Me ne sono andata per un po’ per evitare di parlare di argomenti banali come il caldo, il nostro primo ministro latin lover, il caldo, le partenze intelligenti, gli italiani e la ricchezza (che non ci riguarda), il problema siccità , il Live 8, quella merda della Milanesiana di Milano.
Voglio dire.
Inviti Lou Reed e sua moglier Laurie Anderson. Hai l’ottantacinquenne Fernanda Pivano che, con la sua solita classe, sensibilità e con tutto il peso dei suoi anni viene nel tuo “salotto bene” per parlare di beat generation, arte, artisti, creazione, esperienze. Insomma, potenzialmente una serata impagabile.
Ingresso libero, altra nota positiva. La cultura non ha prezzo e tutti devono e possono accedere. Ovviamente c’è ressa, davanti al Teatro dal Verme. Il fatto che piova a dirotto e che fino alle 20.30 non aprano le porte (non si capisce per quale arcano motivo), è trascurabile. Alla fine stiamo parlando di Lou Reed, Laurie Anderson e Fernanda.
Entriamo, e quasi una signora della Milano bene mi stacca la testa a morsi, lei, col suo vestito rosso sgargiante di raso giapponese, i polpacci ben nutriti e i capelli neri tinti, i cinquantasei anni peggio portati che abbia mai visto, mi apostrofa (me e la mia amica simil-punkabbestia, per i suoi gusti, le sfighelle Valentina&Daniela), dicevo, mi apostrofa dicendo che “Non si può fare così [tenevo occupato UN posto per il ragazzo di Daniela], che non c’è prenotazione e allora io mi siedo [Sbram, sessanta chili di culo sulla borsa della Dani], che non esiste, che certe cose non si possono vedere…”.
Signora della Milano bene, tu e la tua sotto-cultura dell’alta-borghesia potete andare affanculo direttamente con il mio beneplacito e benemerito, brutta schifosa maledetta, senza sensibilità , viziata bastarda, abituata a comprare tutto con i tuoi soldi che puzzano di marcio e inadeguata alla competizione diretta con la gente normale, al contatto fisico con quella che tu chiami “feccia”, con la gentaglia che popola il mondo e che è tanto diverse – e inferiore – da te e da quella Barbie stronza di tua figlia.
Signora della Milano bene, son sicura che a te la serata è piaciuta e che non hai capito perché quel “pubblico ignorante” ha reclamato e protestato e si è indignato quando l’intellettuale Antonio Gnoli ha chiesto a una Laurie e un Lou in completa a-sintonia con l’ambiente: “Ma ditemi, come avete vissuto voi l’11 settembre?”
Basta con i facili sensazionalismi. Il fatto è che avevamo a disposizione tre persone che, probabilmente, insieme non rivedremo più, almeno non in questa vita. E il coordinatore, il nostro “rappresentante intellettuale”, non è riuscito a fare altro che domande scontate, sentite e risentite, banali e insignificanti.
Ricostruzione libera (mia) del “salotto letterario” successivo alle letture di Laurie Anderson e Lou Reed:
1
D: Laurie, so che voi abitate a New York. Com’è la città dopo l’11 settembre? Come vanno le cose?
[Lou mugugna, mi pare, una specie di “No way, no way”, che liberamente traduco “Due coglioni, ancora ‘sta storia?”, mentre il pubblico, letteralmente, urla “Noooooo, basta, non è possibile, un’altra domandaaaa!”]
R: [Laurie, signora di classe indicibile e aplomb invidiabile, sorride e risponde] “Guardi, mi rincresce dirle che da più di un anno, per lavoro, sono poco a NY, ma comunque è una bella città , ricostruiscono molto, ci sono parchi, attività … Insomma, un bel posto. Sì sì.”
Fine.
Applauso di gratitudine.
2
D: Lou, lei era amico di Andy Warhol, ci parli un po’ del periodo della trasgressione dei vostri anni. Insomma, la vostra arte, la vostra trasgressione, il trasgredire, la trasgressive art [questa domanda effettivamente me la sto un po’ reinventando, ma è per far capire come puntasse tutto sulla trasgressione, ecco].
R: Lou risponde raccontando una storia. Dice proprio così, “Vi racconto una storia”. E parla di Andy, del lavoro, dei Velvet Underground, dei film di Andy che nessuno voleva vedere. Del fatto che era sempre il primo ad arrivare sul posto di lavoro e l’ultimo ad andare via, che si incazzava se qualcuno dotato, come Lou appunto, era troppo pigro.
“Quante canzoni hai scritto oggi?”
“Cinque.”
“Come cinque? Solo cinque? Perché non ne hai scritte dieci? Perché non stai scrivendo, in questo momento?”
Fine.
[Da qui in avanti sono pensieri miei, eh]
Eccola qui la trasgressione. Gente che si faceva un mazzo così per esprimersi. Ti può piacere o no la pop-art, ma intanto questa gente, questi Artisti, non passavano solo le loro giornate a farsi di eroina, a dedicarsi all’amore omoerotico e ad andare in giro nudi. Era gente che creava. E se per te il processo creativo è trasgressione, vuol dire che sei solo un bieco burocrate dell’arte, che considera ogni sortita fuori dagli schemi come “trasgressione”, senza capire che il bello della vita è sorprendersi e non seguire una cazzo di linea retta pre-ordinata, stile massaia di Voghera, precisa e inutile.
Oh.
Ci sono un altro paio di domande.
Del tipo
D: “Come mai tu e tua moglie avete scelto Melville e Poe come autori da rivisitare, Lou, trovami, indicami qualche analogia tra loro due, quali sono i loro punti in comune”…
[Laurie ha recuperato degli scritti di Melville per farne uno spettacolo e Lou ha riadattato-reinterpretato Poe in alcuni suoi scritti-poesie]
Silenzio.
Silenzio.
R: Lou alza lo sguardo, come a dire “Ci sono”.
“Ecco, dunque, sono entrambi due scrittori americani morti.”
Risate dal pubblico.
E’ che non c’erano motivi particolari. Ma, si sa, gli intellettuali devono sempre trovare un perché ontologico dietro le cose. Se no “non valgono, se no valgono di meno”, ecco. Non si può fare una cosa “Perché ti piace, perché te lo senti, perché ti sei svegliato un giorno così, perché ti è tornato in mente da quando l’hai studiato a scuola, l’hai ripreso, ti è piaciuto e lo hai riscritto”. No.
Ultima domanda, a Fernanda Pivano.
Cosa ci si aspetta? Parla della Beat, parla di Andy, Ferlinghetti, Corso, Keruac, Hemingway, non so. No.
D: “Fernanda, tu hai scritto, a DICIOTTO ANNI, una tesi su Melville. Ci parli di Melville, cosa ci può dire di lui.
R: La Pivano, mitica ottantenne dei miei sogni, lo guarda basita e ripete “Scusa, vuoi che ti parli di Melville? Ho capito bene, di MELVILLE?”.
E alla risposta affermativa, parte con un breve e interessante resoconto dell’autore. Ma anche lei sembrava sentirsi un po’ “sprecata”.
Voglio dire. Lei ha visto questa gente al lavoro. Li ha conosciuti. Li ha frequentati. E ha dovuto parlare di uno scrittore dell’ottocento morto, che, per quanto sia vecchia, nemmeno lei ha potuto mai incontrare.
Fine della serata alla Milanesiana. Qualcosa mi dice che è stata la mia prima e ultima volta. Potranno portare anche Paul Auster, in futuro, ma non c’andrò. Perché è ridicolo. Qui non si tratta di arte, ma di cultura per i milanesi che devono sentirsi colti e inseriti nel jet set degli alti livelli culturali del mondo.
