Torno subito

Lo so, avevo molte cose in sospeso: recensioni di film, resoconti dell’orto, lavoro, vita.

Solo che la vita è una simpatica umorista e, in questi mesi, di “vita” ne ho fatta una vera scorpacciata. Dal 27 aprile, infatti, una piccola vita mi cresce nella pancia, e ora è quasi pronta a uscire. Quasi, eh! Al 17 gennaio manca ancora un po’, anche se in questi otto mesi ho fatto un viaggio bellissimo, con il mio bambino e con Giacomo, e con tutte le persone che hanno condiviso gioie (molte), dolori (poche) ed evoluzioni (fantastiche) di quello che sento.

Lo so che questi otto mesi dicono il contrario, ma non intendo smettere di scrivere, non intendo smettere di “vivere” perché tra poco nascerà  mio figlio, anzi. Voglio condividere con lui tutto quello che amo, tra cui i racconti, le storie, l’immaginazione, i libri, le amicizie vere, i viaggi, le avventure, il buon cibo. Proprio come ho cercato di fare in questi mesi in cui il piccino si affacciava al mondo!

Ora arriveranno i momenti più difficili, credo, ma anche i più intensi. Come dice il titolo di un film, I’ll sleep when I’m dead, e nel mentre mi immagino il futuro mio e di Giacomo a breve termine così:

La crisi

La gente dice che sono ansiosa. E’ una cosa brutta che ho preso da mio padre, insieme a un sacco di cose belle. D’altra parte, io non credo di essere ansiosa: sono solo realistica. Voglio dire, c’è obiettivamente sempre qualcosa di cui preoccuparsi. Il bello è che negli anni ho imparato a preoccuparmi “a tempo”: sono fiera di confermare a grandi e piccini che adesso so staccare. Che so chiudere la saracinesca e dire: “E vabbuò”. E andare oltre.
Quello che impari a fare, però, non sempre è percepito anche all’esterno. Certi percorsi sono tutti soggettivi, individuali, interiori. Così, visto che ormai sono due settimane che non riesco a respirare, tutto mi dicono che sono ansiosa. Che ho tutto il peso del mondo sulle spalle ed è per questo che non riesco a fare respiri profondi. Secondo me ho qualche malattia incurabile, invece. Perché non sarò più ansiosa, ma alla mia cara, vecchia ipocondria ci sono affezionata eccome.
Il punto è che poi stai a casa per stare meglio, per rilassarti, per goderti le bombe al cortisone che ti hanno prescritto, e ti becchi la striscia fortunata degli articoli sugli imprenditori suicidi, che in questi giorni sembrano la tematica n.1 di ogni testata.
Ah, sì, e sei un’imprenditrice.
Comunque, non mi voglio suicidare, solo mi fa un po’ tristezza vedere queste persone che si ammazzano perché hanno debiti di 20.000, 30.000, 100.000€. Quando poi leggi di truffe bancarie, processi e “ammende” a compagnie che hanno rubato miliardi di miliardi, e in cui nessuno ci pensa nemmeno lontanamente ad ammazzarsi.
Il caso che mi ha fatto più impressione è quello di un ristoratore di Treviso: non che ci conoscessimo, ma ero stata a cena nel suo locale giusto 3 settimane prima e lo avevo visto in faccia, ci avevo parlato, mi aveva indicato l’ottimo banco contorni a disposizione. E poi è morto.
Ora questo tempo uggioso, questa oppressione al petto e la contingente situazione economica e politica non è che lascino proprio ben sperare.
Nonostante tutto, non riesco a sentirmi disperata, anzi, tutt’altro. Continua questa strana sensazione di speranza, come se stesse per succedere qualcosa di incredibilmente bello o come se, in generale, quello che sta succedendo fosse già  abbastanza bello così. Incoscienza? Delirio da farmaci? L’aria del Veneto che mi contamina con un immotivato entusiasmo? Chissà . Staremo a vedere, sempre se sopravvivo a questa vera-malattia, falsa-ipocondria, e quello che succederà .
In caso, sulla mia urna cineraria vorrei che scriveste “Ve l’avevo detto che stavo male”.

Strani giorni

Viviamo strani giorni.
Io, dal canto mio, mi sento molto emozionata. Non so, è come se negli ultimi anni avessi intrapreso un percorso che mi ha portato ad aprire gli occhi, a riflettere su me stessa, sul posto e sul paese in cui vivo, a confrontarmi con me stessa e con gli altri in maniera diversa. Aspetta, effettivamente io ho fatto un percorso!
Sebbene il mio migliore amico, un relativismo galoppante figlio di uno spirito critico iper-sviluppato, non mi abbandoni mai, ultimamente mi sembra di essere in grado di affrontare tutto con più consapevolezza.
Forse questo dipende dal fatto che non affronto più tutte le situazioni con lo spirito di una bambina di 7 anni che riversa su di sé ogni responsabilità  dell’universo, forse dipende dal fatto che non ho più il meccanismo di attacco-fuga che mi si attiva ogni 30 secondi a ciclo continuo tutto il giorno per qualsiasi input esterno, forse dipende dal fatto che ho trovato la mia dimensione, affettiva, geografica, alimentare, culturale… Forse un insieme di tutto questo, fatto sta che per una volta mi sento con i piedi per terra e mi sembra di camminare verso qualcosa, non di fuggire da qualcos’altro.

