Lettera natalizia per Alice

Cara Ali, te l’avevo detto che in un modo o nell’altro la lettera di Natale ti arrivava anche quest’anno, e infatti.
Sono qui, in piedi all’una e mezza della vigilia, che rischio di incrociare Babbo Natale con slitta e renne per scrivere a te, sì, a te, che vedi la bisnonna in salotto, che stasera eri ubriaca alle otto di sera in mezzo a frotte di parenti che si avventavano sul banco dei cocktails. Scrivo a te che hai cercato di rovesciare un bicchiere di Negroni dentro la caraffa perchè “No, così è proprio troppo”, e invece l’hai rovesciato sulla tovaglia di lino bianca come la neve, sotto gli occhi disgustati ma felici di tuo padre, che pensava “Mio Dio, ho una figlia così grande che può anche ubriacarsi…”
Non mi vengono retoriche frasi natalizie, non mi ricordo di momenti trascorsi davanti al fuoco a raccontarci le favole di Natale, ma mi ricordo i pomeriggi passati a disquisire sul lampadario di camera tua, le tre settimane in Scozia in cui abbiamo mangiato solo mele e formaggini (rubati dalla mensa), ME incastrata a novanta gradi sotto il letto del Devero, e tu e la Lussi che ridete e tua mamma che arriva e dice “Tiratela fuori di lì”, a metà  tra l’incredula e l’impietosito. Sono queste le cose che fanno Natale, per me, tutte le risate che ci siamo fatte durante tutti gli anni, tutte le cose che abbiamo condiviso negli altri 364 giorni dell’anno, non i ricordi di queste stupide notti in attesa che un vecchio ciccione della Finlandia ci entri in casa di nascosto e ci mangi l’ultima fetta di panettone.

Vorrei essere dislessica come te, mettere quache errore qua e là  per fati sentire a casa, ma non so, non mi ento all’altezza, come eguagliare te i il tuo ultimo “Mio papà  che tentava di Cointreau”…
E poi quale migliore gesto d’amore? Mi hai fatto la salsa tonnata, in cui io ho infilato, nell’ordine, cercando di farmi un crostino: un finocchio intero (che sarà  ancora sul fondo), la salsa verde e la mousse rosa e, infine, del Negroni.
Ebbene sì, ero ubriaca, e allora? E’ forse una colpa?
No, non credo.

Ecco, questa è la mia lettera di Natale, la puoi leggere tu, la possono leggere tutti, ma almeno io non ho scritto niente riguardo la maschera purificante togli -brufoli… D’oh!

Auguri, Capra.

Le persone perfette

Le persone perfette mi fanno schifo.
Odio quel loro modo di essere, perfette, senza sbavature, sempre al loro posto, sempre a loro agio.
Odio chi sceglie, e qualunque scelta faccia, è sempre soddisfatto, è sempre la scelta migliore, è sempre la cosa più bella.
Odio le persone perfette tanto quanto odio la mia dannata imperfezione.
Le mie macchie sulla pelle.
Le mie giornate senza senso.
I miei pensieri sconnessi.
La mia sindrome premestruale.
Odio la perfezione perché mi ricordo, ogni giorno, di quanto sono fragile e terribilmente inutile.
Di quanto dovrei scomparire in un alone di polvere magica, in stile Final Fantasy, e invece no, resto qui, con tutta la gravità  del mio corpo, con tutta l’insoddisfazione del mio spirito.
Resto qui piena di progetti aperti, ma sempre sola, in un turbine confuso di frequentazioni di cui farei a meno.
Odio la perfezione e odio me stessa perché sono intransigente, sempre, con tutti, soprattutto con gli altri.
Oggi mi odio in modo particolare, perché oltre a me stessa metto sul banco anche gli altri, quelli a cui voglio bene, e tiro le somme, e divento giuria.
E mi faccio schifo, a notte appena iniziata, perché scrivo sfoghi e non racconti, perché penso alla vita e non all’arte, perché resto immobile e non so creare.

Voglio uscire da questa dannata attesa e tornare a respirare e a uscire.
Voglio smettere di vivere divisa.

Svolta epocale (o anche "-iBook- PowerBook sarai mio")

E’ un momento epocale.
Chi mi conosce sa che da mesi (o anni?) sto boicottando Bill cercando di non usare più suoi programmi.
No, non è una questione ideologica o di principio: è per salvarmi il fegato. Davvero, niente risentimento, solo non ce la faccio più.
Forse (ma non troppo forse) abbandono Soffietto dopo esattamente quattro anni di battaglie insieme e passo a questo.
E’ che me lo sogno la notte…
Deve essere mio…

Immagine della malinconia

Dialogo surreale

“Beh, dimmi, ad esempio, che forma ha per te la malinconia?”
“Una persona seduta di spalle con le gambe a penzoloni nel vuoto, che guarda l’orizzonte”.

The Image of Melancholy

Surreal dialogue

“Well, for example, what do you think the form of Melancholy is?”
“It is a lonely person, seen from her back, sitting with her legs towards an obscure nothing, looking a far horizon”.