Complimenti per l’impegno, agli organizzatori, e continuate così. Alla fine, il vostro lo fate bene: attirate tutti questi medio-alto borghesuncoli che si devono sentire in pace con se stessi affrontando qualche attività colta tra uno shopping e una cena al Rotary.
Amen.
Raggelante:-\
Cioè, davvero hanno chiesto a Fernandona [la chiamo così affettuosamente, perchè per me è un mito] di Melville? Doveva alzarsi ed andarsene, ma è troppo beneducata per farlo.
Te lo giuro. E infatti ti garantisco che è apparsa alquanto sorpresa. Come dire… Allibita dalla domanda…
Altre curiosità ? Magari ti stai chiedendo se c’erano dei posti riservati, sai, quelli per i Vips sconosciuti importanti nelle prime file…
Sì, c’erano. E c’erano degli emeriti cafoni a occuparli. Ti basti sapere che proprio lì davanti è suonato ben più di un cellulare e che c’era gente che ha parlato ininterrottamente. Lou Reed a un certo punto ha anche urlato un “PATHETICS” (parola di un verso che stava leggendo) rivolgendosi a qualcuno delle prime file, perché non stavano zitti…
Il tuo post dovrebbe finire sulla prima pagina di qualche giornale a tiratura nazionale. Ma, si sà , certe cose si tende a nasconderle…
Posso fare un commento diverso?
Lou Reed ha preso 25mila euro per leggere un qualcosa di penoso da far cadere le palle e l’uccello (tanto per stare in tema con i brani letti da Mr. Reed). Il “trasgressivo” Mr. Reed mi è sembrato un gran bel volpone arrogante da “aragosta a colazione”…
Guarda, sinceramente non me la sento di controbattere a quanto hai scritto. Le letture di Laurie Anderson mi hanno affascinato e soprattutto incuriosito, mentre Lou Reed mi sembrava letteralmente scazzato, privo di entusiasmo, evidentemente a disagio (l’ho scritto, mi sembra) e anche un po’ strafottente.
Forse la questione è un’altra, ossia torniamo alla “culturalità ” un po’ vuota della Milanesiana: che senso ha chiamare un CANTANTE ad accompagnare la moglie scrittrice e pagarlo 25.000 dollari (uno sproposito, concordo), giusto per avere un bel “nome” in lista, nel programma? Lui avrà fatto male ad accettare (ma sui soldi io non ci sputerei), ma anche chi l’ha invitato doveva avere più “ritegno” e magari investire quei 25 mila in un altro tipo di cultura, più sostanzioso anche se, magari, meno appariscente.
La cultura è una truffa, una menzogna, una bugia, perché non esiste più, perché prodotti artigianali come i nostri non hanno più il diritto di essere mostrati. Oggi quel che conta sono gli eventi. E tutto questo è sottomesso dalla propaganda culturale. (JM Straub)
e io che pensavo d’essermi perso qualcosa… avevo ragione!
Una gafona.
FERNANDA PIVANO senatrice a vita – Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana————————————–
Gentilissimo Signor Presidente, Onorevole Giorgio Napolitano,
lo scrivente, Melchiorre Gerbino, e’ stato il direttore della rivista Mondo Beat e il leader dell’omonimo Movimento. A Mondo Beat nacque La Contestazione, che dal 1967 si propago’ in Italia, poi in Francia dal 1968. Mondo Beat fu fondato (Movimento e Rivista) da Vittorio Di Russo, Umberto Tiboni e da me il 15.10.1966 in Milano e in Milano fu disciolto il 15.7.1967, tre giorni dopo che la Tendopoli di “Nuova Barbonia” era stratta distrutta con un’operazione congiunta di esercito, carabinieri e polizia.
Per venire ora a Fernanda Pivano, diro’ che, dopo una breve fase iniziale di “annusamento”, corse cattivo sangue tra Mondo Beat e il “salotto letterario” di Fernanda Pivano e tra le due parti non vi furono sinergie ma rigetto. Da una parte Fernanda Pivano non capiva il senso e la portata di quello che si andava sviluppando a Mondo Beat, e chiamava cio’ “sottocultura di ragazzi di strada”, tutta presa a vendere il prodotto della beat generation americana, di cui traduceva e introduceva testi, d’altra parte a Mondo Beat si temeva, specialmente da parte mia, che con vane mode d’oltreoceano Fernanda Pivano fecesse rammollire i giovani libertari, che erano invece chiamati a pelare gatte nostrane (e ce n’erano!).
Durante il suo percorso, nel Movimento Mondo Beat confluirono le altre correnti libertarie che operavano in Milano, di cui le piu’ rimarchevoli l’Onda Verde e i provos della “Sacco e Vanzetti”, e cio’ avvene per la buona volonta’ di tutti e soprattutto di Giuseppe Pinelli, il quale diede il primo colpo di manovella di ciclostile al primo numero della rivista Mondo Beat e partecipo’ attivamente allo sviluppo della storia del Movimento fino al suo scioglimento. Dopo lo scioglimento del Movimento, per la stampa di un ultimo numero della Rivista si offri’ disinteressatamente l’editore Giangiacomo Feltrinelli.
Come vede, Signor Presidente, un percorso intenso quello di Mondo Beat, otto mesi che fecero storia: da Giuseppe Pinelli, che diede l’avvio della Rivista col ciclostile, a Giangiacomo Feltrinelli che scrisse l’articolo di fondo dell’ultimo numero. In quegli otto mesi a Mondo Beat furono formulate l’ideologia, la metodologia e la terminologia de La Contestazione, che e’ “azione non-violenta di massa per l’affermazione dei diritti civili e per la salvaguardia dell’ambiente nell’era nucleare”. I termini “contestare”, “contestatore”, “contestazione”, vennero coniati, in questa nuova accezione, a conseguenza delle “diffide” e dei “fogli di via” che la questura di Milano “contestava” ai giovani di Mondo Beat che non erano residenti in citta’, per rispedirli ai loro luoghi di origine: a un certo punto i giovani di Mondo Beat si appesero il foglio della diffida al collo, come fece Alfio D’Agosta, e a Piazza del Duomo, tra i flash dei fotografi dei quotidiani “contestarono” la questura di Milano, finendo ovviamente in prigione: l’Istituto di correzione minorile Cesare Beccaria e il Carcere di San Vittore ne erano letteralmente intasati. Fu cosi’ che da “contestati” i giovani di Mondo Beat mutarono in “contestatori”.
Ma a Mondo Beat non ci si impegno’ solo in azioni mirate ad affermare i diritti civili, ma ci si impegno’ pure a salvaguardia dell’ambiente e al recupero di opere del patrimonio universale, se e’ vero che i giovani di Mondo Beat furono i primi ad accorrere a Firenze, a dar soccorso dopo l’alluvione, e se e’ vero che sul loro esempio accorsero a Firenze centinaia di giovani da piu’ parti d’Europa, non pochi dei quali si sarebbero poi integrati in quel “Movimento di Cittadini del Mondo” che fu appunto Mondo Beat. Se i giovani che accorsero a Firenze furono battezzati “angeli del fango” non fu perche’ avevano i capelli a spazzola e facevano il lavoro bestemmiando tra i denti, ma fu perche’ avevano lunghe chiome e una generosita’ inesauribile nel prodigarsi nel fango.
Che faceva intanto Fernanda Pivano? Niente. Qualche fumacchiata di hashish, forse, se e’ vero che Gianni Scarpelli, uno che frequentava assiduamente il suo salotto, fini’ in prigione, con grande risonanza sui giornali – il primo caso in Italia! – per consumo di hashsh: Fernanda Pivano fini’ pure con grande risonanza sui giornali, ma perche’ fece ottenere a Gianni Scarpelli, che non era pittore, il permesso di dipingere in cella (!).