POLITICA
Viviamo strani giorni? Ammazza, sì. Voglio dire, l’altra sera, per fare un esempio, sono andata in piazza ad ascoltare Beppe Grillo che parlava del Movimento 5 Stelle. L’ho fatto perché volevo, non perché non avevo di meglio da fare, e l’ho trovato un momento di condivisione e di osservazione sociale davvero molto utile ed emozionante. C’era, infatti, gente di ogni tipo. Giovani, vecchi, uomini, donne. Ora, prima che anche qui scatti il dibattito sul perché uno dovrebbe votare un comico che sbraita, ci tengo a dire che no, non sono d’accordo con tutto quello che dice il M5S, non sono d’accordo con tutte le loro posizioni e le loro battaglie. Non è che una preferenza elettorale si trasformi immediatamente in lobotomia, per cui bisogna cercare giustificazioni personali per aderire per forza a tutto quello che sostengono. Saremo una generazione sfigata perché abbiamo Grillo e non Berlinguer, però per la prima volta, seguendo il M5S e le sue iniziative, mi sono appassionata alla politica e ho provato quella sensazione di appartenenza che mia madre ha provato per la sinistra di un tempo e che ha sempre cercato di descrivermi senza particolare succcesso. Mi piace l’idea che anche se il M5S sarà  un flop e non prenderà  abbastanza voti, o anche se andrà  al governo e farà  poco o farà  male, le cose sono già  cambiate. Chi non lo ammette, lo fa un po’ per orgoglio, un po’ per ottusità , secondo me. SEL, ad esempio, ha una linea d’azione piuttosto chiara da sempre. Ma partiti come quelli grossi e macilenti (PD, PdL, Lega), partitucoli nuovi e piuttosto discutibili (da Ingroia a Fratelli d’Italia), partiti surreali (come Fare) hanno tutti adottato programmi che contengono almeno in parte punti presenti nel programma 5 Stelle da anni. Facile, direte voi: sono cose ragionevoli. Bene, allora perché fino a quando il M5S non è arrivato a essere così presente sulla scena politica NESSUNO aveva avanzato così concretamente queste proposte?
Quello che mi interessa è che ormai le regole del gioco sono cambiate. Non importa chi vincerà  questa volta, ormai si è messo in moto qualcosa che porterà  a un cambiamento epocale. Chi non riconosce che questa miccia è stata accesa dal Movimento 5 Stelle è solo un gran rosicone, perché tutti gli altri sono in giro da tanto, troppo tempo per non aver avuto modo di fare quello che hanno fatto loro in 4 anni.

LAVORO
Poi sono diventata grande: sono socia nonché membro del CdA della nostra società . Detta così sembra una cosa da poco, ma non è vero. Non è affatto una cosa da poco, non è affatto solo una formalità . In un paese in cui aprire partita IVA per lavorare sembra ormai l’unica alternativa, aprire una società  è davvero un passo ulteriore, un passo che va oltre, una decisione. Perché io la partita IVA ce l’avevo e andava anche discretamente, ma l’idea di costituire una società  con alcune delle persone che stimo di più e che ritengo più geniali, pragmatiche e oneste è tutta un’altra cosa. Vivo sempre con estrema fatica le decisioni che mi riguardano, che mi coinvolgono. Penso sempre che non abbiano abbastanza valore, che non siano mai sufficienti, che non siano mai significative. Invece, Hive Division S.r.l. lo considero un passo molto significativo. Non abbiamo aperto solo perché è più comodo e divertente stare in ufficio in 6 insieme, o perché ormai la tipologia di lavori che svolgiamo lo rendeva il passo naturale, dopo una collaborazione di più di 5 anni. Abbiamo aperto questa società  perché crediamo che sia un modo per cambiare le cose. Per dare opportunità  a noi, adesso, e anche a qualcun altro, tra poco, di fare il lavoro che ci appassiona. Per gestire in modo etico e rispettoso, lontano da furberie e scorciatoie, il nostro lavoro e il nostro tempo. Per dare un valore al nostro lavoro e al nostro tempo, e decidere come aggiustare il tiro quando ci sono momenti di difficoltà , non per restare in balìa di qualcuno che ci considera risorse umane.

