Sottotitolo: Il raduno visto dagli occhi di una donna
(sotto-sotto titolo: anche gli essere inferiori, a volte, hanno autocoscienza)
(sotto-sotto-sotto titolo: Paolo Ruffino non c’è e io non lo so)
Bene, mi ci sono voluti due giorni per riprendermi, ma si possono tirare delle ottime somme!
Il raduno è iniziato venerdì.
Venerdì sera, tornata dalla festa di laurea della Fede (per inciso, complimenti per il 110 cum laude), ho cucinato un paio di torte e mi sono preparata una valigia enorme piena di cose inutili e un sacco a pelo.
Sabato mattina, svegliata da Ema che mi chiedeva gentilmente dove cazzo fossi, mi sono fatta una doccia alla velocità della luce e mi sono fiondata in macchina cantando Se mi lasci non vale e altre varie canzoni di Renato Zero e dei Cugini di Campagna: sapevo che avrei dovuto fare la “Persona di un certo livello” per un paio di giorni, la finta intellettuale con idee pacifiste e di sinistra, quindi ho sfogato il mio spirito vecchio nel tragitto da casa mia a Bergamo.
Il cielo era grigio come al solito, come nei 320 giorni annui di Milano, che a volte ti chiedi se sia esplosa una bomba di qualche genere e nessuno ci abbia detto niente, o se abbiamo oscurato il sole per via della guerra con le Macchine e non ci ha avvertito nessuno (né della guerra, né delle Macchine, né del sole).
Arrivo all’uscita di Dalmine, quella prima di Bergamo, e ammiro i colorati e variopinti stabilimenti atti a riciclare e infilare nel cemento con cui poi verranno costruite le nostre case e gli asili dei nostri figli le scorie nucleari di varie potenze mondiali (noi esclusi, ovviamente). Chiamo Ema, ma ha staccato il telefono. Chiamo Neme, e anche lui non mi caga. Non penso di essere la benvenuta, ma non mi arrendo. Chiamo Gunny che risponde dicendomi di piazzarmi Sul Rettilineo. Io mi piazzo e faccio la terona sgasando col motore come se fossi in formula uno. Finalmente arrivano, se no finivo la benzina.
Neme non ha gli occhi bianchi, ma mi fa lo stesso paura. Prima mi inchino, mi inginocchio e solo dopo oso guardarlo negli occhi. Ema è bonario come sempre, mi dico almeno lui mi difenderà . Gunny mi raschia via metà faccia con la sua barba, e sghignazza della mia bassezza e dei miei polpacci prospicenti. Già lo odio. Gatsu e Amano aboliscono le formalità e non scendono dall’auto. Li saluterò dopo, davanti a un GS, proprio mentre mi rendo conto che quella troia di mia sorella mi ha rigato la fiancata della macchina. Non dico niente a nessuno perché nessuno crederebbe che è stata mia sorella. E invece è così.
Facciamo la spesa, cominciamo a parlare di cose imbarazzanti, tipo i preservativi Profilattex2000 esposti alla cassa (mio dio, gravidanza+malattie veneree a go go), poi ci dirigiamo da Ema, affamati e curiosi di vedere che succederà .
La casa di Ema è sempre la stessa. Accogliente, pulita, ma soprattutto TELEVISORE: una bestia da 50 pollici (che non ho mai capito se era un’esagerazione o davvero la sua misura, ma sono femmina, scusate) collocata in una nicchia perfetta, lì, pronta a spararti negli occhi immagini di frag, di paesaggi, di bestiole o di La Fattoria. Quando nessuno mi vede la lecco un po’, poi mi inginocchio e fingo di pregare verso la Mecca, finché Gunny non mi scopre e cerca di uccidermi con una sedia in testa.
