INPS e maternità

In questi giorni tantissime persone mi stanno segnalando articoli online che parlano di bonus nido e baby sitter. Trovo il fenomeno, oltre che molto gradito, molto interessante. Giovani di diverse età  cominciano a sensibilizzarsi e sensibilizzare sulle agevolazioni che lo Stato mette a disposizione delle giovani madri, ne parlano, lo condividono e cercano di aiutare.
Se da una parte gioisco per questo spirito di solidarietà  e coscienza civica, dall’altro mi trovo mortificata nel constatare che è tutta una bolla di sapone: in un paese dove faticano a pagarti anche solo i cinque mesi di maternità  che spettano alle lavoratrici della gestione separata, mi immagino che farsa debba essere il click day in cui concederanno questo fantomatico bonus.
Da febbraio 2014 a oggi non mi è dato sapere se la mia domanda di maternità  è stata accettata oppure no. A ogni chiamata al call center aprono una segnalazione che sposta le loro tempistiche di azione in là  di 15 giorni.
Il mio mitico commercialista Marzio (credo di essere l’unica al mondo che ama il suo commercialista) è ottimista. Io aono titubante quando dopo più di un’ora con il call center dell’INPS oggi mi sono sentita rimbalzare di nuovo.
Un tempo avrei detto “Beh, non importa, non ho problemi di soldi”. Ma fino a che età  è dignitoso lavorare a tempo pieno e farsi comunque aiutare dai propri genitori? Fino a che punto è etico? Genitori che mi hanno dato tutto, ogni opportunità , ogni strumento, ogni libertà , e che ora mi vedono arrancare più di quanto arrancassero loro alla mia eta.
Stasera però non riesco a sentirmi totalmente responsabile di questi problemi. Se mi guardo indietro e mi guardo adesso vedo un percorso, vedo una crescita, una carriera, dei traguardi. E poi vedo l’INPS che non mi paga cinque pidocchiosi mesi di maternità . E non è che guadagno miliardi, per ora. Stasera sento che le difficoltà  che ho non sono tutte colpa mia. Sento che è il paese in cui ho deciso di restare che è marcio e allo sbando. E mi fa male.
E poi mi chiedo: ora che ho un figlio, ora che non sono più io da sola, quanto tempo darò ancora a questo paese perché dia un cenno di apprezzamento per tutti i miei, i nostri sforzi?
Perché come ho scelto di restare posso anche scegliere di andare. Dove? Chissà . Ma sentirmi così in gabbia no. Questo no.

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