… in modo adeguato alle circostanze, è ormai un mio tratto caratteristico, riconosciuto e sottoscritto da chiunque mi conosca da almeno una mezzora abbondante.
Così, se volete commentare il mio stellare intervento su Corriere.it, in cui ero vestita come lo sfondo (grazie Italo per avermelo fatto notare), potete postare qui!
Grazie a Federico Cella e ai ragazzi di Corriere.it!
Gentile Valentina,
ho seguito con interesse il Vostro intervento su il corriere.it. Ho provato a postare un commento (per due volte) ma evidentemente il curatore non lo ha ritenuto degno di pubblicazione; forse perché più lungo del solito, o forse perché ho espresso un giudizio negativo su Mass Effect 2, cosa ad oggi classificabile come un’eresia degna di censura. Comunque sia lo riposto qui nel Vostro blog nella speranza non solo che possa non annoiarLa, ma anche interessarLa.
Nel ringraziarLa per la cortese attenzione la saluto cordialmente.
«Personalmente pensiamo che la trama nei videogiochi,
A) considerata per come la si intende nelle lettere classiche (cioè come qualcosa che lo spettatore “subisce” e al massimo può farlo riflettere) sia un fattore secondario rispetto all’interazione, che ad oggi ancora rappresenta il “cuore” di un videogioco (e per fortuna…), essendo pur sempre una simulazione e non un libro game. A meno che, ovviamente, la “storia” non permetta al giocatore di modificarla radicalmente ad ogni scelta (non in due o tre bivi che poi sortiscono un conseguenza/effetto complessivi solo nel finale, come nei tanto decantati, ma gratta gratta alquanto superficiali, Mass Effect 1&2 di Bioware), cosa che renderebbe la narrazione veramente interattiva, nonché un vero e proprio gameplay, cosa che è ancora lungi dall’essere degnamete sviluppata; a parte pochi esperimenti, come, tra gli altri, nel per noi fallimentare “lasergame” Heavy Rain, un videogioco dove di “gioco” c’è si è no un 15% (cioè l’interazione effettiva corrisponde forse ad un paio di ore scarse), o il ben più riuscito, ma bistrattato dalla critica cosiddetta ufficiale, Alpha Protocol di Obsidian, che ad oggi – nonostante i difetti che gli si possono attribuire – presenta uno dei più complessi sistemi di narrazione interattiva e/o dinamica mai realizzati (dove le scelte sia narrative sia di gameplay si intersecano continuamente, influenzando continuamente ogni aspetto, ed eliminando praticamente tutti i momenti nei quali il giocatore risulta semplice spettatore/lettore: ciò che conta non sono neanche le scelte, ma le conseguenze), solo che per goderne ed apprezzarne gli effetti il gioco va completato almeno 3 o 4 volte. Insomma la strada da seguire sembrerebbe quella di una “narrativa procedurale”, di cui dopo Deus Ex si è spesso parlato, ma che poi, soprattutto con l’avvento della 7a generazione di console (quella attuale) nessuno ha sentito più il bisogno di sviluppare, tanto, così sembrano pensare le corporation del settore, è sufficiente mettere un paio di ore di filmati piacioni e coatti e il casual gamer verrà sfamato di (pseudo)autorialità da midcult di quart’ordine.
