Autocoscienza

BlueValentine
Sono autocosciente?
Spesso me lo chiedo.
A volte temo di essere la proiezione della coscienza di qualcun altro, che mi ha creata così, imperfetta e vulnerabile, e poi si è dimenticato di me, e io ora mi aggiro come un’ombra per strade che non mi appartengono, incontro persone che non mi riconoscono, sogno sogni non miei.
Come posso essere sicura di esistere, se arrivo a rinnegare anche le mie emozioni, quello che mi rende tanto speciale mi disgusta a tal punto che una lama sulle vene non è poi così aberrante?
Poi, però, penso con arroganza, che nessuno, o quantomeno pochi, potrebbero pensare a un essere così complicato come me e mi consolo credendo di essere davvero io a decidere come sono, a decidere il mio sentire, a decidere le mie notti ovunque tranne che in me stessa.
Sorrido pensando al solipsismo di qualcun altro e alla mia mancata integrità .
Forse un giorno mi rassegnerò, forse un giorno mi cancelleranno (ma non l’hanno già  fatto una volta?) senza nemmeno avvertirmi, forse un giorno scoprirò come stanno davvero le cose.

Intanto ripenso a quel film magistrale che mi ha un po’ cambiato la vita e ripeto:
“Ridi e il mondo riderà  con te. Piangi e piangerai da solo”.
Il sorriso si trasforma piano in un ghigno.
Dura consapevolezza solitaria che allaga l’anima…

Teleposto AM. Ovvero, De Amicitia

Un'ultima foto di amici felici
Mi ricordo quest’estate, di notte, dispersi in macchina per le strade di una bellissima Puglia. E mi ricordo il temporale che arrivava, e i lampi sul mare, e la pioggia a dirotto che ci bagnava anche le ossa. E mi ricordo che ci siamo persi, tutti e cinque, cercando di tornare a casa dopo una serata senza sedie e senza bicchieri per tutti e senz’acqua. Ma con tante risate, perché c’eravamo noi, dopotutto, a illuminare ogni opacità .
E mi ricordo Teleposto AM, un cartello nel buio che indicava un luogo sconosciuto e incomprensibile.
Ed è stato ripensando a Teleposto AM che sono stata assalita da una Nostalgia al di là  delle notti insonni, al di là  dei giorni di sole, al di là  di tutto. La mancanza è subdola e arriva all’improvviso. Mi accorgo, in questo sabato pomeriggio bianco e inconsistente, di quanto mi mancate.
Mi mancano le canzoni pop cantate a squarciagola, dovunque andassimo, qualunque cosa facessimo.
E le serate a bere alla Bugia e a girovagare per Pisa parlando, nel silenzio della sera e nel vuoto delle strade.
Mi scende una lacrima pensando alle luci blu, quelle nei palazzi, che così i drogati non si vedono le vene, e mi scende un’altra lacrima pensando che tutto è andato perso, o quantomeno è messo via, in un cassetto che per molto tempo non riaprirò. E poi, quando lo riaprirò, sarà  tutto così lontano che sentirò comunque il dolore della perdita.
Nemmeno gli ordini sbagliati di Ricca, che prendeva sempre quello che non voleva e poi ci invidiava per i nostri piatti luculliani, nemmeno l’atteggiamento brusco e deciso di Massi, che sembrava sempre arrabbiato quando diceva qualcosa e invece era solo il suo modo di essere, nemmeno Tommaso con tutti i suoi non-nomi e identità  plurime, niente di tutto questo, ora, mi fa sorridere, perché vedo tutto da lontano, mi è sfuggito dalle mani perché ho scelto un’altra strada, ecco, niente mi fa sorridere, sento solo una piccola ferita nel palato del mio cervello che stuzzico con la lingua della memoria e non si rimargina (e forse non si rimarginerà ) mai.
Ripenso ai miei Bloom’s Day, che avete sempre odiato tutti, quesi 16 giugno pieni di luci sull’Arno, di fuochi d’artificio che non vedevamo mai e di bevute in giro insieme. Ripenso a come mi sentivo felice di festeggiare con i miei amici una ricorrenza che aveva importanza solo per me, ma che comunque era una festa, era un solco nella pelle e nel ricordo.
E penso che quest’anno non ci sarà  nessun Bloom’s Day, nessuna Luminara in giro per la città .
Penso che non ci sarà  più il vento fresco di novembre che sembra quasi primavera mentre ce ne torniamo a casa dopo una delusione artistica, che non ci sarà  più David (anche perché ha chiuso per lasciare spazio a un modaiolo locale fashion-fusion), che non ci saranno più quegli ottimi hamburger. Non ci saranno più le soste in autogrill a mangiare tutte le caramelle gommose che la nostra bocca può contenere e poi sputarle nelle aiuole, non ci sarà  più il RealConato di Massi, né i silenzi di imbarazzo di Tommaso, né la reticenza ambigua di Ricca.
O forse no.
E’ questo, in realtà  che mi fa più male: ci saranno ancora, tutti quei momenti. Ci saranno ancora e sempre, perché le persone cambiano, ma mai del tutto.
Ci saranno, quei momenti.
Ma non ci sarò io.