In quegli otto mesi della sua storia Mondo Beat fu il crogiolo dei temi del rinnovamento della societa’ italiana. Nella redazione della sua Rivista, detta “La Cava” per l’antico scantinato a volta che ne faceva parte, passarono i primi italiani ecologisti, divorzisti, abortisti, obbiettori di coscienza al servizio militare obbligatorio, animalisti, macrobiotici, preti che invocavano il diritto al matrimonio, lesbiche e gay dichiarati. E passarono migliaia di giovani, numerosissime le ragazze, di ogni parte d’Italia e di tutte le estrazioni sociali. E passarono tanti giovani stranieri, numerosi i francesi che avrebbero poi propagato La Contestazione nel loro Paese. Il gruppo internazionale piu’ intrinseco a Mondo Beat era formato da circa 400 giovani che facevano “contestazione globale”, cioe’ si rifiutavano di vivere in famiglia, avevano abbandonato l’istituzione scolastica, non si piegavano al lavoro salariato. I loro volti sono immortalati nei quotidiani e nelle riviste d’epoca, ripresi durante tumultuose manifestazioni pubbliche, sit-in, scioperi della fame, denunce al tribunale di Milano contro la questura, contestazioni contro la questura stessa… La redazione di Mondo Beat poteva essere frequentata da chiunque, 24 ore su 24, perche’ La Cava era sempre aperta e chiunque vi poteva appoggiare il suo zaino in un guardaroba, senza pagare. A nessuno veniva chiesto di identificarsi, ne’ veniva chiesto da dove arrivasse ne’ dove stesse andando, e chiunque poteva restare a suo piacimento nel giro di Mondo Beat se ne rispettava e ne faceva rispettare le tre regole: no alla violenza, no al furto, no alle droghe (le prime due regole erano dettate da ragioni morali, la terza da motivi di sicurezza). Le strutture di Mondo Beat si reggevano economicamente con la Rivista, stampata in migliaia di copie (fino a dodicimila) che i giovani del Movimento vendevano per le strade di Milano e nelle scuole. Nella rivista Mondo Beat non c’erano inserzioni pubblicitarie di sorta. Costava 100 lire, di cui 25 andavano a chi la vendeva e 75 alla redazione. I conti li teneva Umberto Tiboni, uno dei tre fondatori, e i soldi venivano versati in una banca e quando se ne voleva prelevare, per pagare l’affitto della Cava o la tipografia che stampava la Rivista, occorrevano la firma di Tiboni e la mia apposte davanti al cassiere. Io ero quello che, oltre ai miei, selezionavo gli articoli degli altri e preparavo il menabo’, ed ero anche il direttore responsabile della Rivista, regolarmente iscritto all’Albo e registrato in tribunale, e il proprietario della testata: ma non era un business, Signor Presidente, perche’ da sette pubblicazioni e un manifesto mi son venuti quattro sequestri e un processo. Mi dispiace non poterLe fare io stesso omaggio della mia “Storia documentata di Mondo Beat”, pubblicata in appendice al libro “I viaggi di Mel” di Marco Philopat, Shake Edizioni, perche’ da 26 mesi, cioe’ da quando il Vaticano falli’ l’ultima volta di farmi assassinare in Sicilia, vivo da esule, attualmente in Danimarca, ma La invito a prendere visione di quella storia, certo che la trovera’ interessante… E per concludere su Mondo Beat, il Movimento prese proporzioni nazionali e internazionali e fiumi d’inchiostro scorsero tutti i giorni sui quotidiani e fiumi sui settimanali, finche’ il Governo Moro, in coincidenza con la “Guerra dei 6 giorni”, ordino’ la distruzione della Tendopoli di Mondo Beat e fece requisire La Cava. Io presagii allora che non c’era piu’ spazio in Italia per un movimento pacifista e decisi di sciogliere Mondo Beat, essendo caduta su di me la fatalita’ di dovere prendere decisioni, perche’ Vittorio Di Russo, uno dei tre fondatori, gia’ da mesi si era ritirato dalla scena e Umberto Tiboni si trovava incarcerato a San Vittore, assieme agli elementi piu’ di spicco del Movimento. Sciolsi Mondo Beat senza patemi, perche’ il suo modello, La Contestazione, era gia’ stato collaudato a prova di globalizzazione. Ma i “collaboratori esterni” della Rivista, pubblicisti e giornalisti professionisti che negli ultimi tempi si erano avvicinati alla redazione, chiesero di potere dare alle stampe un ultimo numero ed io, convinto che la Rivista non piu’ supportata dal Movimento fosse di nessuna valenza, non mi volli interessare personalmente di quell’ultimo numero e ne affidai la redazione a Gianni De Martino, un diciannovenne della provincia di Salerno che da poco era arrivato a Mondo Beat, il quale mi avrebbe poi seguito in Marocco e a Marrakech mi avrebbe attirato, assieme alla mia compagna svedese Gunilla Unger, in una casa di freak dove mi aspettavano quelli che mi avrebbero dovuto eliminare con una overdose di morfina – me che non mi ero mai bucato – perche’ in Italia si potesse dire all’opinione pubblica “Avete visto che fine ha fatto quel drogato del direttore di Mondo Beat?!” (di questo affare ho scritto, facendo nomi e cognomi, nel mio libro “Viaggi”, Grasso Editore,1990, ma Gianni De Martino e un funzionario dell’Ambasciata d’Italia in Marocco, tale De Mattia, pure implicato nell’affare del mio tentato omicidio, non mi denunziarono per diffamazione, ma falli’ la casa editrice Grasso di Bologna e il curatore fallimentare a mia insaputa fece incenerire migliaia di copie del mio libro!) )… Nel 1997, trent’anni dopo i tempi di Mondo Beat, quando mi accingevo a pubblicarne la storia con l’Editrice Shake, pensai che sarebbe stato interessante avere alcune introduzioni ad essa, scritte da personaggi disparati di quell’epoca, e pensai di chiedere pure un’introduzione a Gianni De Martino, per liberarlo dal suo karma e recuperarlo a una sorta di fratellanza, e percio’ gli consegnai il menabo’ del libro, note e foto, completo per le stampe, perche’, prima di scrivere la sua introduzione, egli leggesse la storia di Mondo Beat, di cui sapeva ben poco, perche’ era arrivato verso la fine di essa. Che fece Gianni De Martino, mentre io ero andato a distendermi un paio di mesi in Madagascar? Pubblico’ a spron battuto presso l’Editrice Castelvecchi la mia storia, stravolgendola e intitolandola “I capelloni”, e firmandola col suo nome e con quello di tale Marco Grispigni, e in piu’ concesse graziosamente a Fernanda Pivano il diritto di riprodurne le foto, cosa che quella fece prontamente (questa vicenda e’ largamente conosciuta). Ma Gianni De Martino e’ intoccabile, Signor Presidente, perche’ lavora per il Vaticano. Lei vuole che in Italia si metta in galera uno che lavori per il Vaticano?! E per giunta uno che fa lavori cosi’ delicati, come quello che Gianni De Martino fece a Marrakech?!… Non sarebbe giusto! Perche’ in Italia non si mette in galera manco un prete che sodomizzi il chierichetto nella navata centrale della chiesa durante la messa di Natale: lo si mette ai domiciliari, cosi’ che possa continuare comodamente…
E veniamo a Fernanda Pivano.
