Night Fishing (recensione di Giacomo Talamini)
Corea del Sud, Park Chan-wook, Park Chan-kyong, 2011, 33’
PARKing CHANche (ovvero la coppia Park Chan-wook e Park Chan-kyong) hanno confezionato un corto/mediometraggio che, a dispetto delle sue molte qualità , viene innanzitutto caratterizzato come “il film girato con iPhone4!â€. I primi minuti del film scorrono rapidi, mentre la mente è ancora assorta nell’analizzare le immagini e nel tremare all’idea di un’ondata di designers dalla r moscia pronta a rovesciarsi sui verdi pascoli del cinema indipendente, finora difesi da una robusta palizzata di requisiti tecnici. Fortunatamente, assai presto, è il film a pretendere tutta l’attenzione, un film che non dura un minuto in più né un minuto in meno del necessario e che racconta il tema della perdita con l’occhio affascinato di un esploratore. La straordinaria Lee Jung-hyun conduce lo spettatore attraverso un elaborato rito del trapasso che, alla fine, lascia lo spettatore con la pace di chi ha attraversato una tempesta. La tematica dell’addio, trattata peraltro nel più coreano dei modi, suona ironica se si riflette sui prossimi passi della carriera di Park Chan-wook, fermamente indirizzati verso la produzione statunitense. La speranza è che, come accaduto con altri local heroes (Jeunet, per dirne uno), l’avventura americana sia una parentesi che non rischi di soffocare le tipicità dell’autore e gli permettano di tornare a piacere in patria, dove gode ormai della libertà assoluta agognata da qualunque autore.
4 su 5
mmmh, mi sembrava di aver già sentito il nome di Park Chan-wook, è quello della trilogia della vendetta! Mi auguro si riesca a vedere anche da queste parti…