Sono anni, da una chiacchierata delle nostre nel giorno di Natale, quando c’era ancora il Pietro, sono anni che quando scrivo qui penso che nemmeno questa volta ho un “programma”. Che è l’ennesimo sbrodolare di parole senza senso, il solito insulso diario online, e che invece gente come Calvino, come la Dickens, come la Wolf, come chiunque fosse un vero scrittore, ecco loro avevano un programma. Erano partiti da un punto e volevano arrivare a un altro punto e hanno “remato” con la penna per tutta la vita.
Io invece mi siedo colpevole dietro la mia comoda tastiera e scrivo cose a casaccio, con questo peso sul cuore di non sapere dove sto andando, che storie sto raccontando, perché.
E’ per questo che ho sempre paura di morire, perché non riesco ad essere significativa. Non significativa per il mondo, intendo per me stessa.
E’ per questo che per me la gente è insignificante. Tutti con i loro album di nozze, con le loro feste per rimarcare con amici e parenti la felicità conquistata, le vacanze, i Natali passati, la poesia degli sguardi… Per me sono carne insignificante che si aggira per il mondo, credendo di valere qualcosa e invece non valete un cazzo di niente. Avete capito? Un cazzo di niente. Voi e i vostri vestiti per l’occasione giusta, voi e il vostro Faccio questo lavoro da trent’anni, voi e la banalità delle vostre facce.
Perché tutti si dovrebbero accorgere che sono sbagliati. Che sono incompleti, ridicoli, ottusi, conformisti. Che non hanno un programma. Che non stanno lasciando nessun segno.
Che vivete in case da milioni di euro o in appartamenti angusti nella periferia di Milano, che passate la vita a fare i passacarte, i burocrati, gli impiegati, i ricercatori e fate pena, fate, nel vostro essere così convinti che tutto abbia un senso. Andate a messa, pregate il Signore, fate volontariato. Comprate i vestiti ai saldi, comprate i vestiti a Roma perché costano di meno, leggete Il cacciatore di aquiloni e lo trovate un bel libro, ecco voi, sì proprio voi mi fate pena. E non sono migliore di voi. Solo che non capisco come facciate a non vedere il vostro essere insignificanti. Non capisco quanto bisogna essere egoisti ed egocentrici per essere davvero convinti di stare facendo qualcosa di importante, anche solo di sensato, di passabile, di decente.
Io un programma non ce l’ho. Ho solo questa sensazione che sta andando tutto a rotoli, che il mondo è finito e noi stiamo ancora qui a mandare cazzo di curriculum vitae cercando un lavoro, e non ci sono più lavori, non c’è più niente. Non ci sono più sogni, perché quando hai fatto la brava tutta la vita, trent’anni di inutile vita, e ti ritrovi ancora che non ce la puoi fare da sola ti ritrovi a dover pensare Vaffanculo, io lo faccio e se poi non ci riesco qualcuno mi parerà il culo, quando hai lavorato, hai studiato, tanto e bene, ti sei impegnata, ci hai provato e no, non funziona, non funziona mai da nessuna parte, e ci sono articoli di giornale con i pallini colorati sbagliati e un sacco, UN SACCO di bugie scritte dentro e tu ti arrabbi e fai le polpette di melanzane perché nessuno ti veda e porca merda non hai un cazzo di programma, non hai un’idea di come uscire da tutto questo e non puoi nemmeno decidere il nome di un cazzo di gattino… Ecco allora capisci che è tutto finito. Che non c’è speranza. Non c’è speranza, niente da fare, il mondo è finito e non ce ne siamo accorti, è come nei film in cui muori ma non lo sai e giri da fantasma nel tuo ex-mondo e nessuno ti vede, e non riesci a toccare le cose, e non riesci a far sentire la tua voce, e sei da solo in mezzo a tutti gli altri e vai fuori di testa.
E anche scrivere tutte queste cose al nulla, al niente, a gente che nel migliore dei casi farà finta di nulla, nel peggiore fingerà di interessarsi a come sto per 5 minuti, a cosa serve? Non serve a niente.
Quindi no, a distanza di anni ancora non ce l’ho un programma, perché me lo devi spiegare tu come si fa a costruire sulle macerie che ci avete lasciato, come si fa a fare un passo se poi c’è sempre bisogno che ci siate voi a tenerci la mano, come si fa a sognare ancora la notte quando sai benissimo che è tutta una presa in giro. Qualcuno me lo deve spiegare, perché poi da noi ci si aspetta il futuro, ci si aspettano i figli, ci si aspetta di tutto, ma noi non siamo capaci.
E allora almeno smettiamola, per favore, di far finta di essere speciali. Siamo solo forme di vita casuale che cercano modi originali di intrattenersi da qui alla morte. Non c’è niente di speciale. Niente di niente.