Ema cucina. E’ un gran cuoco, ha provveduto ai nostri bisogni alimentari in modo più che egregio, lavando peraltro centinaia di stoviglie che riuscivamo a sporcare a tempo record. A tavola mi siedo vicino a Neme, perché ormai è un’abitudine, mi aspetto che qualche cameriere passi e mi chieda se ho bisogno di aiuto, ma non passa nessun cameriere e soprattutto non ho bisogno di aiuto… Parliamo di massimi sistemi, di vitamortemiracoli, e risultano subito chiari gli schieramenti: Ema è moderato, tranquillo e sicuramente pacifico. Amano (cazzo, non avevo ancora parlato di Amano: personaggione di tutto Respect. Mi accorgo solo dopo due giorni che ha 30 anni e gli dovrei dare del Lei per il fatto che è un genio del giapponese ma soprattutto per il filmato delle marmotte. D’altra parte, a Halo 2 fa schifo quanto me, quindi questo pareggia le cose). Amano, dicevo, tranquillo in placida contemplazione. Ogni tanto sentivo un rantolo, ma credo dipendesse dalle sue innumerevoli allergie (che alla fine non mi ha enumerato) (comunque nella torta salata c’erano davvero peli di gatto, per me sei guarito). Gunny e Neme i due radicali della violenza e della distruzione, morte e sangue ovunque, razzie e genocidi per spopolare la terra e vivere meglio (se semplifico troppo ditemelo). E infine io, giovine dalle belle speranze, fiduciosa nel mondo e nell’amore, nella fratellanza e nell’egualità degli individui. Tempo poche ore proporrò lo sterminio di massa, la possibilità di votare solo dopo aver superato un esame e mimerò con perizia il passo dell’oca continuando a sostenere che sì, dobbiamo amarci tutti, che siamo tutti uguali, ma qualcuno è più uguale di qualcun altro.
Comunque.
Cala la penombra e arrivano Musta e Manuela, che mi salva dall’essere l’unica donna del gruppo (la bambola gonfiabile non conta), e infine Lux, che resterà con noi fino al pomeriggio di domenica integrandosi alla perfezione nel clima di seghe mentali sul tutto. Resterà basito dalla mia irruenza e dal mio parlare e mi osserverà con occhi strabuzzati per metà del tempo, pensando che forse ho qualche bioinnesto cerebrale mal riuscito…
Con Manu si parla di Rocco, cani, gatti, argomenti vari che non ricordo, mi fumo una dozzina di sigarette di nascosto sul balcone e cerco invano di leggere un numero di Ushio e Tora gentilmente concesso (insieme a tutta la raccolta) da Ema. Il detto Ema si addormenta in posizione innaturale contro murodivano nell’angolo sinistro, io salto sui piedi di Gunny che da buon vecchio trevigiano cercava di dormire disteso per quasi due metri sul restante divano, poi ho un vuoto di memoria e mi ritrovo al ristorante. Ovviamente guido io, perché con 15 uomini sulla cassa del morto doveva arrivare una ragazzina a fare da autista. Meno male che mi piace guidare.
Al ristorante ci sono anche degli amici di Ema, caciaroni e Ordaioli (ed erano TANTI, veramente TANTI. Io e Gunny, miseri Ally, ci siamo sentiti sopraffatti. Alla fine li ho rabboniti dicendo che ho un Warlock Non Morto livello 7 e che mi unirò a loro finché morte non ci separi. Sono fuggita dopo aver rollato need su cose che non mi servivano ed essermi attirata ulteriormente la loro ira). Mangiamo, chiacchieriamo, Neme viene giustamente guardato con sospetto dalle famigliole medioborghesi della zona, ma ormai ci siamo abituati, anzi, lo amiamo proprio per questo. Io mi faccio il mio solito inutile giro al cesso, osservando i giardini zen e cercando di rubare, senza successo, un posacenere e un piatto di gamberetti.
Tornando a casa, nella sobrietà più assoluta, la mia macchina composta da Me, Ema, Amano e Gunny recita ed evoca pezzi salienti del Grande Lebowsky, ricordandoci che alla fine imparare le poesie a memoria alle elementari non serve a un cazzo, ma il Grande Lebowsky sì.