Ai tempi di Mondo Beat, quando i giovani del Movimento si battevano per i diritti civili, manifestando perche’ venisse abrogato il “Codice Rocco”, ancora in vigore dai tempi del Fascismo, per cui a insindacabile giudizio della polizia si poteva privare della liberta’ di movimento un cittadino incensurato, contestandogli un foglio di via obbligatorio per il suo paese di residenza e diffidandolo dal soggiornare per 5 anni in Milano, pena un mese di carcere, poi tre se recidivo, poi sei… e quando i giovani del Movimento si impegnavano, come a Firenze, al recupero di parte del patrimonio culturale dell’umanita’, allora essi erano per Fernanda Pivano “ragazzi di strada che facevano sottocultura”. Poi, quando Mondo Beat fu disciolto e Melchiorre Gerbino si rimise a viaggiare per il mondo, allora Fernanda Pivano promosse tempestivamente, tra i giovanissimi delle scuole, tanti piccoli gruppi “Mondo Bit” e si precipito’ a fondare la rivista “Pianeta Fresco”, cui aderirono tante illustrissime firme, acciosiacosacche’ si creasse un ponte tra la cultura della protesta della beat generation americana e la sottocultura dei ragazzi di strada italiani: peccato che, malgrado la grande pubblicita’ che gli accordarono i media, dopo due numeri Pianeta Fresco si trasformo’ in Pianeta Fiasco e ora pudicamente Fernanda Pivano non lo menziona piu’ nella sua biografia. Poi, non vuoi che a casa sua intellettuali omosessuali si riunivano per fondare un movimento gay e Fernanda Pivano, con una folgorazione da genio, suggeri’ loro di chiamarlo F.U.O.R.I.!, come sta scritto in pubblicazioni autorevoli?! Veramente pero’ “Fuori” era il titolo di due articoli, apparsi in due numeri consecutivi nella rivista Mondo Beat, scritti da Rene’ Vento, il primo gay italiano dichiarato… E intanto scriveva e parlava di “protesta” della beat generation americana, Fernanda Pivano, e citava Allen Ginsberg, che aveva detto (traduzione di Fernanda Pivano): “Di tutti i beatniks del mondo quelli che mi fanno piu’ tenerezza sono quelli italiani, perche’ protestano per qualcosa che, nella migliore delle ipotesi, vedranno soltanto i loro figli” (notare bene che Allen Ginsberg diceva e Fernanda Pivano traduceva “protestano”). E poi, nel 1976, dieci anni dopo la fondazione di Mondo Beat, Fernanda Pivano non dava alle stampe, con la casa editrice Arcana, l’opera “C’era una volta un beat. 10 anni di ricerca alternativa”?! E che opera! I ragazzi di strada italiani che avevano fatto sottocultura, nella sua memoria avevano subito una metamorfosi ed erano ricordati come soggetti politici coscienti , grazie a lei che l’ 1 Novembre 1966 a Verona aveva presentato Vittorio Di Russo e Melchiorre Gerbino al compagno Bertani, che aveva spiegato loro il programma dello P.S.I.U.P. (Partito Socialista di Unione Proletaria)! E a riprova di cio’ Fernanda Pivano riproduceva nel libro un fotomontaggio, cosi’ mal fatto che pure uno scemo si poteva accorgere che era un fotomontaggio, in cui l’immagine di Vittorio Di Russo e la mia erano inserite in un contesto di persone a me sconosciute, tra cui questo Bertani. In verita’ quell’ 1 Novembre 1966, quando ancora noi di Mondo Beat e la Pivano “ci si annusava”, eravamo stati a Verona a bere vino a casa dell’avvocato Dona’, in una collina dell’Oltreadige, e Vittorio Di Russo, come puo’ essere constatato nei registri del pronto soccorso dell’ospedale, dove io stesso lo accompagnai, aveva avuto un raptus etilico: altro che PSIUP!… Questo pubblicava Fernanda Pivano 10 anni dopo la fondazione di Mondo Beat. Poi, col passare ancora degli anni, Fernanda Pivano FINALMENTE CAPI’ che i testi che lei aveva tradotto e introdotto in Italia sulla protesta della beat generation americana storicamente non valevano un fico secco, perche’ in Italia e in Francia la storia l’aveva fatto La Contestazione! E allora che fece Fernanda Pivano?… Signor Presidente, provi a indovinare!… Ma fece una cosa semplice e geniale! Non scrisse piu’ di “protesta” della beat generation americana ma comincio’ a scrivere di “contestazione” della beat generation americana, contestazione che grazie a lei era stata poi portata in Italia!
MA DA DOVE HAI PORTATO LA CONTESTAZIONE, FERNANDA PIVANO, SE LA CONTESTAZIONE E’ NATA IN ITALIA?! Da dove l’hai portata tu, se La Contestazione e’ nata a Milano, a Mondo Beat, e l’ho tenuta a battesimo io?! Dall’America non potevi, perche’ il termine “contestation” non esiste in americano e in inglese nell’accezione con cui viene usato in italiano, tanto che ancor oggi, quando dall’italiano si deve tradurre “contestazione” in americano o in inglese, ci di deve ridurre al termine “protest”! Esiste in francese “La Contestation” perche’ La Contestazione da Milano si e’ propagata a Parigi!… La verita’ e’ che tu hai trafficato col sangue dei vivi perseguitati, quello di Melchiorre Gerbino, e con la memoria dei morti, quella di Giuseppe Pinelli, che e’ il volto simbolo de La Contestazione. Da 40 anni coi tuoi scritti, le tue ciarle, i tuoi audiovisivi, tu vai colando un liquame che inquina l’informazione e confonde la memoria, dato che a qualsiasi costo deve restare confusa la storia di Mondo Beat, e cio’ perche’ la prima ondata di contestazione porto’ dentro San Pietro una femminista con un cartello “L’utero e’ mio e lo amministro io!”, una seconda ondata travolgerebbe (e travolgera’) le mummie dei papi!
Colui che conio’ il termine “beat” nell’accezione con cui viene usato per indicare la beat generation americana, Jack Kerouac, disse di te, come tu stessa riferisci in “C’era una volta un beat”, Edizione Arcana 1976: “Una spia ebrea comunista”. Per me non fa differenza che tu sia ebrea o turca, comunista o fascista, condivido il giudizio di Kerouac che tu sia una spia.
Colui che conio’ il termine “contestazione” nell’accezione con cui viene usato contro il sistema, io, Melchiorre “Paolo” Gerbino, scrisse di te, in “Viaggi”, Grasso Editore, 1990: “Una donnina subdola, vera kapo’ di provinciali italiani”.
Ma figuriamoci se tu ti curassi di quello che poteva dire di te Kerouac o scrivere Gerbino! Tu hai proceduto senza soste, tra premi letterari e standing ovation, fino a pretendere ora di essere eletta senatore a vita.
Signor Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole Giorgio Napolitano, io capisco bene che un presidente non puo’ sottrarsi ai dettami della realpolitik, ma che anzi, a maggior ragione di altri, vi si deve adeguare. Quando Lei avra’ insignito Fernanda Pivano senatore a vita, noi non ci strapperemo le vesti, perche’ ce le siamo gia’ strappate quando il Vaticano fece eleggere Oscar Luigi Scalfaro presidente della Repubblica italiana, ne’ ci sbellicheremo dalle risate alla vista di Fernanda Pivano sollevata a senatore, perche’ ci siamo gia’ sbelllicati quando fu eletto senatore il cavallo dell’imperatore Caligola.