RELIGIONE
Poi oggi hanno annunciato che l’attuale Papa abdica. Son rimasta sconcertata, perché dopo l’11 settembre non pensavo che una notizia del contemporaneo potesse farmi riflettere così profondamente e gongolare con così tanto infantilismo. Già  leggo le decine di commenti carichi di “rispetto”, “stima”, “coraggio”, “altruismo” e tutte le speranze per una nuova figura rappresentativa più giovane e in forze. La verità  è che anche questo piccolo evento di importanza cosmica rafforza le mie convinzioni sempre in divenire: che la Chiesa non sia un’istituzione che stimo, più di uno lo sa. Che non perda occasione per ribadire il mio malcelato ateismo e la mia insofferenza verso la sudditanza del nostro Paese e dei nostri politici verso la Chiesa e lo Stato del Vaticano, anche questo non è un mistero. Questo gesto di Papa Benedetto XVI per me, non credente, ha un valore enorme. Perché sancisce oggettivamente l’infallibilità  della Chiesa, dei suoi emissari, del SUO Emissario. Certo, diranno i miei 25 lettori, ma è solo un uomo. Il diritto canonico contempla l’abdicazione. Abdicato un Papa se ne fa un altro. Certo, è tutto vero! C’è sempre una scusa per ogni cosa.
Ma questo gesto è un segno, è un segnale che ognuno ha diritto di decidere come vuole. COME vuole. Chi non vuole vedere, non vedrà . Ma è ormai sotto gli occhi di tutti, l’imperatore è nudo, il Papa è abdicato, il mondo è libero.
Per me è come se fosse partito un conto alla rovescia, lento, silenzioso, ma inesorabile: è come se fosse partito il timer di spegnimento della Chiesa. Non sarà  così, sarà  una mia convinzione illusoria, ma intanto gongolo. Perché anche la religione senza Chiesa non potrà  fare altro che diventare migliore.

VITA
Insomma. Sono qui, con i miei soliti voli pindarici tra un argomento e l’altro. Non pretendo che cogliate il nesso, magari non c’è nemmeno. Il punto è che non mi importa, ho una strana chiarezza mentale addosso che mi porta a non restare più impantanata e impaludata nelle mie paure e mi spinge ad agire, a fare, a proporre, e se dovesse succedere anche a SBAGLIARE. E poi ricominciare, perché non succede niente, si può sbagliare, anzi si DEVE sbagliare. Adoro chi critica le mie scelte e mi apre gli occhi su problemi che non avevo visto e che diventano parte di me, ma guardo con molto dispiacere chi critica le mie scelte ma non propone alternative, non suggerisce, non si entusiasma, non agisce e soprattutto non cambia di un millimetro la propria situazione. Qui non si tratta di avere ragione o torto! Non si tratta di dire “Te l’avevo detto”, non si tratta di avere più punti su un’immaginaria raccolta di bollini grazie alla quale alla fine dell’anno riceverai la coccarda “Hai visto?!”. Qui si tratta di vivere una vita piena, fatta di entusiasmi e delusioni, di prese di posizioni, di cambi di posizioni. Ma soprattutto, si tratta di agire, nel concreto di ogni giorno, per costruire qualcosa che poi magari un giorno verrà  distrutto, o che distruggeremo noi stessi con le nostre mani. Ma basta stare qui a fare i critici sullo scranno d’oro, “Questo non va, ma come puoi votare quelli lì, ma cosa stai facendo, secondo me è sbagliato, e poi cosa succede, e se poi non funziona, e, e, e, io, io, io, mio, mio, mio, no, no, no”…

Mi accorgo che il mio benessere, il mio equilibrio, la mia sanità  e soprattutto il fatto che dormo serena la notte dipendono soprattutto dal fatto che mi posso guardare indietro e attorno con onore, senza vergognarmi di niente, nemmeno dell’accidia o dell’immobilismo, e che posso difendere davanti a chiunque le mie posizioni, se è necessario farlo. Se no, il resto del tempo, lo dedico più volentieri a scrivere, pensare, parlare e fare con gli altri.
Quindi strani giorni. Viviamo proprio strani giorni. Ma spero davvero che continui così.

