“Alle dodici di questa mattina, un piccolo alito di neve si è adagiato su un cavolalbero, un vecchio tronco ciccione e rugoso delle contrade dimenticate. Ogni volta che una folletta fa un pasticcio, il gatto di corte preleva un nuovo bulbo dal vecchio albero e lo pianta aspettando che diventi un folletto. Per questo nelle contrade si usa il detto: bambini come se nevicasse.”
E allora:
“C’era una volta una bambina che non sapeva piangere né ridere. Era sempre silenziosa e grigia, come fosse di vetro sporco. Vedeva le altre persone a colori, ma non capiva le emozioni, non capiva perché tutti fossero così e lei no. E non le importava nemmeno tanto. Un giorno, però, vide un fiore secco, grigio e spento, tra tanti altri fiori colorati e pensò che lei era come quel fiore e tutta la tristezza del mondo la invase e si sentì perduta. E pianse. Tanto. Poi, lentamente, la tristezza scemò e uno strano sorriso le si dipinse in volto: ora che sapeva piangere e aveva pianto, sapeva anche ridere. E fu felice. E pianse e rise e fu colorata per il resto della sua vita.”
Buon viaggio sig. nonno di Davidone.