Nel formulare auguri per il 2007 a Lei, Signor Presidente, e a quanti leggeranno questa lettera, sentitamente saluto
Melchiorre Gerbino
direttore di Mondo Beat e leader de La Contestazione
La polemica con Fernanda Pivano si sposta nella “discussione†della voce “beat generation†italiana, in Wikipedia (a seguire testo integrale come pubblicato in quella voce)—————-Lo scrivente, Melchiorre “Paolo” Gerbino, é stato leader storico del Movimento Mondo Beat e direttore responsabile della Rivista “Mondo Beat” (Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 32 in data 30-1-1967). Questo voglio ricordare perchè Fernanda Pivano, Gianni De Martino, Gianni Milano, Matteo Guarnaccia, che a oggi, 5 febbraio 2007, pubblicizzano i loro libri in Wikipedia in questa voce “beat generation” italiana, non si sono potuti sottrarre dal citarvi Melchiorre Gerbino e Mondo Beat. Ma poichè lo hanno fatto, chi diffamando, chi mistificando, chi in maniera errata e lacunosa, io, a mia volta, non posso sottrarmi dall’apportare qui rettifiche e chiarimenti.
In “C’era una volta un beat.10 anni di ricerca alternativa”, Arcana Editrice, 1976, libro pubblicato quando di me in Italia non si sapeva più nulla, perchè da anni stavo viaggiando per il mondo, l’autrice, Fernanda Pivano, mortifica e stravolge la storia mia personale e quella di Mondo Beat e de La Contestazione, fino a pubblicare un fotomontaggio dove la mia immagine é inserita tra quelle di persone a me sconosciute: nella fantapolitica didascalia di quel fotomontaggio si legge- “Un momento della riunione in casa di Giorgio Bertani a Verona il 1° Novembre 1966: un gruppo di compagni dello P.S.I.U.P. spiega a Vittorio Di Russo, qui nella foto accanto a Paolo Gerbino, allora impiegato dell’Alitalia e futuro leader della tendopoli di Nuova Barbonia, il programma del Partito”. Voglio ricordare che in tempi più recenti dagli archivi della Central Intelligence Agency é stato reso noto che lo P.S.I.U.P. (Partito Socialista Italiano di Unione Proletaria) fu ideato e sovvenzionato da quella stessa Agenzia per ostacolare l’unità politica tra il Partito Socialista Italiano e il Partito Socialista Democratico Italiano: non mi stupirei perciò se Fernanda Pivano, ai tempi della pubblicazione di quel fotomontaggio con quella didascalia, stesse lavorando per la CIA.
Gianni De Martino, é fatto largamente risaputo, si appropriò di una copia della mia “Storia documentata di Mondo Beat”, prima che questa fosse pubblicata in appendice a “I viaggi di Mel”, Marco Philopat, Shake Edizioni, e corse a pubblicarla a suo nome e a nome di tale Marco Grispigni presso l’Editrice Castelvecchi, col titolo “I capelloni, Mondo Beat 1966-1967 storia, immagini, documenti”. Non pago di ciò, si divertì pure a dileggiare la mia immagine, fino a pubblicare un fotomontaggio dove mi si vede bere da un pitale durante uno sciopero della fame. Che Gianni De Martino sia un impostore lo si é visto in Wikipedia stessa, dove alla voce “gianni de martino”, ora bloccata e oscurata cautelativamente, si spaccia per “uno dei fondatori della rivista Mondo Beat”.
Gianni Milano parla di esperienze a Mondo Beat, che in verità consistettero nell’avermi dato un articolo, che gli pubblicai nel secondo numero della Rivista: quando gli proposi di collaborare come capo-redattore, egli rifiutò (la Rivista “Mondo Beat” non era ancora famosa!) e queste furono tutte le sue esperienze a Mondo Beat. Quello che asserisco é verificabile perchè coloro che parteciparono veramente agli eventi di Mondo Beat sono immortalati in centinaia di foto e di articoli dei quotidiani e delle riviste d’epoca, ripresi durante tumultuose manifestazioni pubbliche, contestazioni plateali, sit-in, scioperi della fame, denunce al tribunale di Milano… di Gianni Milano non c’é ombra a Mondo Beat.
Matteo Guarnaccia, anche se in buona fede, nel suo “Beat & Mondo Beat”, Stampa Alternativa, 1996, scrive di Mondo Beat e di me una valanga di cose inesatte e lacunose: fosse stato rigoroso, Guarnaccia avrebbe cercato negli archivi dei quotidiani e vi avrebbe trovato una montagna di materiale e il bandolo della matassa della vera storia.
Il colmo é però che la vera storia di Mondo Beat era stata pubblicizzata in questa pagina “beat generation” italiana e ne é stata bannata! L’utente “Tempiese”, di cui io non conosco la vera identità , il quale a mia insaputa aveva pubblicato la voce “melchiorre gerbino wikipedia”, aveva pure a mia insaputa pubblicizzato, in questa pagina “beat generation” italiana, il libro “I viaggi di Mel”, di Marco Philopat, Shake Edizioni, in appendice al quale é pubblicata la mia “Storia documentata di Mondo Beat”. Un Amministratore di Wikipedia ha però bannato “I viaggi di Mel” da questa voce “beat generation” italiana. Presumo lo abbia fatto avendo constatato che la mia “Storia documentata di Mondo Beat” non é consonante con quelle scritte da Fernanda Pivano e dagli altri tre… E chi gli può dare torto a questo Amministratore?! La mia storia é fuori luogo in questa pagina, perchè é scritta e documentata da chi ha fatto la storia!
Ma il grottesco non é tutto qui, perchè é tutta questa pagina “beat generation” italiana che é un falso storico, architettato da Fernanda Pivano ad usum delphini e ad esaltazione della propria immagine. È falso l’assunto della prima sentenza: “È stata Fernanda Pivano, con le sue traduzioni, a trasferire in Italia la Beat Generation”, perchè nè in Italia nè in nessun’altra parte d’Europa si manifestarono mai fenomeni di beat generation, che fu solo e tipicamente fenomeno americano. In Europa si manifestarono, e fecero storia, i Provos in Olanda e La Contestazione in Italia e in Francia. Il Movimento Provo esplose ad Amsterdam il 10 marzo 1966, il giorno stesso del matrimonio della principessa ereditaria Beatrice col tedesco Claus von Amsberg, che aveva militato nella Gioventù hitleriana. I giovani olandesi si sentirono provocati dalla scelta matrimoniale di Beatrice, e reagirono da provocatori (provos) attaccando la carrozza nuziale durante il tragitto, tanto che gli sposi dovettero abbandonarla e a stento trovarono rifugio nella hall di un albergo, mentre le telecamere trasmettevano in diretta mondiale. Nè il Movimento Provo si esaurì con quell’episodio, ma fece stagione, motivato dai temi del pacifismo e dell’ecologia. Fu un movimento di chiara matrice anarchica: nel primo numero della Rivista “Provo” in prima pagina veniva raffigurata la madre della principessa Beatrice, la regina Giuliana d’Olanda, seduta dietro una vetrina nella postura di una classica prostituta di Amsterdam!… Preso in una retata di provos ad Amsterdam e deportato in Italia sbarcò a Linate, il 12 ottobre 1966, Vittorio Di Russo. Io, che mi trovavo allora a Milano, appresi la notizia da un quotidiano e andai a cercarlo, lo trovai, e tre giorni dopo il suo arrivo, il 15 ottobre 1966, con lui e Umberto Tiboni fondai il Movimento e la Rivista “Mondo Beat”. Vittorio Di Russo e io c’eravamo conosciuti e frequentati nella prima metà degli anni ’60 nell’underground della Città Vecchia di Stoccolma e lì io conobbi pure la mia compagna svedese Gunilla Unger, che sarebbe stata il punto di riferimento delle prime ragazze italiane che aderirono a Mondo Beat. Al momemto della fondazione, Vittorio Di Russo, Umberto Tiboni e io concepimmo Mondo Beat come movimento anarchico non-violento, essendo i tre dichiaratamente anarchici: era nella mutazione della non-violenza che ci distinguevamo dagli anarchici tradizionali, che avevano ucciso i re, ed era in questa mutazione della non-violenza che La Contestazione, nata da Mondo Beat, avrebbe trovato denominatore comune generazionale con i Provos olandesi e con la Beat generation americana, ma ovviamente La Contestazione ebbe un suo percorso e una sua fisionomia del tutto originali, perche’ La Contestazione si confronto’ con la realta’ italiana prima, poi con la francese. Che Mondo Beat e La Contestazione siano stati di stampo anarchico é chiaro come la luce del sole: basti solo pensare che il primo colpo di manovella di ciclostile al primo numero della Rivista “Mondo Beat” lo diede Giuseppe Pinelli nella sezione anarchica Sacco e Vanzetti di Milano, dove fu pure offerta a “Mondo Beat” la carta per la stampa. Quando fu stampato il primo numero di “Mondo Beat”, Giuseppe Pinelli, Vittorio Di Russo, Umberto Tiboni e io avevamo letto di Jack Kerouac, per citare il personaggio più carismatico della beat generation americana, quanto Jack Kerouac aveva letto di noi: niente! E tutto questo sto a dire per fare capire come in verità Fernanda Pivano niente produsse di storico in Italia! Tradusse in italiano, e mediocremente, perchè non é una grande scrittrice (“La mia kasbah”!), testi americani che furono tradotti in diecine di lingue e che sarebbero stati comunque tradotti in italiano: i premi letterari e la fama Fernanda Pivano li deve al potere, che la strombazza ai 4 venti, perche’ lei serve biecamente il potere, falsificando la storia per far credere che in Italia non sia successo nulla di memorabile, ma che tutto sia stata moda letteraria, importata grazie a lei dall’America. Fernanda Pivano in ultima istanza serve il Vaticano, che con la prima ondata di contestazione si vide arrivare dentro San Pietro una femminista con un cartello “L’utero é mio e lo amministro io!” e da una seconda ondata verrebbe travolto: confondere la memoria storica e fare affluire altrove i moti spontanei di contestazione, per farli defluire nel qualunquismo, é per il Vaticano questione di sopravvivenza!