E allora vi dico la verità : io vi penserò sempre. Sembra un po’ melò da dire così, ma è vero. Vi penserò sempre. E vi dedico due canzoni, che mi riporteranno sempre e per sempre ai momenti con voi…

Per Ricca ci sono (guardacaso) i Pearl Jam…
Perché sei una persona di cui ho sempre cercato, invano, di penetrare il guscio, ma alla fine cantare insieme ci ha unito tanto e ci ha fatto dire anche quello che con le nostre parole non era facile spiegare: l’inquietudine…


Elderly Woman Behind The Counter in a Small Town

I seem to recognize your face
Haunting, familiar, yet I can’t seem to place it
Cannot find the candle of thought to light your name
Lifetimes are catching up with me
All these changes taking place,
I wish I’d seen the place
But no one’s ever taken me
Hearts and thoughts they fade, fade away
Hearts and thoughts they fade, fade away

I swear I recognize your breath
Memories like fingerprints are slowly raising
Me you wouldn’t recall, for
I’m not my former

It’s hard when you’re stuck upon the shelf
I changed by not changing at all, small town predicts my fate
Perhaps that’s what no one wants to see
I just want to scream… Hello…
My God it’s been so long, never dreamed you’d return
But now here you are, and here I am
Hearts and thoughts they fade… Away…

Hearts and thoughts they fade, fade away
Hearts and thoughts they fade, fade away…
Hearts and thoughts they fade… Away…
Hearts and thoughts they fade, fade away…
Hearts and thoughts they fade, fade away…
Hearts and thoughts they fade, fade away…
Hearts and thoughts they fade…

Per Massi c’è, forse un po’ banalmente, Lou Reed.
Perché a volte non è facile sentire in modo diverso dagli altri, ma poi arriva sempre un…

Perfect Day

Just a perfect day,
Drink Sangria in the park,
And then later, when it gets dark,
We go home.

Just a perfect day,
Feed animals in the zoo
Then later, a movie, too,
And then home.

Oh it’s such a perfect day,
I’m glad I spent it with you
.
Oh such a perfect day,
You just keep me hanging on,
You just keep me hanging on.

Just a perfect day,
Problems all left alone
,
Weekenders on our own.
It’s such fun.

Just a perfect day,
You made me forget myself.
I thought I was someone else,
Someone good
.

Oh it’s such a perfect day,
I’m glad I spent it with you.
Oh such a perfect day,
You just keep me hanging on,
You just keep me hanging on.

You’re going to reap just what you sow,
You’re going to reap just what you sow,
You’re going to reap just what you sow,
You’re going to reap just what you sow…

Non sarà  facile trovare amici come voi.
Non sarà  facile abituarsi all’idea di perdervi.
Non sarà  facile, ecco.

Parole di carta

Scrivo ininterrottamente su piccoli quaderni con una penna nera. Le pagine si riempiono di pensieri e suggestioni che sono solo mie e che mie devono rimanere.
Penso che la vita non finisce, a volte, nonostante tutto, anzi, a volte ricomincia.
Penso a scrivere, che è la cosa che mi rende viva, e mi rendo conto che ovunque lo faccia mi fa stare meglio.
Penso a racconti di Torino, penso a racconti della mia famiglia e altri animali, penso a storie per cambiare le mie radici, e sto bene.
La notte sogno, ma spesso non ricordo. L’insonnia sta lasciando spazio alla tranquilla contemplazione degli stati d’animo e non è poi così male.
Vivo con la costante paura che tutto crolli ancora, che l’equilibrio che credo di trovare ogni giorno, ogni ora, svanisca in un istante. Che poi è così che succede, uno si sveglia la mattina e il mondo fuori è cambiato, e il mondo dentro è cambiato, e il cambiamento è una delle cose più terrificanti, più sconvolgenti e insieme più vitali del mondo.

