Che il cinema Indonesiano abbia dei problemi, questo si sa. Forse lo tsunami, forse tutta quell’umidità , non saprei. Eppure sembra un bel posto. Comunque. Fiksi (Fiction, in inglese) è l’ennesima storia di un amore ossessivo, di un rifiuto, di una mente distorta nel corpo di una bella ninfa intelligente e artisticamente dotata.
Questo in teoria.
In pratica, Fiction è la storia di una figlia di papà traumatizzata dal suicidio della madre che decide di fuggire dalla bambagia in cui è stata tenuta per anni e di sperimentare la vera vita in un casermone popolare. Personaggio stereotipato come più non si potrebbe, Alisha è attorniata da altri personaggi altrettanto prevedibili, scontati e con un destino chiaramente segnato fin dall’inizio: la morte. Tutti quanti, infatti, devono morire per permettere allo scrittore geniale che partorirà le storie da cui è tratto il film stesso (metareferenzialità da bar, purtroppo) di trovare una degna conclusione per ognuno dei suoi racconti.
Il film è un buon tentativo di fare qualcosa di vendibile e, probabilmente, in parte originale, ma purtroppo fallisce nel suo intento: è scontato, prevedibile, piatto e addirittura noioso. Le scelte di musica e audio, tanto incensate dalla critica, si sono rivelate piuttosto fastidiose e anziché sottolineare il pathos e la suspense sortivano l’unico effetto di innervosire. Probabilmente anche il livello dell’audio, troppo alto, in sala, non ha aiutato…
Voto: 1 su 5 nonostante l’impegno