Le giornate scorrono via come fiumi. Non te ne accorgi neanche. Bevi un bicchiere di latte a colazione e lavori su pagine html, mangi una focaccia agli spinaci e traduci la biografia di una pittrice, rubi pan di stelle a merenda e scrivi un volantino. E sono le undici di sera e ti dici “Però, pensavo fossero solo le sei.”
L’ora legale non aiuta. Con questo buio non si capisce mai quando si dovrebbe smettere di lavorare. E poi fai benzina da un benzinaio qualunque e vedi che sta mettendo su le decorazioni di Natale.
Ma se settimana scorsa si parlava di andare al mare, come può essere?
Vivo nel solito limbo spazio-temporale che mi avvolge all’inizio dell’inverno e che mi si scrolla di dosso a primavera, quindi avverto tutti quelli che mi conoscono (e già che ci sono, saluto tutti quelli che mi conoscono) che da qui a marzo sarò come imbottita e ovattata e, soprattutto, rintronata.
Ora torno a correggere una tesi, tra un caffè e una camomilla. Ma che ore sono? Quanto manca all’alba?