Ma che Fernanda Pivano, che chiaramente ispira in Wikipedia questa pagina “beat generation” italiana, sia una mistificatrice reazionaria lo si vede anche e chiaramente dal link di questa pagina con La Contestazione, perche’ dove ci si aspetterebbe di trovare Mondo Beat e gli anarchici, si trovano invece citati i comunisti e le loro organizzazioni: si trovano citati cioè quelli che fermarono e fecero defluire La Contestazione! È difatti cosa risaputa che furono i comunisti a fermare a Parigi gli anarchici quando marciavano verso l’Eliseo, da dove Charles De Gaulle era già fuggito. Si sa bene che De Gaulle andò a cercare rifugio da Leonid Breshnev, il capo dell’Unione Sovietica, e si sa bene che Breshnev gli accordò protezione a patto che la Francia uscisse dalla Nato. De Gaulle lo promise (e mantenne poi la promessa) e Leonid Breshnev ordinò a Waldeck Rochet, il segretario del Parito Comunista Francese, di fermare i contestatori, cioè gli anarchici, e questo fecero i comunisti francesi. È risaputo altresì che In Italia il Vaticano fece trovare l’intesa tra la Democrazia Cristiana, sua creatura politica, e i comunisti, e ciò con l’ inaugurazione della stagione cosidetta del “catto-comunismo”, e allora i comunisti sollevarono un polverone, ricordato come “il 68”, col quale fecero defluire La Contestazione nel qualunquismo.
Ora, se una qualche comprensione si può avere per il comportamento dei comunisti, che avevano creduto nella dittatura del proletariato, nella guida dell’Unione Sovietica, nel fine che giustifica i mezzi, nessuna comprensione si può avere per Fernanda Pivano!… Nel 1966 Jack Kerouac venne in Italia per dare un’intervista televisiva alla Rai, e subito ebbe Fernanda Pivano messa alle calcagna, fin dentro la Rai stessa, dove Fernanda Pivano tagliuzzò e rabberciò l’intervista di Kerouac, prima che fosse mandata in onda. Intervistato mentre stava per partire, Jack Kerouac, alla domanda di cosa pensasse di Fernanda Pivano, rispose testualmente -“Una spia ebrea comunista”. Che ciò abbia detto Kerouac é incontestabile, perchè é la stessa Fernanda Pivano che lo riferisce nel suo libro “C’era una volta un beat”, Arcana Editrice, 1976… Come ho già scritto altrove, per me non fa differenza che Fernanda Pivano possa essere ebrea o turca, con un passato al servizio dei bolscevichi o della CIA: di Kerouac condivido solo l’opinione che sia una spia.
Questa pagina di Wikipedia sulla “beat generation” italiana, da Fernanda Pivano ispirata e gestita, andrebbe cancellata e sostituita con quella americana della “beat generation”, integralmente così come essa é pubblicata in Wikipedia, senza altre aggiunte e senza altri link, solo tradotta in italiano, ma non da Fernanda Pivano!
Melchiorre Gerbino – Copenhagen, 5 febbraio 2007.
Affabulatore orale – come per una breve estate apparve al costanzo show – sulla pagina il gerbino perde gran parte del suo smalto di intrattenitore part-time e provocatore semiprofessionale.
Finita la festa, egli oggi scrive piattamente, con prosa agglutinante e a tratti notarile, di “complotti”, “fotomontaggi”, “infiltrazioni”… E annettendo tutto e tutti affastella nei suoi lenzuoloni più sopra postati da Copenaghen un cumulo di menzogne, di corbellerie e di assurdità . Lo fa con perfidia e quasi in odio alla letteratura, ovvero con qualche sfumatura di verità , in quanto tra una maldicenza e l’altra mette pure nomi veri – provocando imbarazzo in parenti, conoscenti e amici che si vedono attribuire atti mai compiuti e addirittura criminali.
“Complotti”, “fotomontaggi”, “infiltrazioni”.In preda a una lunga e loquace paranoia (“la paranoia è loquace”, direbbero i ragazzi ) il gerbino va avanti così fino al delirio, abbandonandosi senza ritegno alcuno a una specie di maligna curvatura narcisista di psiche.
E cade nel ridicolo quando asserisce a gran voce e non senza pretenziosità che la pivano e il de martino avrebbero, con i loro libri, complottato a danno suo e del Movimento fino a pubblicare “fotomontaggi” per discreditare il grande leader, proprietario & direttore de “La Contestazione” , su ordine nientedimeno della … CIA e – ovviamente – del Vaticano…
Ponendosi al centro di un complotto immaginario e vacuo, il mattacchione non scrive delle sue “fissazioni” da disoccupato cronico come farebbero, che so, burroughs, philip dick o don de lillo ( che restano onesti, geniali e sobri paranoici formali), ma – sciolte le trecce o quel che resta dei capelloni al vento dell’open source illimitato e proteiforme – conduce da un po’ di tempo via Internet una vera e propria campagna di diffamazione non priva di accenti maniacali e di vigliaccheria.
P.s. Più in generale. Che fine ha fatto la famosa controcultura ? E i capelloni ? Davvero brancolano fuori di testa e di melone – come un senile gerbino o qualsiasi altro vecchio stronzo – verso il lato oscuro della contestazione e di psiche ? Una parola ai giovani. Il caso del nostro melchiorre gerbino, beat di antico pelo e mitomane che si vuole notorio, è davvero emblematico del fallimento politico, letterario e umano di una generazione di sinistri picchiatelli per fortuna o sventura in via di estinzione; e dimostra – ove ce ne fosse bisogno – che beat o square si può fare una fine balorda comunque ? Alcune questioni di lettura in prospettiva.