B) Anche volendo concedere alla trama non interattiva un peso che crediamo non dovrebbe avere in un videogioco, c’è da notare che il livello di scrittura dei videogiochi è decisamente basso (e il genere – a parte gli RPG – dove vengono meglio realizzate è uno dei meno frequentati, cioè quello delle avventure grafiche, e qui pensiamo in particolare alla qualità delle storie di House of Tales). Certo, anche in questo caso ci sono delle eccezioni, come – per fare solo alcuni nomi noti – Chris Avellone (autore di storie eccellenti come Planescape Torment (ad oggi forse l’rpg dalla storia più complessa e meglio narrata mai realizzato) e NWN2: Mask of The Betrayer, nonché lead designer del già citato Alpha Protocol), Jane Jansen (qualcuno sta parlando dell’appena uscito Gray Matter? ah, già dimenticavamo che è un’avventura grafica, quindi non ha senso dargli spazio nelle “riviste” mainstream, e questo a dispetto del fatto che prresenta una delle storie più complesse e affascinanti scritte negli ultimi anni), Hideo Kojima (a parte pessimo Metal Gear Solid 4, un pasticcio sia narrativo – un film non interattivo che occupa il 75% del gioco – sia di gameplay, in quanto è del tutto evidente che sono stati programmati fino in fondo solo i primi tre livelli, mentre gli ultimi sono solo abbozzati ma il gioco doveva uscire, quindi…); ma di queste eccezioni se ne contano se ne contano sulle dita. La realtà è che se ho bisogno di una bella storia, nei videogiochi difficilmente la troverò. Al massimo troverò qualche storia al livello di un qualche telefilm e/o blockbuster hollywoodiano ben fatto, ma nulla di più. A questo punto credo che, a meno di sviluppare una narrativa interattiva procedurale, sia meglio concentrarsi sul gameplay, dato che questa 7 generazione ha spesso, troppo spesso, cercato di mascherare la povertà di idee ludiche, con filmati, spesso retorici, facendo sembrare che ci fosse qualche contenuto serio dietro, ma non offrendo molto in cambio(se non cose rimasticate e/o riprese pari passo da Hollywood e celebri serie tv sci-fi, senza mantenere però una briciola della complessità dell’originale … qualcuno ha detto Mass Effect 2?). Insomma se si vuole una bella storia si legga un bel libro o si guardi un ottimo film, il videogioco lo si utilizzi per “interagire”, se poi mi offrono una storia che posso “scrivere” allora bene, altrimenti preferisco immergermi nuovamente nei giochi di Fumito Ueda, dove praticamente non c’è storia, ma almeno c’è poesia».
Salve toasterfrakker, grazie per il lungo commento!
Sono sicura che anche su Corriere.it non sia stato censurato, ma forse superava lievemente il numero di caratteri consentito – è una mia supposizione.
Il commento è sicuramente interessante, anche se molto lungo per lo standard web, magari scoraggerà i più, che non arriveranno alla fine della lettura!
Rimango convinta che i videogiochi, pur con tutte le limitazioni che possiamo loro ascrivere, siano ottimi veicoli di storie. Resta un fatto determinante, ovviamente, la possibilità di interagire con la trama che, a tutt’oggi, non è pratica troppo sviluppata, però credo che ci siano titoli (tra gli altri, molti di quelli che ho citato) che raccontano belle storie, magari in modo un po’ immaturo.
Forse, lo dico un po’ a malincuore, l’avvento del casual game con i giochi da “salotto” mordi e fuggi può avere in parte rallentato il processo di sofisticazione delle trame videoludiche, forse no. Tuttavia, giochi “casual” come i titoli della serie del Professor Layton sono stati a mio parere in grado di unire un gameplay divertente e decisamente interattivo a una trama che motiva e accompagna il giocatore dall’inizio alla fine della storia, regalando non poche sorprese e gratificazioni.
Chissà che in futuro titoli come questo (o come quelli di Ueda, che anche lei cita, tra gli altri interessantissimi nel suo intervento) possano acquistare sempre più spazio sul mercato. Anche se questo non accadesse, comunque, sono sicura che ci saranno sempre tentativi di abbinare un momento di intrattenimento a storie di spessore.
Per quanto riguarda l’interattività … Il paradosso della libertà di scelta effettiva di un fruitore di un’opera interattiva è una questione che credo non potremo risolvere in questa sede, ma che, tuttavia, ogni giorno viene rimessa in discussione dai nuovi di comunicare e di raccontare nati grazie e in conseguenza della diffusione di Internet.
Chissà cosa ci riserva il futuro, previsioni non voglio né posso farne!
Grazie ancora per il commento!
Grazie a Lei per la risposta.
Questa sua affermazione ha attirato la mia attenzione: “(…) anche se molto lungo per lo standard web, magari scoraggerà i più, che non arriveranno alla fine della lettura!”
Mi sembra una metafora adatta della contraddizione che vige nei casual gamer proprio a proposito della “storia”. La si vuole, anzi la si desidera ardentemente, magari anche complessa, ma solo ad una condizione: che sia in stile “sms” o “twit”. In fondo questo è più o meno il paradosso della rivoluzione (cosiddetta) democratica del web2.0. Si vuole più partecipazione “popolare” sui contenuti, ma questa partecipazione più che democrazia – o, meglio, insieme a questa democratizzazione – sta portando uno scadimento generale della qualità degli stessi contenuti che si vuole democratizzare. Ma questo è tutto un altro discorso, speriamo solo che a queste preoccupanti tendenze corrispondano altrettante controtendenze.
