Giorno Zero – 8 giugno 2023
Quando ho riaperto questo blog, sulla fiducia, ho messo un’icona di Kenobit tra i miei “siti amici di riferimento”. Mi rendo conto ora che era più un augurio che cominciassimo a lavorare insieme che l’effettiva dimostrazione di un interscambio tra di noi. Il destino – in cui non credo – mi ha dato ragione, per una volta.
Ed è così che mi trovo a seguire Zona Warpa, la festa del videogioco ribelle e itinerante. Un progetto folle e meraviglioso per (ri)portare la cultura dei videogiochi indipendenti e underground alle persone. Per ricordare il potenziale eversivo e punk e anarchico e ribelle del giocare ai videogiochi, del fare i videogiochi, del parlare di videogiochi.
Per me Zona Warpa è un momento per osservare il fenomeno dei videogiochi indipendenti, che ho scoperto essere “casa mia” e il posto in cui mi sento più al sicuro. Per me Zona Warpa è anche conoscere persone, parlare con persone, scoprire cosa fanno queste persone. È affrontare la mia personalissima paura di fallire e insieme la speranza di fare qualcosa che abbia un senso, un significato, che lasci un segno.
Lo stigma sui videogiochi in Italia è ancora vivo e pervasivo. In un’ipocrita dinamica per cui il videogioco non è ancora del tutto considerato un artefatto culturale e sociale degno di questo nome, ma poi stra-vende milioni di copie anche nel nostro paese, io vorrei mostrare un’altra faccia del fenomeno, fatto di persone creative che nel videogioco mettono il loro passato, i loro traumi, le loro sofferenze, le loro difficoltà e le trasformano in opere che intrattengono, ma anche che danno conforto, che raccontano e che ampliano gli orizzonti.
Oggi ho chiesto a Kenobit e Ricoh cosa si aspettano da Zona Warpa e mi hanno detto la loro.
Io vorrei davvero che Zona Warpa facesse emergere il lato umano dei videogiocatori, le loro fragilità, ma anche la potente energia che deriva dallo stare insieme, dal sentirsi una comunità umana e culturale e creativa. Vorrei che questo messaggio passasse forte e chiaro e che stimolasse sempre più persone a cimentarsi in un videogioco, che sia giocandoci che inventandolo.
Tutto questo, dalla posizione forse più scomoda che ho mai avuto: quella dell’osservatrice silenziosa o quasi, di chi guarda ma non può veramente pilotare il discorso, di chi spera che le persone si aprano in un certo modo, senza però avere garanzie.
Io una garanzia, però, nel mentre ce l’ho ed è il mio sconfinato amore per i videogiochi e per chi li sviluppa – ancora di più se indipendenti!
Nei prossimi giorni, altri divertenti resoconti della Zona Warpa, del Camper Warpo e di tutte le avventure che il collettivo Warpo ci regalerà!