Almeno scrivi qualcosa sul blog o fai finta di contribuire a produzioni cinematografiche. Io scrivo ancora sui blocchi di carta. Quindi vai a fare in culo, di cuore.Sei una delle poche persone che ha capito.Non che questo ci renda felici.Un abbraccio
Ciao, non ti conosco ma questo post merita un commento. Per forza di cose devo darti ragione, almeno per le premesse. Ma non per le conclusioni! Non hai un programma, e allora? I programmi, le strade ben segnate sulla cartina, come avrai capito oramai, sono solo cose che ci si racconta per dormire tranquilli e sentirsi a posto, integrati, funzionali. Anche io non ho un programma. Ne ho tanti, a volte semplici, a volte complicati. Spesso li cambio. Non lasciarti condizionare da quelli che credono di essere arrivati, di sapere tutto. Non sentirti schiacciata da gente venuta prima di noi, in un mondo totalmente diverso. Vai avanti per la tua strada, dovunque ti porterà . E mandaci la ricetta delle polpette di melanzane, che un buon piatto veg ci sta sempre bene 😀
A presto
Proprio oggi ho letto un articolo di una mia amica che parla più o meno delle stesse cose da un punto di vista differente. Siccome non credo alle coincidenze, ti passo il link:
http://www.voglioviverecosi.com/index.php?appuntamenti-periodici-con-esperti-di-cambiamento-lavoro-investimenti-all-estero-viaggi_267/storie-racconti-testimonianze-e-interviste-a-donne-che-hanno-cambiato-vita_521/ricomincio-da-me-di-filomena-ianniciello_555/
E visto che ormai sono diventato veg, me le fai le polpette quando ci vediamo? 🙂
@Max: ho capito tutto? Chissà . Sicuramente non smetto di farmi domande, anche se certe cose ormai preferisco non affrontarle più (come Paolo, perché ogni volta mi sento più inadeguata e più “sbagliata”). Vorrei non essere sempre così disfattista, perché poi di cose belle ne vivo tante, però l’amaro in bocca a volte resta… Anzi, quasi sempre. Sarà anche che non ci vediamo da mesi e che mi manchi… Non va bene… Non va bene affatto, e voglio che questa cosa cambi, al più presto!
@Giulia: chi mi parlava, secondo me, aveva e ha tutt’ora ragione. Avere un programma, per chi vuole scrivere, è una cosa importante. Se no va a finire che ci si butta su qualcosa sull’onda dei tempi, e quella non è scrittura, è porcheria.
D’altra parte è vero che “non è più come una volta”… Però i desideri restano quelli di una volta, per certi versi. Avere un compagno di vita, una casa propria dove crescere i propri figli come più ti pare e piace (come tu ritieni giusto, insomma), sentirti libera di fare scelte senza dover dipendere sempre da qualcuno che ti aiuta economicamente e che quindi può pesare con la sua decisione, avere un lavoro, gratificante o meno, che sia solo una parte della tua vita e che ti permetta di coltivare altro… Ormai tanto di tutto questo è un’utopia, anche per i più fortunati come me. E non è facile non starci male…
@Fede: tu vegano? Ma è un controsenso! Sei toscano! E la fiorentina dove la metti? L’hai già detto ai tuoi?! 😉
Comunque ho letto la storia di Filomena: complimenti per lo spirito, complimenti per tutto, ma io non riesco a sentirmi così “scanzonata” e ottimista verso il futuro. Questo poi non significa che me ne resti con le mani in mano, tuttavia non riesco a pensare chissene frega se la meritocrazia è ormai un’utopia… Mi arrabbio. Sai come sono fatta, no? E ovviamente, nel mio piccolo, cerco di costruire qualcosa di diverso. Di certo è questo che stiamo facendo con Giacomo: non è solo “fare film”, ma è cercare di lavorare in un certo modo, creando una realtà “alternativa”, rispettando le persone, le loro idee e il loro dissenso, premiando la capacità (anche perché lavorando con così poche risorse o sei bravo e ti impegni al massimo o non servi a quasi niente) e così via. Ci riusciremo? Chissà . Sicuramente non sbattiamo la porta in faccia a nessuno perché abbiamo paura di essere scoperti mediocri. Però pensare a tutte le energie, fisiche ed emotive, spese dietro a gente che nemmeno si degna più di chiederti come stai, se sorpavvivi, come te la cavi… Beh, lascia tanto l’amaro in bocca…
Si, vegetariano (vegano non ancora) da sei mesi. L’ho detto ai miei e mi hanno ovviamente diseredato 🙂
ho trovato il tuo link su erbaviola e mi sono imbattuta in questo post. Vorrei dirti che sei pessimista, ma purtroppo so cha hai ragione, che anche a me pare di correre intorno a vuoto tipo danazione dantesca, inseguendo non si sa che cosa, una finta carriera accademica ( e quando comincerà se lavoro gratis?), rabberciando mille progettti che poi vengono interrrotti perchè mancano i fondi e per quanto buoni e belli e fatti per cambiare il mondo rimangono sempre fermi in panchina come un fenomeno di calciatore diciottenne con il menisco rotto.
Poi però guardo i miei bimbi, che sono nati in questi anni di caos e progettualità saltate o interrotte, e all’improvviso so che ci sto a fare su questo pianeta: crescere persone che spero diventeranno migliori di me, migliori di noi.
Ti mando un loro sorriso, coraggio! 🙂
Moira speriamo che diventino loro stessi, senza essere migliori di nessuno, senza dover subire anche il giudizio dei loro parenti.
ah, Vale, ti conosco mascherina: ti ricordo che non vale scrivere pensando che alcune certe persone ti leggano e sforzarsi pertanto di essere politically correct.
Non farlo mai più.
E ricollegati a msn, capra.