Ché è sempre bellissima, anche quando durante le vacanze di Pasqua viene invasa dai turisti. Basta non andare, per l’ennesima volta, in piazza San Marco, ma perdersi per Dorsoduro e vagare per stradine sconosciute, in realtà ben note, che ho già visto – o in passato o in sogno.
Yearly Archives: 2009
Settimana in salita
Anche se tante cose stanno andando meglio, è comunque una settimana in salita.
Più che altro: se la mia “amica” non la pianta di scrivere post a sfondo sportivo, mi arrabbio. E’ noiosa.
ALI SEI NOIOSA! Su su su! Racconta una delle tue storie surreali. Come quella volta che sei andata a Seregno…
La mia adolescenza.
Si riassume bellamente in una frase.
Ero Emo. Ma solo dentro.
Voglio dire, mi piaceva “The Dead” di Joyce.
Fuori, invece, ero uno scaldabagno col maglione con le renne.
Penny & Pico
Vi ho mai raccontato di Pico, il mio gatto?
E’ un gatto magico.
Certo, tutti i proprietari di gatti dicono che il proprio gatto è magico, ma lui lo è per davvero.
La sua missione, nella vita, è salvare gli altri gatti.
Nel 2005 ci ha portato Silvestro, un gatto nero e bianco, con il pelo proprio come gatto Silvestro. Era così magro che gli si vedeva attraverso. Lo abbiamo sorpreso in casa la prima volta, accompagnato da Pico, che mangiava dalle ciotole, affamato alla morte.
Il primo incontro è stato surreale: appena Silvestro si è accorto della nostra presenza, ha cominciato ad arrampicarsi sui muri (sì: wall climbing a zampe nude) mentre noi e Pico lo guardavamo esterrefatti. Lentamente ha imparato a fidarsi, e ora dopo quasi tre anni, si confonde coi cuscini del divano.
Non pago di questa meravigliosa performance, Pico ha deciso, l’autunno scorso, di sfamare anche un’altra gatta (o forse gatto, ancora non lo capiamo) che si aggira per il quartiere. Ha il pelo lungo maculato, come un ghepardo, ma più marrone. E’ così selvatica che dopo un anno che mangia qui da noi ancora non si fa minimamente avvicinare. Pazienza, però ha il suo rifugio caldo nel garage e la pappa ogni volta che vuole.
Il meglio di sé, tuttavia, Pico l’ha dato quest’autunno. A ottobre lo vediamo gironzolare con una gattina così piccola che non doveva avere nemmeno un mese, ancora. Certo, in effetti ormai Pico è un gatto adulto ed era ora che anche lui avesse una figlia. E visto che è castrato e non può avere figli naturali, ha deciso di adottarne una.
Non abbiamo ancora capito dove sia nata Penny. Non ci sembra ci siano tanti altri gatti, qui intorno, e ci sembra assurdo che qualcuno la possa aver abbandonata così, appena nata. Però in effetti è la soluzione più plausibile, visto che quando Pico l’ha trovata era letteralmente pelle e ossa e aveva addirittura una zampina rotta. Pico ce l’ha portata fin sul terrazzo, lei era terrorizzata e voleva scappare ma se fosse fuggita sarebbe di sicuro morta di fame, freddo e zampa rotta.
Allora, visto che io e Giacomo in mansarda non avevamo ancora un gatto, abbiamo deciso di adottarla. Cioè di sub-adottarla, visto che il padre vero è Pico. L’abbiamo accudita nonostante, nei primi periodi, più che una gattina sembrasse un diavolo della Tazmania Tasmania (perché il mio amico Max legge il mio blog solo per correggermi), però col tempo (dopo cinque mesi direi) è diventata una di casa. Vive qui, non ama scendere (non ancora, perlomeno), è dispettosa ma simpatica e molto affettuosa, anche se vorrebbe dimostrare il contrario, di essere indipendente e tutto. Fa la pazza, ma poi te la ritrovi acciambellata sulle ginocchia sul divano, oppure che ti dorme accanto nel lettone.
L’abbiamo chiamata Penny, perché è piccola come un penny ma anche (e soprattutto) perché Penelope è una dei protagonisti femminili dell’Ulysses di Joyce, per cui a me è venuto in mente il nome, a Giacomo il diminutivo, et voilà .
Il punto è che, a causa della sua natura “non molto intelligente” a dire il vero, Penny ha ricevuto, come soprannome, “Stupido Toporagno”. Non sarà molto intelligente, ma è il NOSTRO Stupido Toporagno, e noi la amiamo così com’è!
Pico, da gatto responsabile quale è, non ha disertato ai suoi obblighi di padre, anzi. Da quando c’è Penny, lui viene a trovarci qui in mansarda molto, molto più spesso (quasi ogni giorno, a dirla tutta). Quando arriva, è sempre una festa: lei gli salta al collo, giocano, si rotolano, si fanno i dispetti, mangiano dalla stessa ciotola e stanno sempre, sempre vicini.
Ho avuto tanti gatti, di età diverse, di caratteri diversi, più o meno intelligenti, fortunati o svegli. Ma non avevo mai visto due gatti comportarsi come loro. Si vogliono bene come un papà vuole bene a sua figlia, come se fossero esseri umani.
Dormono sempre insieme, quando sono qui. Si accoccolano, ovunque capiti, chiudono gli occhi e se ne stanno lì, anche per ore.
Non ricordo chi lo diceva, ma aveva ragione: “A cosa servono delle statue in una casa che ospita dei gatti?”
Come farmi licenziare da Davidone
Countdown
Cara Alice, nonostante le tue AMICALI parole di conforto, sono sempre sulle spine.
D’altra parte, mancano solamente 20 giorni all’ora della verità , periodo che trascorrerò con tutta la calma e la serenità che le tue parole hanno saputo infondermi. Ossia agitatissima e nella morsa dell’angoscia.
Non che sia la fine del mondo, ne va solo del mio futuro, ma tant’è, marzo è un mese pieno di scadenze importanti, tanto valeva aggiungere altra carne al fuoco. Dio, che immagine raccapricciante.
E io, che avrei solo bisogno di un’amica che, con un drink in mano, su una terrazza alla moda di New York, mi dica che scarpe indossava quando ha perso la verginità .
Insomma, siamo qui, ora mi stampo un nuovo calendario così il conto alla rovescia passerà più rapidamente. E poi mi metto a leggere riviste patinate da donne per confortarmi.