Shutter Island e MoS

Shutter Island mi è piaciuto. Purtroppo, ultimamente la mia vita sembra essere “funestata” da intuizioni tanto geniali quanto fastidiose che riguardano i finali delle cose che sto leggendo o facendo o vedendo o giocando. Di questo film mi è piaciuta l’ambientazione (un manicomio, su un’isola), i personaggi (vari quanto più si può sperare), il finale (anche se l’ho intuito credo al minuto 4, quando il protagonista dice “Non trovo le mie sigarette”) e la compagnia con cui l’ho visto (Gian sei la miglior MILF del mondo).

Quello che non mi è piaciuto è il doppiatore di Leonardo di Caprio, cane quasi quanto solo quello di John Cusack, la tipa cerebrolesa nella fila dietro che continuava a far battute insignificanti, infastidendo peraltro anche il ragazzo con cui stava, che sperava forse di ottenere qualcosa a fine serata e che dopo il film ha deciso che una sega era meglio e poi basta, direi.

Siamo andati a vedere questo film perché beh, era Scorsese, ma anche perché la trama letta qua e là  ci faceva temere in un “plagio” involontario di una nostra idea per il progetto su cui Hive comincerà  a lavorare ad Aprile. Per fortuna era solo un altro bel film e non il NOSTRO film (anche perché se no, sai che sfiga?). Quello che mi piace è l’intramontabile fascino della psicologia, della mente umana, il fatto che Freud e Jung non sono affatto morti e che anzi, sebbene sicuramente clinicamente superate, le loro teorizzazioni sono ormai entrate nell’immaginario collettivo e, esattamente come accade per la fisiognomica, scienza ormai declassata a follia, ci forniscono infiniti spunti per raccontare storie, per giocare con gli stereotipi (o, forse meglio, con gli archetipi) e per continuare a inorridire e a terrorizzarci davanti agli abusi fisici e psicologici a cui possiamo sottoporre la mente umana. Inquietantemente adorabile, direi.

Quindi sì, Shutter Island lo consiglio vivamente, ma consiglio vivamente anche di stare all’erta, perché qualcosa si sta ricominciando a muovere, qui, e presto la squadra tutta sarà  richiamata “alle armi da presa” per cominciare a lavorare sul nuovo progetto, che in codice chiameremo solo MoS, per ora…
Questa volta il diario di produzione (e pre-produzione e post-produzione) sarà  decisamente ricco quindi… Se siete curiosi di scoprire su cosa lavora Hive, curiosate e teneteci d’occhio!

Il cibo e Robot

All’università  studiavo il cibo nel romanzo inglese, di come fosse un indicatore dello stato sociale, ma anche emotivo, dei personaggi. Tutto ovviamente vero e illuminante, come il 90% degli argomenti collegati alla letteratura inglese (nel 10% di inutilità  e sciagura, tra gli altri, c’è ovviamente Dan Brown).

In questi mesi di risalita è stato lo stesso per la mia vita: pizza al volo quando le cose non andavano proprio alla grande, lasagne e torte salate o dolci quando tutto sembrava ingranare, cibo sperimentale una volta tornata definitivamente la voglia di fare. Non male, soprattutto perché sta arrivando la Primavera a gambe levate e tra poco ricominceremo a mangiare e bere sul terrazzo, tra i fiori e il cielo azzurro. Questo si chiama vivere. Il tutto sarà  completato dai piccoli e grandi  viaggi che abbiamo sognato lungo questo inverno letargico: antipasto di Udine (Far East mon amour), un bel piatto unico a base di Alsazia, Lorena, Paesi Bassi e Foresta Nera e un dessert di Croazia e montagna per riattivare le gambe e gli occhi. Insomma, c’è dell’ottimismo nell’aria, per la prima volta dopo tanto.

