Racconto d'inverno

“Alle dodici di questa mattina, un piccolo alito di neve si è adagiato su un cavolalbero, un vecchio tronco ciccione e rugoso delle contrade dimenticate. Ogni volta che una folletta fa un pasticcio, il gatto di corte preleva un nuovo bulbo dal vecchio albero e lo pianta aspettando che diventi un folletto. Per questo nelle contrade si usa il detto: bambini come se nevicasse.”

E allora:

“C’era una volta una bambina che non sapeva piangere né ridere. Era sempre silenziosa e grigia, come fosse di vetro sporco. Vedeva le altre persone a colori, ma non capiva le emozioni, non capiva perché tutti fossero così e lei no. E non le importava nemmeno tanto. Un giorno, però, vide un fiore secco, grigio e spento, tra tanti altri fiori colorati e pensò che lei era come quel fiore e tutta la tristezza del mondo la invase e si sentì perduta. E pianse. Tanto. Poi, lentamente, la tristezza scemò e uno strano sorriso le si dipinse in volto: ora che sapeva piangere e aveva pianto, sapeva anche ridere. E fu felice. E pianse e rise e fu colorata per il resto della sua vita.”

Buon viaggio sig. nonno di Davidone.

Ho sedici anni

Forse, a volte, diciannove. Ma mai più di così.
Sono in balia dei miei sentimenti, solo che non lo riconosco più. Per questo sto così male.
Ho ancora sedici anni, mi innamoro di continuo delle cose e delle persone, la sorpresa, la volontà  di scoprire, e insieme l’inconsapevolezza di quello che sono, la falsa modestia e l’arroganza, il senso di libertà  e l’euforia, il freddolino e il non riuscire a stare sotto le coperte.
E’ questo che mi dimentico, è per questo che poi sono triste, che non riesco a stare seduta, che ho sempre voglia di dormire, anche.
Ho voglia di queste notti di poesie, parole, divano e coperte arrotolate sotto le ginocchia, a casaccio, ho voglia di bere e fumare, senza moderazione, senza ritegno e in effetti lo faccio. Più poesia e meno sensi di colpa, prego.
Il silenzio non mi infastidisce, mi ricorda Neruda e Hikmet, quando li ho scoperti, mi ricorda Borges, non sono sola, e Battaglia e James, l’unico che meriti di essere ricordato, e Virginia.
Ma sono davvero la sola che si innamora ancora dei personaggi dei libri?
Che ultimamente non ne sto conoscendo tanti di nuovi, ma sono fedele ai miei storici, Clarissa e Molly e Steven e anche Emma Zunz oppure Omero degli Immortali, il leopardo con le macchie di universo, e i labirinti, oddio i labirinti di Borges, dove sono?
Spero di morire, prima o poi, e di andare all’inferno e che l’inferno sia la Biblioteca di Babele o la Lotteria di Babilonia.
Sono sul serio l’unica che vorrebbe vivere lì, nella creazione di un genio?

Septimus, ti penso tanto in questi giorni. Ti penso tanto in questi mesi. Ora vado a dormire, ma senza knives, senza gaspipes, solo col mio peso addosso. E ti penso, perché ci sono sempre due strade, solo che la seconda non si vede mai. Tu non l’hai vista, ma io so che c’è. Me la ricordo. E la voglio imboccare di nuovo.
Buonanotte.

Bentornata.

Dormire

Passo metà  del mio tempo libero angosciandomi per quello che devo fare, senza riuscire a farlo.
L’altra metà  la passo in uno strano limbo di sonno comatoso, pomeriggi sprecati a occhi chiusi addormentata da qualche parte, perdendomi vita, cose da leggere, musica da ascoltare, pagine da scrivere.
Sono esausta, sono stanca, non basta dormire e riposarsi, non basta più niente.
Mi dicono di tenere duro, che passerà .
Ma certo, passa tutto.
Però ora sono stanca, e il tempo che sto perdendo e l’amarezza che sto provando non riesco a metterli da parte. Non riesco andare oltre.
E allora dormo, così non ci penso, così poi passa. E intanto mi perdo pezzi di vita.

bianco_elettrico

Ci vuole del tempo, a volte, ma poi le cose arrivano.
Sono passati 4 anni e tanta acqua sotto i ponti (di Pisa e di altre città  più lontane) ma è piacevole rivedere, dopo tanto tempo, qualcosa che si era quasi dimenticato.

Un esperimento, un parlare al mondo a modo loro (o nostro?)…

bianco_elettrico

Scuola – Lavoro – Matrimonio – Collasso nervoso – Operazione – Insegnamento – E imparare a essere pazzo…

Censura videoludica? No grazie

Esiste il PEGI, che si occupa di valutare e catalogare i giochi per fasce di età  e contenuti.

Non abbiamo bisogno, per l’ennesima volta in Italia, di qualcun altro (probabilmente con meno competenze) che effettui un doppio-controllo su un prodotto creativo e di intrattenimento.

Il passo successivo potrebbe essere quello del divieto (o, per usare parole altisonanti, della censura).

C’è una petizione contro la creazione di questo nuovo organismo in Italia, che funzionerebbe male, succhierebbe soldi, rallenterebbe le pratiche e, tra le altre cose, danneggerebbe il mercato interno della distribuzione (gli stessi giochi si potrebbero acquistare più rapidamente all’estero).

Qui c’è il testo della petizione e il modulo per firmare…

Non facciamoci incastrare ancora nell’inutile burocrazia…