Conoscere persone interessanti non è facile. Il motivo è alquanto semplice: essere interessanti presuppone una buona dose di fatica, impegno, delusioni, intraprendenza, tentativi, ma soprattutto creatività e inventiva.
Tutto nasce dalla volontà di comunicare e sensibilizzare, in questo caso. E poi, ovviamente, dalla pulsione a esprimersi, a progettare, a sperimentare.
Il gruppo dei Les Flottants, come dice il nome stesso, è un insieme di persone in movimento. La “mobilità ” è duplice: da una parte c’è un’apertura di partecipazione, ognuno può assistere, contribuire, imparare. Dall’altra c’è un’apertura mentale, una capacità e una volontà di schivare le imposizioni della società e di creare percorsi alternativi.
Ancora, però, non ho detto di cosa si occupa questo gruppo, eterogeneo e originale, e farlo non è semplice, perché le parole rischiano di trasformare e fraintendere lo spirito di questo ensemble creativo.
Sicuramente l’obiettivo ultimo dei Les Flottants non è apparire, ma comunicare , sia concetti che sensazioni. All’interno del panorama attuale, in cui forti prevaricazioni vengono portate avanti da più parti (dal consumo di beni concreti alla fruzione di beni virtuali, come l’informazione), questo insieme di artisti mutevoli urla senza arroganza e senza saccenza, ma con molta modestia e disponibilità al confronto, che esistono mille alternative al tunnel auto-lesionista in cui la nostra società si infila ogni giorno di più.
Al di là della spettacolarizzazione, al di là dell’apparizione su media canonici (e decisamente strumentalizzati), questi artisti sanno comunicare concetti e immagini forti e forse un po’ scomodi attraverso un’innovativa forma di video-teatro. Attraverso metafore visive, iconiche, verbali, elementi tratti dall’immaginario collettivo e dalla cultura di massa ci viene mostrato come viviamo, ma non solo: ci troviamo faccia a faccia con una realtà dura e scomoda, che ci vede colpevoli, finalmente, e non solo spensierati acquirenti che, grazie al loro contributo, “mettono in moto l’economia”.
Paesaggio Epigastrico, testo di partenza per lo spettacolo, si evolve ad ogni perform-azione del gruppo, per farci aprire gli occhi e farci vedere.
La nostra vita ruota intorno a slogan pubblicitari? Non riusciamo più a capire cosa vogliamo veramente e cosa siamo indotti a desiderare? Sentiamo una specie di inquietudine insoddisfatta che ci porta a cercare qualcosa che nemmeno noi sappiamo?
A questo punto abbiamo due scelte, due percorsi davanti.
Il condizionamento. Facile, semplice, indolore. Va tutto bene, basta mangiare un’altro mezzo chilo di cioccolato e questa sgradevole sensazione di “sbagliato” sparirà dal nostro cervello e dal nostro cuore.
Oppure una scelta. Tante scelte. Fatte giorno per giorno. Che ci portino alla Inter-Azione, che ci facciano smettere di essere delle bambole passive che vivono in un mondo fittizio, bidimensionale, in una casa-prigione.
Ho osservato attentamente La Bambola, protagonista incosciente dello spettacolo, e ho ritrovato, nei suoi, molti dei miei atteggiamenti di superficiale ignoranza. Ho ascoltata incredula Nemesi, che finalmente mi ha aperto gli occhi su una realtà che ho sempre fatto finta di ignorare.
Certo, non si può guarireda un giorno all’altro però…
Sono stata fortunata, io. Ho potuto assistere allo spettacolo. E non una, ma più volte. Ho osservato con interesse Francesca, Clemente, Natascia, Laura e tutti gli altri fluttuanti durante le “Prove aperte” tenute in luoghi impensabili e suggestivi in Toscana. Alla Filanda di Forno, per esempio, un paesino vicino a Massa Carrara, tanto sconosciuto quanto suggestivo, oppure al Tago Mago, un locale di Marina di Massa accogliente, originale e attivo dal punto di vista culturale e artistico.
Ho conosciuto persone disponibili e intelligenti, che senza “salire in cattedra” mi hanno insegnato molte cose, ma che soprattutto sono state capaci di incuriosirmi e di interessarmi, tanto che alla fine ho deciso di comprare un certo libro.
E’ solo un punto di partenza. Ma non è proprio questo lo scopo dell’arte? Coinvolgerci a tal punto da permeare la nostra mente anche quando non la abbiamo più davanti agli occhi, anche quando potremmo smettere di pensare.
E’ questo che fanno, i Les Flottants: arte. Con tutto quello che ne deriva.