E poi ci sono i Robot di Asimov, che anche se abbiamo visto e rivisto i Robot ovunque, con i loro comportamenti approssimativi e le loro incomprensioni con gli esseri umani, leggerli dal padre di tutta la fantascienza è sempre un’emozione. E se non ci permetteranno di chiamare il nostro primo figli maschio “Crystal Ball”, come speriamo, allora lo chiameremo R. Daneel Olivaw. O il primo maschio o il prossimo gatto, mettiamola così.
Certo, un po’ mi manca Hari Seldon. Sono tentata di leggere anche i libri “spuri” scritti da fanatici come me dopo la morte di Asimov, ma resisterò alla tentazione.
Ora vado. Il sole sta tramontando e colora di arancione le lanterne e le fatine appese fuori…

E poi devo leggere. E scrivere. E scrivere.

Strathmore Bond – Opaque

E’ un tipo di carta. Io non lo sapevo (non so tante cose).

25% Cotton Fiber USA. Mica roba da poco.

Si prendono la briga di scrivermi su carta di qualità , firmando a mano la lettera, solo per dirmi che “Non hai vinto, ritenta”.
Che poi non è questione di vincere, è questione di bravura. Ma visto che sono io e che a quanto pare non ho mai “what it takes”, allora devo più pensare che sia solo una questione di fortuna. Come fanno tutti quelli che ogni settimana giocano al lotto o che quando trovi un buon lavoro ti dicono “Come sei stata fortuna”. Non “brava”. “Fortunata”.

Beh, oggi mi sento di condividere un grande, grandissimo segreto con il resto del mondo: la fortuna non c’entra niente. Io non credo nella fortuna, non credo nella sfortuna. No, nemmeno se un frammento di meteorite colpisce te tra sei miliardi di persone.
Il problema è che abbiamo tutti feroci istinti solipsisti. Che ci crediamo speciali. Che pensiamo, ci illudiamo di poter dare un contributo in qualche modo, diamo retta a chi ci parla di Quanti e di energie, di Karma e di costellazioni familiari. E invece siamo qui nella nostra medietà  più totale (devo ringraziare qualcuno per questo termine ma non ricordo chi) e però abbiamo sogni grandi, aspettative, speranze, vogliamo che nostro padre sia fiero di noi e gli diciamo che il rifiuto di un’università  prestigiosa era solo “pubblicità “. Già .

Mentire a trent’anni perché ti senti un fallimento e perché ti vergogni che il tuo meglio non sia mai abbastanza. Mentire perché ogni frase che ti esce dalla bocca e dalla testa ti sembra così visceralmente banale da farti sorridere, quasi.

Eppure in questi giorni sto bene, sono felice: lavoro tanto, sperando di poter continuare. Per la prima volta dopo tanto tempo ho qualcuno che non mi dice sempre “Va bene, brava”, ma che mi dice “Così non funziona, questo non suona, questo riscrivilo”. Ed è un processo che mi porta a crescere, non mi frustra, mi fa migliorare. E’ lo stesso motivo per cui mi imbestialisco quando mi dicono “Bel racconto Vale”. Non ditemi “Bel racconto”, bello è solo l’aggettivo più neutro e insignificante a cui potete pensare. Ditemi qualunque cosa, ma non che quello che scrivo è “bello”, vi prego.

Ora, dicevo, devo solo trovare un modo di convivere con la costante e ineluttabile possibilità  di fallire. Che non è così semplice, quando si pensa di aver ricevuto tanto e di non aver ridato indietro molto. Quando si pensa che qualcuno abbia investito su di te e che tu puoi essere solo una cocente delusione, continuamente, ogni volta, e ancora e ancora.

Perché io non voglio avere sempre ragione. Non mi interessa avere ragione. Io voglio discutere, voglio sbagliarmi, voglio ricredermi, voglio ridere degli sbagli che ho fatto, voglio migliorare. Vorrei che uno, due, mille errori non fossero la fine di tutto, ma che ci fosse modo di discutere, di riprovare, di avere una seconda chance. Ecco, forse ho paura di non avere seconde chance. Delle porte chiuse in faccia. Del fatto che quello che faccio non riesco a farlo con la stessa intonazione e la stessa intensità , sempre, ma che ho dei picchi e delle valli, degli alti e dei bassi. Quello che spero è che i picchi siano abbastanza alti da compensare il basso delle valli. Altrimenti siamo daccapo: sono solo una media di me stessa.