Comunque sia volevo solo aggiungere che sono pienamente d’accordo con il fatto che i videogiochi possono raccontare storie eccellenti, anzi per me, pur confermando che la qualità narrativa dei videogiochi è generalmente bassa, ce ne sono già ora e sono decine, solo che, come già per i ricordati Gray Matter e i prodotti House of Tales, nessuno ne parla. In questo senso ritengo che la critica ufficiale – spesso ridotta a portavoce dei giochi/hype – abbia delle responsabilità per questa situazione nella quale la qualità narrativa del videoludo sembra vivere in uno stato di minorità “il quale è da imputare a lui stesso”. Penso, per rimanere al 2010, a Nier di Cavia, un gioco pervaso non solo da una qualità di scrittura eccellente, ma da una colonna sonora incredibile, addirittura sprecata per essere “solo” una colonna sonora di un videogioco. Solo che siccome la grafica non è all’altezza (ma solo tecnicamente, perché artisticamente noi la riteniamo ottima) quindi il gioco “merita” l’oblio mediatico. E che dire, per tornare indietro con gli anni, dei vari Xenosaga (trilogia della quale in Italia è uscito però solo il secondo episodio…secondo quale logica è difficile da comprendere), Suikoden, Odin Sphere, Valkyrie Profile, Digital Devil Saga, Stella Deus etc. etc. Dovrei controllare, ma credo che il numero delle pagine delle riviste dedicate alla totalità di questi titoli sia inferiore a quelle dedicate in un mese ad un Call Of Duty o un Final Fantasy qualsiasi: il XIII è esemplare, così mi sembra, di questo stato di cose: appare quasi come una presa in giro – un RPG il quale gli stessi sviluppatori non ritengono essere un RPG – o, volendo essere più generosi, una sorta di parodia involontaria di Xenogears. Però FFXIII ha una media voto di 8,4, mentre Nier 6,5. Quali prospettive possono esserci per la speranza di una evoluzione della qualità narrativa dei videogiochi, quando coloro che sono deputati a valutarli non valorizzano quei videogiochi che nella storia hanno dei loro punti di forza, però promuovono a piene mani la parte narrativa di giochi invero dalla qualità mediocre? Il caso più recente è Call of Duty Black Ops, la cui storia/narrazione è oggettivamente scadente (a tratti addirittura vergognosa, oltre che spesso inconseguente e piena di buchi), ma che altrettanto spesso viene considerata come eccellente. Ancora sto aspettando che qualcuno mi illumini sul dove, in particolare, emergerebbe questa “eccellenza”.
Oops mi sono nuovamente dilungato, nella speranza che voglia concedermi ancora una volta la sua clemenza La ringrazio e La saluto cordialmente.
Nell’articolo del Cella si accenna a una “giocatrice trentenne”. La smettiamo con le cazzate?
Nel senso che sembro MOLTO più giovane, GIUSTO?
GIUSTO?
Spammer maledetto.
Sì, perché no?
Pardon, ho visto solo ora il filmato. Crooklyn.
Mi permetto di inserirmi anche io 🙂
Ho seguito con molto entusiasmo il tuo (mi permetto di darti del tu) intervento su corriere.it. Ho iniziato la mia carriera di videogiocatore con il primo magico Wolfenstein 3D, e in tutti questi lunghi anni non ho mai smesso di amare questo mondo.
Sinceramente mi sento di ringraziarti. Un po’ perché fa sempre piacere incontrare “colleghi” videogiocatori, un po’ perché finalmente ho trovato un qualcuno che da importanza agli aspetti che hanno fatto grande il videogame: la trama, il coinvolgimento, le emozioni. Diventa sempre più difficile trovare commenti di utenti che non siano “la grafica spakka!!!!!!!!!!!” oppure “la grafica fa skifo!!!!!!!!!!” (volutamente scritti in questa maniera barbarica xD). Per chi ha giocato appunto a titoli come Wolfenstein 3D, Planescape Torment il panorama attuale è un po’ sconsolante XD
Un rapido commento alla classifica. Grazie! Mi sono commosso quando hai parlato di Bioshock, sono esploso di gioia quando hai citato Alice: Madness Returns, avrei preferito che tu citassi Max Payne al posto di Alan Wake (se non l’hai giocato corri, il primo è qualcosa di strepitoso). Questi sono esattamente i miei 3 giochi nel cuore, su cui ho scritto anche numerosi interventi ed interpretazioni anche per i giornali scolastici, sul mio blog, di cui straparlo all’università . Il mio cuore va soprattutto alla povera Alice, che sento sempre nominare troppo poco, e che invece merita tantissimo, in quanto come si fa a non riconoscersi nella fragilità della piccola ragazza che lotta contro gli spettri del suo passato?