Salutiamo Musta e Manu che tornano a casa, e una volta a casa anche noi ho un altro vuoto e mi ritrovo a correre in mezzo a un prato, corro corro e salto e non riesco a sparare, alzo l’arma , figa dov’è quella merda di grilletto. Sento una voce. Qualcuno sta cantando. E’ Gunny. Non faccio in tempo a rendermene conto che vengo fraggata. E ancora. E ancora. Tre frag in meno di 20 secondi. Ecco dove sono, cazzo. Ho strappato di mano ad Amano il controller del xBox 360 collegata con rocambolesca creatività al xBox tradizionale e ho OSATO sfididare l’uomo dai 100 frag in meno di un’ora.
L’unico che gli tiene testa è Ema: lo fragga 6 volte tra indicibili dolori e irripetibili bestemmie. Ma la classe non è acqua e Ema ammette “Gunny è bravo”.
Dopo i primi 50 frag a 6, Gunny non si ferma: tocca a Neme e a me farci valere e vendicare l’amico Ema e l’amico Amano caduti in battaglia.
Esito: 50 frag a 0. Per Gunny.
Tempo medio di vita mio: 0.59 secondi.
Tempo medio di vita di Neme: 0.49 secondi.
Gunny va un attimo in bagno.
Dopo cinque minuti è sega.
I più deboli ci abbandonano e dormono. Noi stoici ci guardiamo qualche episodio di Futurama, salvo collassare sul pavimento alle sei del mattino in sacchi a peli di colori a dir poco discutibili. Dormo fino alle 11 con il sole in faccia perché nessuno ha osato abbassare la tapparella. Gatsu dice che ho emesso flatulenze notturne, e non mi sento di smentire questa voce, ma nemmeno di confermarla. Saranno stati i comunisti.
Facciamo colazione con una delle mie due torte, una crostata di simil gomma che tutti mangiano ben educatamente pensando che sia chewingum e invece no. Ci guardiamo un pezzo di film di MGS Philanthropy, fino quando Amano, che era l’unico a non averlo visto, se ne va. Mi mancherà . Anche perché dopo aver scoperto che sa il giapponese mi sembra una specie di semi-dio.
Bacio Lux salutandolo calorosamente, con pacche sulle spalle e Ci vediamo presto. Scopro che tornerà dopo 10 minuti e mi sento un’idiota.
Il pranzo scorre tranquillo, ma ricominciamo rovinosamente a parlare. BlaBlaBla, parliamo di diversamente abili e segno un punto a mio favore convincendo Neme dei superpoteri dei ciechi. Gunny bofonchia qualcosa sul medio oriente, ma io ho disattivato il chip transvocale LinguaDiGunny-Italiano e non capisco un cazzo. Gli chiedo di parlare in inglese, che è meglio, ma non funziona comunque. Annuisco energicamente e controbatto dicendo che gli uomini si devono amare, ma che sono un’antisociale e sterminerei 9/10 della popolazione mondiale. Ci rendiamo conto, io Neme e Gunny, che la pensiamo allo stesso modo e scorrono lacrime di gioia.
Alle 19 di domenica, dopo una scorpacciata incredibile di paroleopereomissioni, dopo milioni di scoperte (da parte mia), dopo centinaia di risate, di pensieri, di comesistabene insieme, è ora di ripartire. In questo momento, la rivelazione: una bandiera della lazio sullo schermo mi ricorda un Grande Assente. Paolo Ruffino non c’è. E me ne accorgo per tempo. Dopo solo 22 ore.
(Res non c’è nemmeno lui, ma Gunny dice che non esiste e che non mi devo preoccupare).
Portiamo Gunny in stazione e lo lasciamo lì, in balia delle ferrovie. Non arriverà mai a casa.
Torno a casa cantando a squarciagola Fotoromanza ed Esatto di Francesco Salvi. Sento che sono carica di energie per mesi, dopo questo incontro.
I miei mi vedono tornare e allertano i carabinieri: falso allarme, quelli di internet non erano maniaci. Mangio cibo che non ricordo e svengo nel letto alle ore 21.50. Mi risveglio dopo 12 ore di sonno, senza nemmeno farmi la doccia schizzo in Università , dove tutti mi chiedono perché sorrido così. Io non so cosa rispondere. Forse l’emozione di essere pwnata. Forse il confrontarsi con Gente di un Certo Livello, una volta ogni tanto, forse non so.
Ma sorrido. E sorrido ancora.
E aspetto il prossimo raduno.