NON TOCCATE CAINO!
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Gianni De Martino e’ stato denunciato da Melchiorre Gerbino pubblicamente, con una lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana. Gianni De Martino e’ stato denunciato quale complice di assassini, ladro, impostore: ma egli non ha a sua volta denunciato Melchiorre Gerbino, tant’e’ che non produce copia di cio’, ma continua a diffondersi sul nulla, da untuoso e melenso cafone quale e’.
Ma quello che e’ ancor piu’ grave e’ che Gianni De Martino ha vandalizzato, nel giorno stesso della ricorrenza della morte di Pinelli, la voce “giuseppe pinelli wikipedia”, per toglierci il corretto link con Melchiorre Gerbino, Mondo Beat e La Contestazione, e a conseguenza di cio’ alcuni anarchici potrebbero intercettarlo a Sesto San Giovanni, dove lo sventurato cafone vive, per spezzargli la spina dorsale: che non lo facciano, perche’ toglierebbero le castagne dal fuoco al Vaticano, che non vede l’ora che qualcuno lo martirizzi, ora che la spia e’ smascherata e si trascina penosamente sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Che gli anarchici non lo tocchino! “Non toccare Caino!”.
Melchiorre Gerbino
Copenhagen 16.2.2007
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“WIKIPEDIA!”
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Se si consultano le voci dei personaggi storici nell’Enciclopedia Wikipedia, immancabilmente si nota come ciò che vi é descritto sia oltremodo lacunoso e sfuggente. Ciò perchè quelle voci non sono state compilate da studiosi di chiara fama ma da anonimi dilettanti col pallino di storici, che hanno scopiazzato i dati da altre enciclopedie. A colmare la misura, quelle voci sono state poi sistemate da anonimi factotum di Wikipedia, i suoi ‘amministratori’, che sono andati a cercare riscontri nelle stesse enciclopedie da cui hanno scopiazzato i dilettanti: gli amministratori sono stati costretti a sfrondare aneddoti e dettagli da quelle voci, perchè hanno temuto, a copiarli paro paro da altre enciclopedie, di incorrere in denunce per violazione di copyright, o, a rimaneggiarli di propria iniziativa, di incorrere in inesattezze e svarioni, consci della propria ignoranza. Morale: dopo avere letto la magnifica voce ‘Julius Caesar’ nell’Encyclopaedia Britannica e dopo averne letto l’abominevole in Wikipedia, viene spontaneo chiedersi: “Che scopo ha Wikipedia? Cosa sta dietro la facciata della Libera Enciclopedia on-line?”. Io, che da più di un anno mi confronto con Wikipedia e mi ci scontro, posso fornire una risposta esaustiva in 4 parole: “Wikipedia é un business”.
Il direttore, Mr. Jimmy Wales, prima di fondarla aveva lavorato due anni alla Borsa di New York: esperienza che lo ha marchiato, questa della Borsa di New York, perchè Mr. Jimmy Wales ha poi concepito la Libera Enciclopedia on-line in questi termini: “A me, la borsa! A voi, le vostre storie!”.
E difatti il business consiste nelle ‘donazioni’ che Mr. Jimmy Wales imborsa direttamente da una turba internazionale di millantatori e di impostori che si accalcano per apparire in Wikipedia a esaltarci la propria immagine e a mistificarci la propria storia. Nè Mr. Jimmy Wales avrebbe potuto venire incontro a questa sorta di clienti meglio di quanto non abbia fatto: per apparire in Wikipedia basta essere promossi da uno che vi é già apparso! Una volta che il nuovo cliente vi appare, e si mette la coscienza a posto con la ‘donazione’, allora può descrivere alla propria voce, e tramandare come eventi storici, tutti i sogni che fin lì ha fatto a occhi aperti…
Uno di questi impostori apparsi in Wikipedia, Gianni De Martino, vi si spacciava per “uno dei fondatori della rivista Mondo Beat”, rivista di cui sono stato io uno dei fondatori e il direttore responsabile. Sconcertato che siffatta impostura potesse apparire in una enciclopedia, ancora ignaro del fatto che Wikipedia non rispondesse a criteri di sapere ma di profitto, io mi rivolsi ai suoi amministratori. Essi alla mia prima email fecero orecchie da mercante. La seconda gliela spedii in forma di lettera aperta, intestata pure a quotidiani e a intellettuali, e allora gli amministratori fecero la comparsata di quelli che si mettono super partes: “Gerbino e De Martino vadano a bisticciarsi lontano da Wikipedia!”- e lasciarono la voce “Gianni De Martino” così com’era, proteggendoci di fatto l’impostura. Alla terza email li minacciai: io e altri ‘vecchi’ di Mondo Beat avremmo vandalizzato Wikipedia, a viso aperto e a oltranza, fin tanto che vi fosse apparso che Gianni De Martino era stato “uno dei fondatori della rivista Mondo Beat”, e allora, minacciati nel business, gli amministratori bloccarono e oscurarono la voce “gianni de martino”, ma non di meno il loro presidente italiano, tale ‘Senpai’ (?), intervenne direttamente nella ‘discussione’ di quella voce e promise a Gianni De Martino (che é uno che ovviamente ha pagato la ‘donazione’) che gli avrebbe ripristinato la voce quando ‘il maleducato’ (io) non si fosse fatto più sentire.
E fu così, dopo questo primo approccio, che io cominciai a rendermi conto di cosa sia veramente Wikipedia, e del perchè la voce di Cesare vi appaia mortificata e quella di De Pincopallino magnificata.
(continua!)
Melchiorre Gerbino – Copenhagen, marzo 2007
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Per la verità nella breve scheda bio-bibliografica apparsa in Wikipedia ed attualmente “voce protetta” dagli interventi vandalici dell’utente problematico Melchiorre Gerbino, era scritto che nel lontano 1967, prima di trasferirsi in Marocco, “Gianni De Martino è stato a Milano tra i fondatori di Mondo Beat”. Va precisato che Gianni De Martino è stato tra l’altro caporedattore di “Mondo Beatâ€, rivista vissuta pochi numeri ed effettivamente da lui ri-fondata, migliorata e trasformata in una vera e propria rivista edita per l’editore Giangiacomo Feltrinelli nel luglio del 1967 a Milano (n. 5, settimo della serie) * .
Va altresì precisato che i primi due numeri della rivista “Mondo Beat” ( nn. 0 e 00) fondata da Vittorio Di Russo e da altri poeti che frequentavano la casa della signora Fernanda Pivano in via Manzoni, non avevano alcun direttore responsabile in quanto non ancora registrata in Tribunale. Solo in seguito, a partire dal n. 1 ( terzo della serie), per ottemperare alle leggi sulla stampa, il Gerbino – che era tra i più anziani della banda, allora aveva già 27 anni – fu fatto iscrivere all’Elenco Speciale e da allora crede di essere veramente il “Direttore” del movimento beat e de la Contestazione planetaria ( come altri picchiatelli credono di essere Napoleone Bonaparte).
Il movimento beat esisteva, negli Stati Uniti e in Europa, prima del Gerbino e del suo viverlo in maniera strumentale. Fu un movimento senza i capi e capetti, spontaneo e corale di accomunamento, di cui “Mondo Beat” fu un’esperienza molto specifica e parziale di quegli anni di rivolta giovanile e d’impudente innocenza che oggi è imbarazzante ricordare.