OBSERVE: “Our sentimental friend the moon!
Or possibly (fantastic, I confess)
It may be Prester John’s balloon
Or an old battered lantern hung aloft
To light poor travellers to their distress.” 5
She then: “How you digress!”
And I then: “Someone frames upon the keys
That exquisite nocturne, with which we explain
The night and moonshine; music which we seize
To body forth our own vacuity.” 10
She then: “Does this refer to me?”
“Oh no, it is I who am inane.”
“You, madam, are the eternal humorist,
The eternal enemy of the absolute,
Giving our vagrant moods the slightest twist! 15
With your air indifferent and imperious
At a stroke our mad poetics to confute—”
And—“Are we then so serious?”

AlchemicoBlu è morto…

… lunga vita ad AlchemicoBlu!
Grazie al periodo di karma in fase di ricarica e all’ottimo lavoro di Lamb, AlchemicoBlu rinasce a nuova vita e i colori e i disegni non sono tutto.
Ho di nuovo voglia di scrivere – e tanta – e dopo aver messo da parte insoddisfazione, amarezza e un’altra serie di emozioni negative e totalmente noiose, sono pronta a tornare alla carica con piccole recensioni, fondi sul mondo e sulla vita, racconti, foto-racconti, insomma, tutto quel ciarpame per cui chi mi conosce mi ama (?) e mi segue (?bis).

L’inverno è stato decisamente bianco. Come essere nel limbo. Attutito. Ma non come il bianco della neve, soffice e accogliente, silenzioso ma confortante, che ti fa sentire a casa ovunque. Questo bianco non mi faceva sentire a casa da nessuna parte, dovunque fossi. Lattiginoso, insipido, noiosissimo e anche un po’ malsano, il cielo bianco mi ha veramente stancato. Per questo, da oggi non ci sarà  più il cielo bianco per un bel po’. Ci sono tanti colori, là  fuori: il verde dei prati e degli insetti, il blu del cielo e dei tuffi, l’ombra della nostra tenda, il grigio di una strada da percorrere, il beige della terra da calpestare, il viola del Generale che rinasce a primavera, il gelsomino, la foresta, i prati.

E poi scriverò anche in inglese, così Alice potrà  dire che sono una radical-chic e io nel mentre potrò cercare in qualche modo di perfezionarmi. Piano piano, ovviamente!
Sono piena di buone intenzioni e si sa che non sempre portano a buoni risultati, ma sento che il letargo è quasi finito e che, incredibile, sono sopravvissuta anche questa volta.
Anzi, meglio, rinata. Perché è ciclico, ormai lo so!

Prime prove…Work in progress…

Con l’aiuto del sempremitico Lamb, stiamo dando una nuova cornice ad AlchemicoBlu!

Sono ancora necessari alcuni aggiustamenti, tempo qualche giorno e tutto sarà  finito… O meglio, pronto a ricominciare!Thanks to the Great Lamb, we are giving AlchemicoBlu a brand new skin!

It still needs some minor adjustment, but in a couple of days everything will be completed… Better, it will be ready to be started over!

Rinascita alchemica in corsoA new beginning

Dopo tanti anni – sei quasi – di attività  altalenante e d’aspetto pressoché immutato, AlchemicoBlu si incendia e incenerisce. E si prepara – a breve – a rinascere da queste ceneri bianche in un pulsare  di colori nuovi, di voglia di fare e di racconti.

Presto il bianco accecante e il grigio che vela gli occhi si trasformeranno nel colore della rinascita.
Tornate a trovarmi!After many years – six, actually – of up and down activity and of the same skin, AlchemicoBlu is burnt to the ground and is turned into ashes.
And then it gets ready to see the light again, from this white and grey ashes, in a colourful cascade of new strenght, will to do and stories.
Come back soon!