Cose che mi fanno tristezza proprio adesso

– Quella volta che ho parlato nell’orecchio di una compagna di classe dicendo che mia nonna era grassa. Poi però sono andata da lei e le ho detto che le volevo bene.
– Il mazzo di carte rosso che ho in una scatola blu, con le napoletane tutte consumate sugli angoli e usate per anni e anni e anni da una coppia di vecchi siciliani.
– Quando una volta mio nonno è sceso e io mi sono spaventata e gli ho risposto male e anche lui c’è rimasto male. E poi gli ho chiesto scusa.
– Quando mio nonno è andato al cinema da solo.
– Mia nonna, con un occhio rosso, l’ultima volta che l’ho vista.
– Quella volta che erano morti e io ho sognato che mi venivano a trovare e io li facevo dormire in camera mia tutti e due.
– Tutti i natali della mia vita in cui ricordo ormai quasi solo che c’erano loro e io mi sentivo così fortunata perché erano con me e non con mio cugino e a ogni anno che passava io mi rendevo conto che la sorpresa non era tanto per me che scartavo i regali, ma per loro che mi guardavano, felici.
– Il fatto che ora odio il Natale perché mi mancano ogni volta di più.
– Il suo cous cous che mai e poi mai lo rifarò identico.
– Le storie che mi raccontava da piccola.
– Quando mi cantava “Volare” di Modugno e mi spingeva in alto, sull’altalena di Acilia. E io me lo ricordo.
– Questo mese di merda, in cui è morta mia nonna ma non mi ricordo nemmeno in che giorno è successo.

Probabilmente in fronte

“Se divento così sparami, probabilmente in fronte.”
Nasce tutto dal fatto che la dislessia della mia migliore amica ci accompagna di soppiatto fin dagli anni del liceo. “Probabilmente in fronte”, che nella mia mente da sempliciotta doveva essere “possibilmente in fronte” è diventato un ben consolidato modo di dire, tra di noi. Non perché ci teniamo a rimarcare l’errore – visto quanti ne fa, questa mia amica, sarebbe come sparare sulla croce rossa. No, è per ricordarci la comica sfumatura di ironia e sarcasmo che si appoggia sempre sulle nostre vite.
“Probabilmente in fronte” è un modo per affermare, ma nel contempo per ricordarci di quanto abbiamo riso quel giorno di (ommadonnasantissima) ormai 13 anni fa, quando il mitico Manos ci scarrozzava in giro durante la gita in Grecia.

13 anni fa. Scrivere un’espressione del genere significa che sono passati 13 anni da qualcosa che ricordi bene, se poi quel qualcosa è un viaggio all’estero significa che probabilmente eri già  maggiorenne, quindi significa che la vita ti sta svolazzando via di mano. Non che non me ne siano successe di cose, nel mentre. Anzi, se mi metto a fare un elenco puntato, complice anche la mia sindrome da iper-compensazione per il mio senso di inadeguatezza cosmica, sembra che io abbia 45-50 anni. Invece ne dimostro a malapena 25, sono un fiore, la gente ancora mi chiede la carta d’identità  quando dico: 32.
Ne sono successe di cose, ne ho sopportate di frasi dislessiche dalla suddetta amica, ne ho piante di lacrime e ho disturbato molti astanti con le mie risa rumorose, ho messo in imbarazzo quasi tutti quelli che mi conoscono almeno una volta, se non ripetutamente, e in questi giorni stavo riflettendo su cosa ho imparato in tutto questo tempo.
Chissene frega delle cose che impari a fare: contano, ma poi anche no, tanto le sa fare anche qualcun altro. Ho imparato che mi sono auto-rotta le palle di tutto questo approccio “grave” alle cose, che il meglio di me io l’ho dato sempre e solo in poche e circostanziate situazioni, quelle in cui la prendevo sul ridere. Se faccio un riavvolgi-rapido della mia esistenza, in effetti, gli aneddoti principali della mia vita, quelli che mi hanno fatto fare delle svolte, i momenti topici della mia esistenza sono tutti inevitabilmente legati a situazioni comiche, a sbracature poco eleganti, a defaillances imperdonabili, che però mi hanno fatta diventare ogni giorno di più quella che sono.
Pensateci. Sono sicura che vi verrà  in mente almeno una volta in cui avete provato del sano e divertito imbarazzo, passando del tempo con me. In cui il termine “tragicommedia” ha assunto un significato tutto nuovo.
Che poi è anche quello che mi piace da matti dei film orientali: un minuto prima piangi a dirotto, poi ridi e non riesci a respirare, poi piangi di nuovo. La vita è meglio così. La vita era meglio così, ed è solo colpa mia, di una mia noiosissima parte di cuore che è cresciuta storta se mi sono dimenticata di quanto l’ironia ci salverà . Perché è questo il mio motto: l’ironia ci salverà !

Allora, i miei buoni propositi per l’anno nuovo, che per me parte da ieri, sono di riportare badilate di ironia nella mia vita.
Certo, quella mia amica era un ingrediente indispensabile perché l’ironia riuscisse. Ora purtroppo va a bere spritz con amiche nuove e senza di me, ma va bene così, io di lei conserverò sempre quel prezioso regalo che mi ha fatto 13 anni fa, quella formula magica che mi ricorda ogni giorno qual è la strada giusta, quella chiave massonica per la felicità .
Probabilmente in fronte.