Il primo week end di sole…

Ecco, finalmente! Il primo week-end di sole, da queste parti. Sono state due settimane di cielo bianco e inespressivo, finalmente si respira.
Finalmente posso pensare a comprare le piante alla serra, a sistemare i vasi in giardino, a farmi un quarto d’ora di corsa, una bella passeggiata. Posso sorseggiare un succo di pera in terrazza. Posso leggere o giocare con FF7 per tutto un pomeriggio con la finestra aperta, godendomi l’aria fresca e il cielo azzurro.

E invece no.

Sono stata precettata con coercizione per fare il segretario di seggio sabato, domenica e lunedì. Grazie. Grazie davvero.
Perché proprio io, che sono anti-statale, anti-democratica, anti-sociale?
Mi porterò, per consolarmi, “Giornata di uno scrutatore” di Calvino da leggere.
E guarderò il cielo blu, là  fuori, e piangerò.

E, per tutti i numi, la prossima volta andrò io in gita.

[Questa piccolissima perdita di libertà  personale, peraltro retribuita, mi fa capire, anche se solo in parte, il senso di tristezza e inutilità  di chi doveva partire per la leva obbligatoria. Shame on Democracy]

Primo giorno – Domenica: il presidente di seggio è uno di 45 anni, deprimente, che vive ancora con la madre e che fa il lumone (ci prova) con qualunque cosa si muova o respiri appena. Lo prendiamo per il culo tutti e lui non perde occasione per dimostrarci quando si può essere squallidi nella vita. Non a caso è l’unico presidente del mio paese che non ha trovato uno straccio di segretario: non ha amici, è viscido, è stupido ed è un ricettacolo di tutti i peggiori luoghi comuni sugli uomini (mi ha dato della sua “cameriera”, mi ha ordinato di prendergli da bere e mangiare, beccandosi un sono Te lo scordi, fa battute di cattivo gusto sulle persone, puzza di dopobarba, è razzista, è appiccicoso, è invadente. Scusate, non posso continuare, devo tornare al seggio tra dieci minuti).
Unico aneddoto:
Io e l’altra ragazza: “Andiamo a prendere qualche caffé, se avete monetine datecele, che vi portiamo qualcosa da bere!”
Tutti tirano fuori qualche cent.
Lui, Mr. Squallor Arrogance: “Io non ho monetine, ma forse vanno bene queste [mostra gongolante banconota da euro 50]”.
Sguardo di sconforto.
E’ l’unico per cui, purtroppo, non sono avanzate abbastanza monetine per prendere qualcosa alla macchinetta. Povero.

Secondo giorno – Lunedì: la preoccupazione di oggi è “Ce la faremo, entro la nottata, a finire di spogliare queste 650 schede che ci toccano?”
Tutti speriamo di sì. Tutti cerchiamo di organizzare mentalmente il lavoro. Solo il presidente continua a ripetere: “Oh, è un casino, oh è troppo un casino” (Nota Bene: sono le Regionali, c’è una sola scheda, la parte più difficile è il voto disgiunto…).
Allora io e gli scrutatori elaboriamo un piano diabolico: cercheremo di organizzare al meglio il lavoro cercando di “distrarre” il presidente per evitare che generi casini insanabili o scorrettezze evidenti. E quando inizia lo spoglio (dopo un’altra mattina di noia, agonia, razzismo e intolleranza, in cui addirittura il mitico presidente ribadisce più e più volte lo status inferiore dei Mongoloidi/Handicappati), riusciamo a gestire la cosa con classe ed eleganza, rapidità  ed efficienza: il pirla di turno viene relegato a timbrare e siglare le schede bianche e nulle (“E’ un compito importante – dico io – anche il regolamento dice che lo deve e lo può fare solo il Presidente), mentre io e i magnifici quattro conteggiamo, osserviamo, ricontrolliamo, contiamo.
Compilo una marea di inutili registri, che non saranno mai letti da alcuno.
Finiamo.
Incredibilmente, finamiamo.
Vado dai militari del seggio, per comunicare che ce ne andiamo. Sono increduli (quasi quanto noi): siamo il primo seggio del paese ad aver finito. Nessuno ci avrebbe scommesso. Nessuno. E infatti, quando usciamo tutti insieme, con presidente imbecille e inconsapevole annesso, uno dei militari si avvicina. Con aria seria, solenne, composta, cerimoniosa direi, gli tende la mano. La stretta è vigorosa. Lo sguardo del militare, negli occhi del presidente, esprime fierezza e soddisfazione. E poi gli dice: “Complimenti, siete i primi. Bravo, davvero bravo: su di lei non avrei mai scommesso una lira.”
Risata generale liberatoria di tutti (tranne che del pirla deriso).
Finalmente è finita.
Complimenti alla squadra. Nonostante il “malus” iniziale (leggi: il presidente) ce la siamo cavata egregiamente, infrangendo peraltro una tradizione che dura da circa VENT’ANNI della nostra ridente cittadina per cui i “vincitori” in rapidità  erano sempre due Presidenti storici. Nessuno ha capito come abbiamo fatto, con questa palla al piede. Ma l’importante è farcela.
Nihil difficile volenti.

One thought on “Il primo week end di sole…

  1. beh, vedila così: questa incombenza elettorale da buona cittadina italica ti eviterà di
    a)tener fede ai tuoi propositi di correre ( mio dio, tu che hai voglia di correre?? ti ho influenzato troppo con la mia voglia di imprese sportive zen…)
    b)sorbirti ad ogni ora del giorno e della notte il
    Papa a-live show…con svolazzamenti di corvacci portajella e giornalisti finto commossi che fiutano sangue..
    c)provare rimorsi per essere rimasti qui nel varesotto con un tempo del genere e non aver combinato un cazzo…come sta succedendo a me in qsto momento

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