Ora leggo di nuovo, ho un fumetto e voglio andare al cinema. Fumo più di quanto non vorrei, ma assaporo tutto un po’ di più.
Ho voglia di prati sotto i piedi, ho voglia di luna sulla pelle, di musiche del passato, di odori di terra, ho voglia, come in quel film, che l’azzurro del cielo torni ad essere azzurro, che gli alberi siano ancora verdi. Ho voglia di cercare i colori dentro la nostalgia che ho di me…

Per quanto tempo le pagine sono rimaste bianche? Per quanti anni la mia anima è stata un libro che aspettava di essere scritto, un racconto da raccontare, una storia da esplorare. E adesso sta ricominciando, tutto, lentamente, con dolore, con piacere.
Sentire, è questo che conta. E non sono più like a patient etherized upon a table e mi sono accorta che dipendeva tutto da me.
Ora il tempo passerà  gocciolando come olio sulle mani, ora i giorni sorgeranno come perle dal mare, ma non voglio più morire, non voglio più aspettare.
E sentire è l’unica cosa che conta, adesso.

Dualismo (Arrigo Boito, scapigliato)

Son luce ed ombra; angelica
farfalla o verme immondo
sono un caduto cherubo
dannato a errar sul mondo,
o un demone che sale,
affaticando l’ale,
verso un lontano ciel.

Ecco perché nell’intime
cogitazioni io sento
la bestemmia dell’angelo
che irride al suo tormento,
o l’umile orazione
dell’esule dimone
che riede a Dio, fedel.

Ecco perché m’affascina
l’ebbrezza di due canti,
ecco perché mi lacera
l’angoscia di due pianti,
ecco perché il sorriso
che mi contorce il viso
o che m’allarga il cuor.

Ecco perché la torbida
ridda de’ miei pensieri,
or mansueti e rosei,
or violenti e neri;
ecco perché con tetro
tedio, avvincendo il metro
de’ carmi animator.

O creature fragili
dal genio onnipossente!
Forse noi siamo l’homunculus
d’ un chimico demente,
forse di fango e foco
per ozioso gioco
un buio Iddio ci fe’.

E ci scagliò sull’umida
gleba che c’incatena,
poi dal suo ciel guatandoci
rise alla pazza scena
e un dì a distrar la noia
della sua lunga gioia
ci schiaccerà  col pie’.

E noi viviam, famelci
di fede o d’altri inganni,
rigirando il rosario
monotono degli anni,
dove ogni gemma brilla
di pianto, acerba stilla
fatta d’acerbo duol.

Talor, se sono il demone
redento che s’india,
sento dall’alma effondersi
una speranza pia
e sul mio buio viso
del gaio paradiso
mi fulgureggia il sol.

L’illusion-libellula
che bacia i fiorellini,
-l’illusion-scoiattolo
che danza in cima i pini,
-l’illusion-fanciulla
che trama e si trastulla
colle fibre del cor,

viene ancora a
sorridermi
nei dì più mesti e soli
e mi sospinge l’anima
ai canti, ai carmi, ai voli;
e a turbinar m’attira
nella profonda spira
dell’estro ideator.

E sogno un’Arte eterea
che forse in cielo ha norma,
franca dai rudi vincoli
del metro e della forma,
piena dell’Ideale
che mi fa batter l’ale
e che seguir non so.

Ma poi, se avvien che l’angelo
fiaccato si ridesti,
i santi sogni fuggono
impauriti e mesti;
allor, davanti al raggio
del mutato miraggio,
quasi rapito, sto:

e sogno allor la magica
Circe col suo corteo
d’alci e di pardi, attoniti
nel loro incanto reo.
E il cielo, altezza impervia,
derido e di protervia
mi pasco e di velen.

E sogno un’Arte reproba
che smaga il mio pensiero
dietro le basse immagini
d’un ver che mente al Vero
e in aspro carme immerso
sulle mie labbra il verso
bestemmiando vien.

Questa è la vita! L’ebete
vita che c’innamora,
lenta che pare un secolo,
breve che pare un’ora;
un agitarsi alterno
fra paradiso e inferno
che non s’accheta più!

Come istrion, su cupida
plebe di rischio ingorda,
fa pompa d’equilibrio
sovra una tesa corda,
tal è l’uman, librato
fra un sogno di peccato
e un sogno di virtù.

Conto alla rovescia

E’ tutto un aspettare.
Aspettare un arrivo, aspettare una partenza.
Contare i minuti, ingannare il tempo, guardare il cielo e non sapere che ore sono.
Aspettare. Da quanto aspetto? Quanto ancora aspetterò?