Chiudo questa lunga (spero non noiosa) tirata XD Detto questo, stamattina mi hai fatto tornare voglia di Monkey Island, meglio che vada a comprare qualcosa per il mal di testa.
Mi permetto di aggiungere questo blog tra i miei preferiti. Sono sicuro che troverò sempre qualcosa di interessante da leggere 😀
Con affetto
Michele
Perdoante l’OT
@Mitch_Cavaliere
Ciao! Scusami, ma quale sarebbe il blog dove scrivi? Mi farebbe piacere leggere le tue riflessioni. Grazie!
@toasterfrakker
Fu il blog di msn, che andò perduto perché la Microsoft sta tagliando XD Avevo salvato i dati, ma, destino crudele, in questi giorni mi si sono fritti gli hd. Nel loro ultimo estremo sacrificio eroico m’hanno permesso di salvare i dati, quindi dovrei farcela a recuperare gli interventi che avevo fatto in particolar modo su Bioshock e American McGee’s Alice, appena ho news faccio sapere 🙂
Ndr: Mass Effect è molto più profondo di quanto tu pensi in realtà 😉 Avremo modo di approfondire ^_^ Mamma Bioware non ha mai tradito nessuno da questo punto di vista! E te lo dice uno che i gdr vecchio stampo li ha passati tutti 🙂
@Edit: Dati recuperati!
Chi volesse leggere le mie porcherie (sono stato anche in parte pubblicato nella rivista “Giochi per il Mio Computer” nella rivista n°137 di Natale 2007 a proposito di Bioshock) può contattarmi al mio indirizzo e-mail (indirizzo anche MSN) mitch_1989@hotmail.it 🙂 Cheers!
Brava Valentina! Non sono un’appassionata come te, ma i tuoi commenti potrebbero essermi utili per il futuro 🙂
E anche io ho adorato Flowers.
Silvia (binarica)
Beh, sono contenta che i giochi di cui ho parlato e le cose che ho detto abbiano dato il via a tante piccole discussioni e confronti, qua e là !
Grazie a tutti, davvero, e spero che qualcuno dei giochi di cui ho parlato, se non li avete ancora giocati, li proverete, prima o poi!
(Io di certo mi recupero alcuni titoli che sono stati citati nei commenti dagli “ospiti” qui sopra! Grazie!)
Perdonate ancora il disturbo, ma sto giocando (sono a 4 ore di gameplay) ad un nuovo gioco dalla storia veramente eccellente (come ad onor del vero è eccellente anche l’atmosfera) e nel caso non lo si conoscesse mi permetto di consigliarlo caldamente.
Si tratta di Gemini Rue di Josh Nuernberger. E’ un avventura grafica indipendente che ricorda i fasti della Lucas Arts inizio anni novanta e dei giochi come Flashback.
Qui di seguito metto il trailer:
http://www.youtube.com/watch?v=Yh2YYDcfT1Y
Spero possa interessare tutti coloro che amano il videogioco al di là della mera performance tecnologica. E’ mia speranza che Gemini Rue possa trovare una qualche fortuna e un po’ di spazio nelle cronache ludiche nostrane, anche perrché, almeno per chi scrive, è un videogioco che riconcilia con il videogioco.
Ciao Vale, non ho ancora sentito l’audio del filmato perché – ebbene sì! – qui in ufficio non ho nemmeno le casse, lo farò sicuramente da casa ma intanto volevo dirti che sì, è vero, eri vestita come lo sfondo ma quello sfondo era fichissimo però! ;o)
Grazie Mau, sei sempre gentilissima 🙂
La prossima volta passo dal costumista, però!
Bella esperienza, però, e sono anche entrata nella mitica sede del Corriere in via Solferino!
Il conduttore sembra un po’ addormentato.
In generale credo che le ragazze di oggi siano più facilitate nell’approfondire la conoscenza con i videogames proprio grazie alla “legittimazione casual”, per cui è meno problematico trovare amiche con la stessa passione videoludica. E’ grazie al confronto / dialogo con amici videogiocatori che l’interesse è cresciuto a dismisura per noi ragazzi, senza condivisione, si fatica ad appassionarsi. Forse.