A seguito degli interventi a dir poco megalomaniaci, incivili e impropri del sig. Melchiorre Gerbino, la voce è stata oscurata e bloccata dagli Amministratori di Wikipedia a scopo cautelativo per proteggere sia il lavoro dei wikipediani sia la voce stessa dai vandalismi del soggetto, i cui commenti , definiti “da querela per diffamazione”, sono stati (giustamente) cancellati. Il Gerbino infatti si pone al centro di “infiltrazioni” e di “complotti” immaginari e vacui, e sembra incapace non solo di dare a ciascuno il suo, ma anche di distinguere tra verità e finzione. E’ quanto risulta, tra l’altro, anche dalla testimonianza dello scrittore sperimentale Marco Philopat, che ha raccolto liberamente in un libro, ” I viaggi di Mel” ( Shake edizioni) le affabulazioni orali del Gerbino con l’intento di de-costruirle e mettendo in luce un carattere paradossale di provocatore semi-professionale, non privo di cialtroneria e di oscurità . ” Melchiorre Gerbino – si legge in quarta di copertina – l’affabulatore, lo storico e il cialtrone…”.
Ad ogni modo, le tiritere non veritiere e offensive del recidivo sig.Melchiorre Gerbino , scancellato da Wikipedia e mitomane notorio, che persiste nel porre in essere comportamenti diffamatori inerenti la persona e la storia professionale e privata del sig. De Martino, così come di altre numerose persone che si vedono attribuiti atti mai compiuti, sono irrilevanti ai fini della compilazione e di un miglioramento della voce ” Gianni De Martino” che verrà eventualmente ripristinata in Wikipedia alla fine della vicenda che la riguarda.
P.s.
* A sostegno di quanto sopra sostenuto, cfr. :
– Fernanda Pivano, “C’era una volta un beat. 10 anni di ricerca alternativa”, Arcana, Roma 1976 ( con foto dell’archivio di Gianni De Martino); Frassinelli, Milano 2003.
– “Beat & Mondo Beat”, a cura di Matteo Guarnaccia, Stampa Alternativa, Viterbo 1996.
– Tiziano Tarli, ” Beat italiano. Dai capelloni a Bandiera Gialla”, coll. Quadra, Castelvecchi, Roma 2005.
– Gianni De Martino Om, ‘Dateci i sacchi a pelo e tenetevi le bandiere in “Mondo Beat” n° 4, maggio 1967, ripreso in: Gianni De Martino e Marco Grispigni, “I capelloni: Mondo Beat 1966-1967, storia, immagini documenti”, Castelvecchi, Roma, 1997; e parzialmente in: AA.VV., “Ragazzi senza tempo. Immagini, musica, conflitti delle culture giovanili”, coll. “Riscontri”, Costa & Nolan, Genova 1993;
– Gianni De Martino A. Om, ‘Senza motivi, senza anima’, in “Mondo Beat” n° 4, maggio 1967, ripreso in: Gianni De Martino e Marco Grispigni, “I capelloni”, op.cit.;
– Gianni De Martino Ohm, ‘Milano in stato d’assedio.Noi di Nuova Barbonia’, in Mondo Beat n° 5, luglio 1967, ripreso in Nanni Balestrini e Primo Moroni, “L’orda d’oro 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale” , SugarCo edizioni, Milano, 1988; con lo stesso titolo, nuova edizione a cura di Sergio Bianchi, coll. “Onde”, Universale Economica Feltrinelli, Milano 1997; e in: AA.VV.,” Ma l’amor mio non muore”, Arcana, Roma, 1971; con lo stesso titolo, nuova edizione a cura di Gianni Emilio Simonetti, coll. “Derive & Approdi, Castelvecchi, Roma, 1997; e in: AA.VV., “Ragazzi senza tempo. Immagini, musica, conflitti delle culture giovanili”, op.cit.; e in: Pablo Echaurren e Claudia Salaris, “Controcultura in Italia 1967-1977. Viaggio nell’underground”, coll. “Saggi Arte e Letteratura”, Bollati Boringhieri, Torino 1999;
Gianni De Martino, ‘Adiòs muchachos’, in Belpoliti, Bergamini, Bifo, Binaghi, De Martino, Giorgini, Ramina, Valcarenghi, “L’altro mondo. I giovani e l’utopia dopo il ’68”, a cura di Pino Mercuri, Edizioni dell’Apocalisse, Milano 1980.
Non cancello i commenti perché questo vuole essere uno spazio aperto di discussione.
Mi permetto però di far notare agli autori dei LUNGHI interventi qui sopra che dovrebbero imparare ad adattare il loro stile ai contesti mediatici in cui pubblicano: che senso ha scrivere una valanga di parole nel commento di un blog? Non è usabile, non è interessante, non è d’effetto. E’ solo la triste manifestazione di una strana forma di protagonismo.
Per dire le cose BENE non bisogna scrivere tanto, ma scrivere in modo efficace. Non mi pare che fino ad ora sia stata rispettata questa norma tanto basilare quanto fondamentale…
gentile bluevalentine, effettivamente il commento del sedicente melchiorre gerbino è esagerato. bene fa a dissociarsene brevemente con la sua consueta sobrietà .
avv. pasquale izzo
Melchiorre Gerbino è quell’anziano personaggio calvo e sentenzioso, che diversi anni fa appariva spesso al “Maurizio Costanzo Show†strepitando in un angolino e dicendo “Io…io…io… ho inventato la Contestazione…io costrinsi De Gaulle alle dimissioni…â€. Si diceva inoltre convertito all’islam e perseguitato, durante un viaggio a Zanzibar, da un tremendo nano sodomita ( †Ero andato un po’… a di-distendermi sulla spiaggia di Zanzibar, quando incontrai il famoso Nano s-sodomita…â€). Il conduttore del programma s’incapricciava spesso di personaggi stravaganti, e li imponeva al pubblico dosandone le apparizioni con fare ammiccante e sornione come un tempo si faceva in piazza, attorno alle innocue mattane dello scemo del paese.
Divertente affabulatore orale, Melchiorre sulla pagina perde buona parte del suo smalto, e il racconto dei suoi vagabondaggi e delle sue esperienze delude. Quanto alla rievocazione del periodo milanese di “ Mondo Beatâ€, sfiora il ridicolo quando, ricordando un incontro a Brera con Umberto Eco e con Gianni de Martino, arriva a dire che l’accendino che serviva al primo per la pipa e al secondo per le sigarette, era un “aggeggio misterioso†con effetti “paralizzantiâ€.
Lo afferma nel bellissimo e intenso “I viaggi di Mel”, dove Philopat raccoglie gli “sballi†di Gerbino, che affastella numerose corbellerie parlando di nemici complotti massoneria vaticano agenti fotomontaggi infiltrazioni accendini da 007, attribuendomi l’accusa demenziale di essermi “infiltrato” in Mondo Beat in quanto agente del Vaticano, dei Servizi e della Massoneria, con la missione di perseguitarlo e addirittura di fargli la festa con la complicità di altri agenti… Il suo Sito contiene il racconto demenziale e abbastanza triste di complotti immaginari e vacui, di cui il Gerbino sarebbe il centro, continuamente in fuga dal sottoscritto & altri “agenti del Vaticano†& dei “Servizi†travestiti da vecchi hippies. Un po’ come nel film a episodi diretto dal regista Steno “Capriccio all’italiana†dove per combattere i capelloni Totò si traveste da capellone, balla lo shake e contesta l’autorità . Insomma, una parabola discendente, un caso davvero penoso in cui Gerbino fa la figura del Matto, un capolavoro inutile.
Annuncio con dolore la morte di Mel Gerbino; nel senso che una volta morto e stramorto come scemo del villaggio & mitomane notorio al vecchio MC Show , ora cerca di resuscitare nei fondi del web. Eccolo accontentato !