Yakuza Weapon (recensione di Giacomo Talamini)
Giappone, Sakaguchi Tak, Yamaguchi Yudai, 2010, 100′
Yakuza Weapon, in cento minuti scarsi e senza una goccia di sudore sulla fronte, conquista tutti gli ottomila della cinedemenza d’oriente. Non c’è Story of Ricky o Miike che tenga. Raccontarne una sinossi è senz’altro possibile, così come descrivere quali siano le difficoltà che il giovane gangster Shozo dovrà affrontare per vendicare suo padre, ma la verità è che, tra lanciarazzi vaginali ed edifici spianati a forza di pugni, l’attenzione agli aspetti narratologici scema in fretta.
Quello che rimane è un film tecnicamente e artisticamente turpe, al punto da risultare piacevole e che, aggirata così per difetto la diffidenza dello spettatore, arriva invece a sorprendere come showcase coreografico. Un piano sequenza in prossimità del confronto finale, in particolare, raggruppa una tale quantità di salti, pugni, calci, cadute, muri sfondati e facce idiote da conquistarsi un applauso fragoroso, quasi un rutto di complicità tra dodicenni che giunge gradito e liberatorio; l’ideale ammazzacaffé, magari, da gustare dopo una portata un pelino indigesta di cinema consapevole e impegnato.
3 su 5