La crisi

La gente dice che sono ansiosa. E’ una cosa brutta che ho preso da mio padre, insieme a un sacco di cose belle. D’altra parte, io non credo di essere ansiosa: sono solo realistica. Voglio dire, c’è obiettivamente sempre qualcosa di cui preoccuparsi. Il bello è che negli anni ho imparato a preoccuparmi “a tempo”: sono fiera di confermare a grandi e piccini che adesso so staccare. Che so chiudere la saracinesca e dire: “E vabbuò”. E andare oltre.
Quello che impari a fare, però, non sempre è percepito anche all’esterno. Certi percorsi sono tutti soggettivi, individuali, interiori. Così, visto che ormai sono due settimane che non riesco a respirare, tutto mi dicono che sono ansiosa. Che ho tutto il peso del mondo sulle spalle ed è per questo che non riesco a fare respiri profondi. Secondo me ho qualche malattia incurabile, invece. Perché non sarò più ansiosa, ma alla mia cara, vecchia ipocondria ci sono affezionata eccome.
Il punto è che poi stai a casa per stare meglio, per rilassarti, per goderti le bombe al cortisone che ti hanno prescritto, e ti becchi la striscia fortunata degli articoli sugli imprenditori suicidi, che in questi giorni sembrano la tematica n.1 di ogni testata.
Ah, sì, e sei un’imprenditrice.
Comunque, non mi voglio suicidare, solo mi fa un po’ tristezza vedere queste persone che si ammazzano perché hanno debiti di 20.000, 30.000, 100.000€. Quando poi leggi di truffe bancarie, processi e “ammende” a compagnie che hanno rubato miliardi di miliardi, e in cui nessuno ci pensa nemmeno lontanamente ad ammazzarsi.
Il caso che mi ha fatto più impressione è quello di un ristoratore di Treviso: non che ci conoscessimo, ma ero stata a cena nel suo locale giusto 3 settimane prima e lo avevo visto in faccia, ci avevo parlato, mi aveva indicato l’ottimo banco contorni a disposizione. E poi è morto.
Ora questo tempo uggioso, questa oppressione al petto e la contingente situazione economica e politica non è che lascino proprio ben sperare.
Nonostante tutto, non riesco a sentirmi disperata, anzi, tutt’altro. Continua questa strana sensazione di speranza, come se stesse per succedere qualcosa di incredibilmente bello o come se, in generale, quello che sta succedendo fosse già  abbastanza bello così. Incoscienza? Delirio da farmaci? L’aria del Veneto che mi contamina con un immotivato entusiasmo? Chissà . Staremo a vedere, sempre se sopravvivo a questa vera-malattia, falsa-ipocondria, e quello che succederà .
In caso, sulla mia urna cineraria vorrei che scriveste “Ve l’avevo detto che stavo male”.

2 thoughts on “La crisi

  1. vabbé, sei la solita Vale catastrofica, quindi possiamo stare tranquilli ancora un po’ 🙂
    Sugli imprenditori suicidi, ti consiglio di spegnere la tv e unirti al forum degli imprenditori che resistono.
    E’ anche vero però che persino io, che sono molto più positiva, riesco a capirli. Per capirli purtroppo ci vogliono condizioni particolari che non ti auguro affatto: dalla banca che ti strozza letteralmente e ti umilia con continue telefonate, alla famiglia assente che non ti aiuterà mai e quindi la prospettiva di finire davvero sotto un ponte con la minestra della caritas. E francamente, è una situazione in cui pochi sono preparati per sopravviverci.
    Noi quest’anno festeggiamo il quarto anno senza fido bancario. Li abbiamo chiusi i fidi, sputando sangue letteralmente e non ne abbiamo più bisogno. Ma ne abbiamo passate abbastanza da capire che la scelta di alcuni è davvero l’unica, soprattutto se come il signore sopra hai 58 anni e vivi nel peggior paese della UE. Non è un paese in cui puoi ricominciare da capo o trovare un lavoro se chiudi, è un paese in cui le banche ti mangiano immediatamente tutto e ti ritrovi per strada se non hai una famiglia alle spalle che ti sostiene economicamente. Ma a 58 anni la famiglia sei tu…

    insomma, comprensibili.

    ma tu? tu che non ne hai nemmeno 40 e non hai le banche che ti corrono dietro, come ti permetti scusa? 🙂 Basta ipocondria e malanni psicosomatici, consiglio la terapia migliore: un’oretta di zappatura orto, vedrai che tutto assume una prospettiva diversa 🙂

  2. Ah-ah! Ed è qui che ti frego! Abbiamo zappato proprio la settimana scorsa. E nonostante questo totale senso di decadenza e abbandono tipico, come dici tu, da peggior paese della UE, io non demordo.
    Alla fine secondo me non ho niente di psicosomatico: ho semplicemente preso freddo e poi fatto la super-eroina per non mostrare il fianco debole al mondo. E poi il tuo corpo ti dice “Ao’, fermate un attimo, va’!”

    Tuttavia, sono positiva. Hai ragione su tutta la linea: anche io preferisco guardare a “chi ce la fa” piuttosto che pensare di essere nelle fila di chi non ce la fa. La crisi è un’ottima risorsa per spazzare via quello che non funziona e rinnovare quello che può essere rinnovato. Fare questa affermazione in un post in cui parlo di suicidi può essere cinico, ma voglio dire: si può cambiare. Per qualcuno sarà durissima, perché è alla fine della sua carriera professionale, e riciclarsi non è facile, magari, e in un paese dove lo Stato opprime anziché incentivare diciamo che è proprio una merda. Però noi possiamo cambiare, noi in realtà “siamo già partiti cambiati” (!!!) nel senso che certi periodi di crescita non-stop non li abbiamo mai conosciuti, e quindi siamo nati e ci siamo fatti le ossa (professionalmente) con una versione soft di quello che sta arrivando. Insomma, siamo pronti. Parliamo inglese. Abbiamo un sacco di idee e, quel che è meglio, non siamo soli. Abbiamo una squadra “vicina” e una squadra “allargata” fatte entrambe di persone speciali, e due famigli che non posso trovare il modo di spiegare quanto ci stanno vicine (senza però rompere i maroni, mai)… Quindi: io penso che ce la faremo. Oggi respiro anche meglio. E’ stato un bel venerdì e sento che succederanno belle cose. Nonostante il governo, nonostante la crisi, nonostante tutto.
    E, soprattutto, grazie a noi stessi 🙂

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