Arriva il momento della cazzola con i parenti. I più affezionati tra di voi ricorderanno la mitica Cazzola 2004, credo una delle meglio riuscite soprattutto grazie alla quantità di alcool e di verze presenti all’interno di ogni commensale.
L’anno scorso, seppure immersi tra i calcinacci dei lavori in casa, abbiamo testardamente ripetuto la tradizionale esperienza: un po’ sottotono i cavoli dello zio, troppa carne e troppo poco alcool (anche se confesso che ho ricordi confusi, quindi forse di alcool ce n’era).
Ecco che arriva dicembre, le prime gelate, il clima ideale per queste piccole verze sotto cui un tempo nascevano i bambini (oggi li porta il Tamagotchi): le raccoglieremo, le puliremo e le cuoceremo fino alla nausea, spandendo per tutta la casa nuova un inenarrabile acre odore di cavolo. I miei vestiti sapranno di cavolo, io saprò di cavolo, anche lo spazzolino da denti saprà di cavolo.
Mio padre come sempre si agiterà perché penserà che tutto stia venendo malissimo, che stiamo per fare la peggior cazzola della storia, io sbufferò, mia madre lo guarderà scettica e poi tutto andrà bene.
Arriveranno gli zii, mio cugino con la sua ragazza (quella dell’anno scorso mi stava simpatica), lo zio Roberto darà a tutte le femmine al di sotto dei 35 anni dei fortissimi pizzicotti sulle guance, facendoci sanguinare, la zia Rosalba porterà un dolce, dicendo che è pessimo invece poi sarà buonissimo, la zia Mariorosa sarà sempre magrissima, lo zio Gino, speriamo, porterà un enorme bottiglione di vino all’interno del quale annegherò il mio dispiacere di non riuscire a condividere questo rito tribale e ancestrale con chi mi è caro. E’ strana la famiglia, ti cresce, ti dà tanto, ma poi ti accorgi che è come la strada di casa, solo tu sai come prendere al meglio le curve, solo tu sai come comportarti, come reagisce, cosa succede.
Io mi sento molto a metà . Dualismo. Mi sento legata e insieme incatenata, mi sento vicina e insieme soffocata. Non è colpa di nessuno, non ci sono colpe quando si segue la cronologia normale dell’esistenza e si diventa una cosa molto simile a un Adulto e ci si rende conto che si è circondati da altri adulti che però ti trattano ancora come se tu avessi 6 anni, non è colpa loro, è che è sempre stato così e così sempre sarà , è un paradigma, è un modus vivendi.
A volte vorrei non aver paura dei giudizi, anzi, vorrei ricordarmi che non sempre la gente giudica.
A volte, semplicemente, vorrei risvegliarmi lunedì mattina col mal di testa da sbornia.
oh Val..quando diventi grande hai due famiglie e ti devi un pò dividere…ma non temere, nessuno delle “persone a te care” desidera partecipare alla Cazzuolata Cardenese, preferiamo tutti aspettare il fedele resoconto scritto!
forte questo blog!!
hasta la vista…………….
LB