E’ ancora acerbo.
E’ ancora, veramente, “in progress”.
Ma questa volta questo ennesimo progetto ipermediale si sta conquistando una forma. Sta prendendo corpo, nelle nostre menti, e tra poco anche nell’etere.
E’ difficile parlare di anti-psichiatria senza nominare il termine.
E’ difficile prendere spunto da quello che ci succede, da quello che ci è successo, senza lasciare che prenda il sopravvento.
Non vogliamo scrivere un’autobiografia stentorea e scontata.
Non vogliamo fare i soliti detrattori del sistema.
Vogliamo – vorremmo – mostrare come la gioia chimica sia solo un’illusione e come, invece, l’equilibrio non sia nella stasi dell’anima, ma nel movimento della nostra tempesta interiore e nell’accettazione di questo movimento, di questa costante e imperitura instabilità .
Quale cornice migliore per mostrare questo scempio se non una città , anzi, La Città , quella che sembra catalizzare e risucchiare tutte le energie dei milioni di persone che ci vivono (anche senza abitarci, a volte) e che annega sotto uno strato di smog soffocante le speranze e il desiderio di vivere una vita piena di sentire.
Ecco di cosa vogliamo parlare.
Di un’anestesia generale di cui non ci accorgiamo più.
Della morte emotiva e dell’impianto di un “microchip emozionale” che dovrebbe sopperire a tutti i nostri bisogni di sensazione.
Ma non è così.
E allora urliamo immagini e testi innocui per dire che può essere diversamente. Che può andare diversamente. Che a volte no, ma a volte sì.
A volte sì.
E forse anche noi, con quest’opera in travaglio, stiamo cercando di ricordarci quanto sia bello sentire tutto, sentire il bene e il male, la leggerezza e lo spleen. Di quanto siano incantevoli le malinconie.
Le nostre Malinconie Urbane.
io…io lo so che vi amo tutt’e due…anzi con te è addirittura un odi et amo…
No Ali, ti prego, niente baci con la lingua… E nemmeno tre bacini sulle guance, ti prego…
Bel teaser… ora non ci resta che soddisfare queste altisonanti aspettative… la strada da percorrere è ancora lunga, ma le nebbie si diradano (e parlando di Quella Città il fumoso paragone mi sembra quantomai azzeccato).