dura, fredda, paralizzata. Come di solito sono… Mmm… Vediamo… I morti? Ecco, sì, proprio come loro.
Allora resto lì, seduta di fianco alla gabbia della mia ormai ex-criceta. Tengo Lena tra le mani, la accarezzo, senza nemmeno riuscire a farla stendere. E’ in pieno rigor mortis, proprio stecchita.
Piangiucchio un po’ (sì, piango per la morte di un criceto, problemi?) e continuo ad accarezzarla, rievocando mentalmente tutti i momenti felici che Lena mi ha regalato da quando mia sorella me l’ha data a Natale del 2004: quando, con la sua presunta compagnia Julia (poi rivelatasi Julio, ebbene sì, ho avuto anche criceti transessuali) era piccola piccola e rosicchiava qualunque cosa, oppure quando, dopo il cambio di sesso di Julio, ha sfornato ben nove cuccioli (solo sette sono poi sopravvissuti) tutti bellissimi, anche se un po’ malaticci, che sono ora sparsi per altre case del pianete.
Quella volta che mi ha rosicchiato di nascosto il cavo delle casse del computer (rischiando di restarci secca), quella volta che me la sono dimenticata in giro per casa e ha rischiato di essere divorata da uno dei miei due gatti… Insomma. La tenevo tra le mani e, mentre qualche lacrimuccia mi solcava il viso, ricordavo e sorridevo.
Poi a un certo punto, da questo scenario visto e rivisto (quanti criceti saranno morti in questa casa?), si passa a quello che può essere un film di zombie o fanta-horror: vedo uno strano fremito nella zampina destra della criceta morta stecchita. Mi convinco che si tratta di un movimento causato da me, probabilmente la tenevo in mano in modo strano. E invece no, lo rivedo.
Immediatamente allora accantono l’idea di seppellirla senza farle dare l’estremo saluto dai membri della famiglia e la guardo meglio. E’ sempre fredda, non sento nessun cuore che batte e la cassa toracica non fa il minimo movimento. Nemmeno impercettibile, osservo bene. Ma quel piedino continua a muoversi. Allora comincio a sfregarle il corpo piano piano, cercando di non farle male. E più la strofino, più parti di lei si rimettono in moto. Le orecchie fanno qualche scatto inconsulto. I baffi cominciano a baffeggiare. Insomma, nel giro di pochi minuti mi accorgo che è ancora viva (ma, nonostante questo, non vedo né sento respiro alcuno). Prendo un cestino di vimini, metto all’interno paglia e fazzolettini di carta e Lena e appoggio il tutto sul calorifero, controllando a vista che non si bruci. Periodicamente la prendo in mano, la accarezzo, e Lena si scioglie sempre più finché, con uno strano e improvviso rantolo (tipo COFF COFF COFF GRASP SCHHHHH) tossisce e ricomincia a respirare. Dopo due ore di riscaldamento, Lena si rimette in piedi. La nutro con mela e granaglie e mangia avidamente. Barcolla, mentre cammina, ma sembra stare bene. Dopo qualche ora si è completamente ripresa e zampeggia in giro per la gabbia come se niente fosse.
Ora è qui, in ottima forma (a parte un enorme bozzo sul collo che ha ormai da diversi mesi), mangia, dorme, beve, gioca, e non ha più dato segni di morte.
Adesso, non mi voglio attribuire poteri divini.
Forse l’ho solo “presa per i capelli”.
Però, dopo questa esperienza, mi sa che non sono solo i gatti ad avere nove vite…
Lunga vita a Lena!
Già vedo torme di pellegrini che bussano alla tua porta …
“Santa Vale
Resuscitami l’animale”
Ma si era congelata tipo bofrost? Perchè sarebbe un’ottima soluzione per quando sei via da casa per qualche mese…
No guarda, si era congelata tipo morte… E non sono così ansiosa di ripetere l’esperienza… Però ho pensato che forse quando si muore, si muore solo perché si ha troppo freddo… Se ci fosse qualcuno a scaldarti, magari, non si morirebbe più… Magari…
Già magari… 😉
In fondo scaldare significa affetto!!!
Sicura che magari non fosse finita in letargo ere il freddo?
“Se ci fosse qualcuno a scaldarti, magari, non si morirebbe più”
Che tenerella che sei…
mi è successa la stessa identica cosa con Maya, un criceto russo, molteplici volte, si congelava e sembrava morta, poi sul calorifero e di nuovo come prima, mi spaventavo ogni volta!